Lontano dal caos capitolino, tra Ladispoli e Palidoro, compare una struttura che si erge sui resti di alcuni villaggi etruschi, lì sul litorale dove si era insediato l’antico popolo per salutare la sua indole nomade e farsi stanziale. Insediamenti che vengono soppiantati dalle domus dei romani, attratti dalla fertilità e dal ruolo strategico del territorio. Anche per questo l’area di Palo Laziale rappresenta un vero e proprio sito archeologico, vissuto da secoli e secoli di storia, tra imperatori, regnanti, cardinali e papi che da qui son passati lasciando le proprie tracce e costruendo pure una torre di osservazione, diventata poi un castello. Le stesse fondamenta de La Posta Vecchia, che oggi non offre solo l’accoglienza di un albergo di lusso, ma l’occasione di visitare un museo interrato con reperti dell’età repubblicana, accessibile ai visitatori esterni, che si possono fermare per una giornata al mare o in piscina, per un aperitivo o una cena al ristorante.
Il castello degli Orsini e @lapostavecchiahotel (rispettivamente a sinistra e a destra)
Prima di diventare un 5 stelle dagli arredi sfarzosi ed eccentrici è la residenza degli Odescalchi; prima ancora, una dependance dei principi Orsini, costruita nel 1640 per accogliere la servitù e gli ospiti del loro castello, oltre alle carrozze, ai cavalli e a vari attrezzi agricoli. Ma la verità è che questa costruzione costituisce da sempre un complesso polifunzionale: nel tempo si configura come stalla, deposito, dogana, albergo, ristoro e stazione di posta (utile alla riscossione del pedaggio per entrare nello Stato Pontificio).
Ridotta parzialmente in macerie dopo l’incendio del 1918, raggiunge un nuovo splendore grazie alla ristrutturazione curata da Federico Zeri e sostenuta dal miliardario statunitense Jean-Paul Getty, che nel 1960 ne era diventato proprietario acquistando dagli eredi di Livio Odescalchi, nipote del papa Innocenzo XI. Più tardi passa nelle mani dell’imprenditore Roberto Sciò, che subentra all’americano messo in fuga dallo Stato italiano per le sue contrattazioni illecite di opere d’arte e ne fa dimora in cui soggiornare insieme alla propria famiglia. Dieci anni dopo, lo stesso trasforma la villa in una struttura d’accoglienza da 21 camere, tra suite e stanze con affaccio sul Tirreno. Ed è proprio qui, in riva al mare, che festeggia i compleanni la figlia Marie-Louise, ormai sia direttrice creativa che CEO del gruppo Pellicano Hotels, di cui appunto fa parte La Posta Vecchia.
museo sotterraneo de @lapostavecchiahotel
Sembra che da queste parti si fermassero Giulio Cesare e imperatori come Marco Aurelio. Dalle ricostruzioni e prove raccolte si evince che l’abitazione privata è stata frequentata per più di 600 anni, sin dal I secolo a.C. A guardarsi intorno, sia dentro che fuori dalla struttura, si rinvengono in effetti i resti di un’antica villa romana che si estendeva verso il mare, una domus patrizia in cui si coltivavano con la forza lavoro degli schiavi grano, vite e olio. Le tracce di questo passato riconducibile anche all’età tardo repubblicana sono venute alla luce negli anni Sessanta, nell’ambito della ristrutturazione voluta da Getty, che voleva c0struire una piscina. Gli scavi condotti sotto la supervisione della Soprintendenza Archeologica per l’Etruria Meridionale hanno accertato vari elementi di tipo residenziale, a partire dalle murature in opera reticolata e quelle in opera listata del IV secolo d.C.
Del “ritrovamento” fanno parte un atrio centrale di dimensioni significative che si caratterizza per una vasca pavimentata in marmo, un corridoio dotato su tre lati di un mosaico definito da compositi motivi floreali e geometrici (quello settentrionale è costituito da marmi di origine greca, asiatica e africana), una stanza absidata e la cisterna rettangolare, indispensabile per la raccolta e il deflusso dell’acqua destinata alle terme e all’abitazione. Proprio nella cisterna — immortalata da un quadro di Gaspare Vanvitelli interno alla struttura — verrà costruito dagli Odescalchi un tunnel a mo’ di cantina in cui riporre il vino. Ma è dallo stesso giardino all’ingresso della vecchia proprietà degli Orsini che si ergono alcune fondazioni remote identificate da pilastri fra loro connessi da archetti di scarico a sesto ribassato. Certo, le operazioni di restauro succedutesi nel tempo rendono oggi complessa la distinzione delle differenti fasi edilizie e delle rispettive planimetrie.
uno degli arazzi de @lapostavecchiahotel
Le testimonianze secolari cui si aggiungono numerose anfore, ampolle, lampade e piatti sono state oggetto di un attento lavoro di catalogazione che da qualche anno si può apprezzare visitando il museo sotterraneo, accessibile pure agli esterni. Ma a rendere affascinante l’estetica che contraddistingue il boutique hotel laziale non sono esclusivamente le rovine antiche di epoca romana, tra cui figurano perfino dei frammenti di porfido rosso, “pietra” degli imperatori. Tra arazzi dell’Ottocento, busti in marmo bianco e colorato — quelli di Agrippa e Vespasiano si possono ammirare all’entrata — dipinti od oggetti d’antiquariato La Posta Vecchia porta con sé un insieme di tratti rinascimentali e dall’esuberanza barocca che ne fanno un albergo atipico, che merita una visita anche solo per un cocktail vista mare. Che sia sulla terrazza o seduti al bancone in legno, Il Bar Piranesi accoglie gli ospiti per un aperitivo con drink d’autore o più classici, in genere freschi ed equilibrati nella loro composizione.
Su prenotazione, compatibilmente con i clienti che vi soggiornano, ci si può sedere pure al ristorante Da Aurelio, le cui redini sono state da poco affidate allo chef Andrea Barcia, cuoco scuola Gilmozzi, con un trascorso alla guida de Il Passaggio by Capanna di Montalcino. Dalla cucina escono portate semplici, preparate con pochi ingredienti, frutto del proprio orto ed espressione del territorio. Non mancano grandi classici del registro marinaro o ricette emblema del repertorio regionale, capaci di accontentare tanto i palati più sofisticati, quanto quelli dei più ortodossi custodi della Tradizione. A noi sembrano tutti elementi sufficientemente validi per cui vale la pena spostarsi da Roma. E a voi?
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