Il nome della cantina può sembrare ostico da pronunciare, ma la sua resa vocale è semplice: Cuntì. Sarà ancora più facile da ricordare una volta saputo che il suono richiama Quintino e Quinto, protagonisti di questa storia ambientata alle falde del Monte Ascensione, il cui profilo frastagliato e inconfondibile supera i 1.100 metri di quota.
Rispetto all’intreccio delle vere e proprie cime appenniniche che corrono più all’interno, la posizione isolata dell’Ascenziò – come è chiamato in dialetto – crea un panorama insolito che, come un magnete, attira gli sguardi di tutto il Piceno. La sua sommità è oggi popolata di antenne e ripetitori, moderne e poco piacevoli cicatrici tecnologiche che restituiscono l’immagine di un massiccio addomesticato dall’uomo. Ben diverso doveva apparire a chi, secoli fa, gli attribuì il nome di Monte Nero per via della fittezza dei boschi, così densa da sembrare impenetrabile alla luce. Queste foreste si spingevano in altura grazie alla copiosa presenza d’acqua, sfiorate dalle brezze più tiepide e salmastre dell’Adriatico, distante appena 25 km in linea d’aria.
Superato il Santuario della Madonna della Consolazione – Montemisio, la stretta strada scorre sinuosa per congiungere Rotella con Capradosso, frazione/avamposto in altura sul versante est, affacciato verso il mare. La lingua d’asfalto termina proprio davanti alla casa dove abitava Quintino Vannicola.
Nel 2016 Quinto Alfonsi, a qualche anno dalla sua morte, decide di impiantare un vigneto sulla terra del nonno materno. La scelta della varietà è immediata: serve un’uva dal temperamento robusto, capace di maturare precocemente e adattarsi al terreno argilloso e sciolto. Non può che essere il pecorino, antica cultivar riscoperta agli inizi degli anni Novanta da Guido Cocci Grifoni in un vigneto quasi abbandonato nel territorio di Arquata del Tronto, nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini, poi reimpiantata più a valle, dove ha dimostrato grande vocazione alla qualità senza dimenticare la sua attitudine montana.
La peculiarità del pecorino è la capacità di accumulare un’ottima presenza zuccherina senza sacrificare freschezza aromatica e nerbo acido: può dare vini di gradazione alcolica importante, ben contrastata dall’elevato tenore di acidi tartarico e malico. I due ettari impiantati da Quinto formano un corpo unico e flessuoso posto a 480 metri di quota con esposizione nord-ovest, circondato per tre lati da fitta boscaglia e coltivato in regime biologico.
La cantina e le prime annate
Nel marzo 2020 è pronta la nuova cantina, costruita nel terreno adiacente acquistato da Quinto. Essenziale e funzionale, dimensionata sulla misura aziendale, ospita soltanto botti d’acciaio di piccolo volume. A fine estate dello stesso anno vi si realizza la prima vendemmia, completamente manuale e in cassette. Nasce il Falerio Pecorino In Primis: un vino molto saporito, di piena forza alcolica.
Nel 2021 si cambia nome: è l’incombente Monte Nero a ispirare la nuova etichetta. L’obiettivo è dare un profilo più verticale grazie a una raccolta anticipata: si affina ciò che di buono era già stato espresso. La silhouette si snellisce, si guadagna bevibilità ma si perde un po’ di profondità gustativa.
Il primo Tre Bicchieri
È l’annata 2022 a permettere il capolavoro con il Falerio Al MonteNero: annata calda, uve in perfetto stato sanitario e maturazione omogenea. L’affinamento di sei mesi sulle fecce fini e un anno in bottiglia conferisce maggiore complessità aromatica: il calice profuma intensamente di prato falciato, buccia di cedro e anice verde, con affascinanti tratteggi minerali e delicate inflessioni affumicate. In bocca colpisce per energia e dinamismo, con una vibrante timbrica salata che riecheggia a lungo nel finale. Un vino roccioso e montano, di grande carattere e fedele lettura dell’identità varietale, perfetta sintesi delle migliori caratteristiche delle due annate precedenti. Arriva così il meritato Tre Bicchieri su Vini d’Italia 2025.
Piani futuri
Un assaggio dell’annata 2023, ancora in affinamento, lascia intravedere uno stile ben impostato in una cornice definita ma, come sempre, sarà l’andamento vendemmiale a dare le ultime pennellate al quadro. L’idea di Quinto è proseguire sulla strada tracciata: una sola uva, una sola etichetta. E altri due ettari da impiantare con nuove barbatelle.
Quntì, Via Montemisio n°4, Rotella (AP), Tel.338/3334787
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