Venezia pullula di insegne per turisti, ma a Cannaregio resiste un locale che sembra disinteressarsi delle logiche del mordi e fuggi. Alla Vedova si entra da una calle stretta e ci si ritrova in un interno che sa di vissuto: sedie scompagnate, pavimento che cigola, pentole appese come trofei di cucina. È un posto che non ha bisogno di vendersi né di post virali su Instagram: da 130 anni la sua reputazione viaggia di bocca in bocca. Per molti è la prima tappa prima di perdersi tra ponti e fondamenta, per altri un rifugio quando la città si trasforma in una giostra di gondole e souvenir. È conosciuta, anzi famosissima, ma nascosta in fondo a una calle abbastanza defilata da funzionare come un filtro naturale: chi la trova di solito non è un turista qualsiasi, ma qualcuno che ha imparato a muoversi come un veneziano.
Il nome nasce da una vicenda privata: morto il titolare, fu la moglie che più di cent’anni fa prese in mano le redini della trattoria. Da allora “Alla Vedova” è rimasto il soprannome, diventato marchio di riconoscibilità. In cucina si continua a raccontare Venezia con i suoi piatti schietti, quelli che mescolano acqua salmastra e terraferma. Ci sono tutti i grandi classici veneti: le sarde in saor, il baccalà mantecato servito con la polenta, il fegato con le cipolle. Poi i primi: bigoli in salsa, spaghetti alla busara, bavette al nero di seppia. Ricette che tengono la barra dritta contro le correnti turistiche e un menu che parla la lingua dei veneziani, senza sottotitoli.
Il mito nasce da un boccone: le polpette della Vedova. Sono il vero biglietto da visita della casa, più celebri del fegato e più democratiche delle seppie. Qui le polpette si mangiano al banco, con un’ombra di rosso, in piedi e in fretta, come in un bacaro qualsiasi. Certo, ci si può anche sedere e ordinare un piatto intero, ma il fascino sta tutto in quel gesto veloce, quasi clandestino, che ti fa sentire un po’ veneziano. Alla Vedova è rimasta fedele a questa doppia anima: bacaro per chi va di corsa, trattoria per chi si ferma. In entrambi i casi, basta una polpetta per capire che Venezia, a tavola, non si svende mai.
Trattoria Cà d’Oro “Alla Vedova” – Ramo Ca’ d’Oro, 3912 Venezia 041 528 5324
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