Dopo un 2023 difficile, segnato da malattie e condizioni climatiche complesse, in Abruzzo i vigneti hanno reagito con uve sane, ben mature e perfettamente bilanciate tra zuccheri e acidità. Ne è scaturita una produzione che mette in luce l’identità dei vitigni simbolo della regione — montepulciano, trebbiano e pecorino — in forme sempre più convincenti.
Con la pubblicazione dei vini dell’Abruzzo che hanno ottenuto i Tre Bicchieri nella guida Vini d’Italia del Gambero Rosso 2026 tiriamo le somme di una serie di assaggi che ci hanno accompagnato dall’inizio della primavera fino all’estate inoltrata. Ciò di cui ci siamo resi conto è che il panorama enologico abruzzese si presenta oggi più vitale che mai, con segnali concreti di crescita qualitativa e una vendemmia 2024 che ha saputo restituire fiducia e prospettive.
Il Montepulciano d’Abruzzo resta la colonna portante della tradizione, vino dalla forza identitaria indiscussa. Storicamente legato a uno stile opulento e muscolare, di cui pure ancora oggi non mancano esempi un po’ anacronistici, piano piano sta riuscendo a trovare nuova linfa grazie a produttori che scelgono strade più misurate: fermentazioni più morbide, legno meno invasivo, attenzione a terroir freschi e suoli leggeri. Questo approccio consente al vitigno di esprimere una versione più contemporanea, rimanendo sempre nel tracciato di un vino di materia, però più capace di parlare al pubblico moderno senza rinunciare al suo carattere profondo. La presenza di nuove generazioni in azienda, curiose e aperte al confronto internazionale, sta accelerando questa trasformazione.
Pecorino e i Trebbiano ormai si dividono la scena. Del primo abbiamo assaggiato oltre cento etichette, e ci siamo stupiti di un livello qualitativo in costante crescita, soprattutto omogeneo tra azienda e azienda, con vini immediati, di piacevole bevibilità, di grande pulizia. Una scelta che guarda al presente, ma anche al futuro del mercato, sempre più orientato verso freschezza e leggerezza.
I Trebbiano, come abbiamo già detto in passato, sa sorprendere quando esce dagli schemi più semplici: nelle versioni di annata si mostra ancora lineare, spesso banale, ma con il tempo e la cura necessaria acquista complessità, sapore e autenticità, rivelando la sua vocazione più nobile e al contempo rustica.
Accanto a queste anime, il Cerasuolo d’Abruzzo rappresenta una delle essenze più autentiche della regione. La vendemmia 2024 ha portato con sé un incremento quantitativo e soprattutto una qualità media in netto miglioramento. Sono aumentati i Cerasuolo veraci, capaci di restituire tutta l’energia del montepulciano in una veste più leggera, fresca e immediata, vini che uniscono in un unico calice le due anime dell’Abruzzo, quella montana e quella costiera, e che, non a caso, sono amati visceralmente dagli stessi abruzzesi.
In definitiva, il quadro che emerge è quello di una regione che non si limita a custodire la propria storia, ma la reinterpreta con intelligenza, equilibrio e nuove sensibilità.
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