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Ve li ricordate i formaggini Babybel? Merenda e gioco in un piccolo disco rosso

Più che il sapore, a restare impresso nella memoria sensoriale era il gioco della cera rossa

  • 18 Settembre, 2025

Tra le merende che hanno segnato un’epoca, il Mini Babybel non si distingue per intensità aromatica, ma per un dettaglio diventato iconico: il rivestimento di cera rossa che trasformava il rito del mangiare un formaggino in un piccolo gioco. Non certo un prodotto gourmet, né tantomeno un formaggio che mette soggezione con i suoi audaci aromi come il gorgonzola o il caprino, ma una presenza discreta, rassicurante.

Tirare la linguetta della cera per aprire le due mezzelune del rivestimento era già metà dell’esperienza. Una volta tolta la cera, la si modellava, trasformandola in unghie finte, pupazzetti, palline che diventavano acini di un grappolo, o persino barchette origami create con l’incarto di cellophane rosso ciliegia. Mangiare il formaggino veniva quasi dopo, gesto secondario rispetto al rito manuale.
Oggi che la nostalgia alimentare ha riportato in primo piano snack e merendine degli anni Ottanta e Novanta, il Babybel riaffiora non solo come gusto, ma come oggetto che ha segnato un tempo.

La storia del formaggino francese

La storia di Babybel inizia in Francia. È il 1931 quando il Gruppo Bel, fondato nella montuosa zona dello Jura da Jules Bel, lancia un formaggio pensato per essere pratico, confezionato, diverso dai tradizionali formaggi francesi. La vera svolta arriva nel 1952: Babybel acquisisce la forma rotonda, piatta e la copertura in cera rossa che lo renderanno riconoscibile ovunque. Nel 1977 debutta il Mini Babybel, quello che ha conquistato le merende di generazioni, trasformando il formaggino in un oggetto tascabile, facile da portare a scuola o in gita. Il segreto del successo sta proprio lì: un formaggio industriale ma confezionato in modo innovativo, a prova di zaino. Infatti come spesso pubblicizzato in vecchi spot, il Mini Babybel resta fresco e gustoso fino a 8 otte fuori dal frigo. La cera sigilla e protegge, e al tempo stesso diventa simbolo visivo e tattile. Persino l’odore di quel rivestimento di cera sblocca ricordi d’infanzia, molto più dell’aroma del formaggio stesso.

mini babybel

Dal classico alle varianti

Il classico Mini Babybel ricoperto di cera rossa, ispirato al gusto dell’Edam olandese, è rimasto il cuore del marchio. Il formaggio è prodotto con latte pastorizzato, sale ed enzimi, e non contiene ormoni della crescita, coloranti artificiali, aromi aggiunti o conservanti. Col tempo, sono arrivate diverse versioni: dal Mini Babybel al Gouda, all’Emmental, e persino all’edizione limitata Raclette, venduta con tanto di mini piattino per fondere in microonde. In USA esistono anche le varianti Monterey Jack, Mozzarella, Cheddar, e in versione Light, a ridotta quantità di grasso. La vera eccezione è la variante cheddar Plant-Based, lanciata più di recente, che per distinguersi utilizza una cera di colore verde. È un segnale chiaro, immediato, di appartenenza a un’altra categoria di prodotto, pensata per chi è intollerante al lattosio, o sceglie semplicemente alternative vegetali. In alcuni mercati esistono anche confezioni assortite o biologiche, ma la regola resta una: il Mini Babybel si riconosce prima ancora che dal sapore, dal suo inconfondibile abito rosso.

Il formaggino diventa icona globale

Se molti formaggi si ricordano per aromi forti, stagionature lunghe o identità territoriali marcate, il Mini Babybel si è imposto per la sua semplicità. Un gusto sincero, innocuo, comfort: è il formaggio che non fa discutere, quello che mette d’accordo i bambini e rassicura i genitori. Nel tempo è diventato un fenomeno globale, prodotto in stabilimenti non solo francesi ma anche negli Stati Uniti e in Canada, distribuito in decine di paesi, presente tanto nei supermercati d’Europa quanto negli zaini degli studenti d’oltreoceano. Eppure, ovunque, resta legato a un immaginario preciso: quello della pausa, della merenda, di un gesto che sa di infanzia.

Se il formaggio divide, il Mini Babybel ha sempre messo d’accordo tutti: un sorriso, una linguetta che apre la cera e via.

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