Pop e vintage

Che cos’è la Mimosa, la pizza che fa impazzire i bambini e arrabbiare i puristi

Panna, prosciutto e mais, un mix insolito di ingredienti che spopola fin dagli anni Ottanta e che ha fatto pure breccia nei canoni della pizza tradizionale

  • 30 Settembre, 2025

A Napoli c’è una pizza che divide più dell’accoppiata wurstel e patatine, che fa storcere il naso ai puristi, che fa sorridere i bambini e che divide gli animi come poche altre (ananas a parte!): è la pizza Mimosa, quella con la panna, il mais e il prosciutto. Eppure, dietro questa combinazione dolce e cremosa si nasconde forse qualcosa di buono, una proposta golosa, che osa rompere le regole della tradizione, allegra e (sì, lo ammettiamo) un po’ kitsch. Una variante moderna che spesso, ma solo per il nome, in alcuni ristoranti è associata alla Festa della Donna ma con la quale ovviamente non c’entra nulla.

Una combinazione vintage

La pizza Mimosa si distingue per la sua base bianca e per una farcitura che accosta ingredienti inusuali per una pizza, ma che hanno letteralmente spopolato nella cucina casalinga tra gli anni ’80 e ’90: panna, mais dolce — che richiama visivamente i piccoli fiori gialli della mimosa, da cui prende il nome —, prosciutto cotto e mozzarella danno vita a un insieme armonioso e tutto sommato molto confortevole. Una ricetta che fa sorridere ma che ha avuto la sua fetta di successo, perché perfetta per gli amanti del comfort food e per i palati dei bambini.

Le origini

Non abbiamo fonti storiche certe che ci possano dare una primogenitura per l’invenzione ufficiale della pizza Mimosa, ma, data la scelta di ingredienti (come il mais in scatola o la panna da cucina) diffusi nella nostra quotidianità dalla grande industria alimentare e dalla GDO dagli anni ’60 in poi, probabilmente si tratta di un’idea abbastanza recente, che ha trovato posto nei menu delle pizzerie negli ultimi 40 anni, come pizza Mimosa (soprattutto in Campania) o semplicemente con la dicitura “panna, prosciutto e mais”.

pizza Mimosa – Vincenzo Capuano, Aversa (NA)

Le versioni contemporanee

Come ogni vecchio classico pop che si rispetti, anche la pizza Mimosa ogni tanto torna in auge, soprattutto tra i pizzaioli napoletani. L’ha riproposta, ad esempio, un fenomeno social come Vincenzo Capuano, titolare di una catena in veloce espansione. Capuano racconta, in uno dei tanti video proposti sui suoi account, la sua idea di Mimosa: dopo aver steso l’impasto (la sua è una napoletana contemporanea), si aggiungono gli ingredienti alla base, il primo è la panna fresca prodotta in casa con latte campano, seguita dal mais dolce e dalla treccia di fiordilatte tagliata a mano. La pizza viene poi infornata a una temperatura di 390-395 gradi per circa 140 secondi. Una volta cotta, si completa fuori dal forno con prosciutto cotto di Praga, basilico fresco e un filo d’olio extravergine sul cornicione.

Nello sconfinato menu delle pizzerie di Errico Porzio, altro conosciutissimo pizzaiolo napoletano, la Mimosa trova spazio tra le Classiche (come Marinara o Cosacca) ed è fatta con fiordilatte di Agerola, panna, mais e prosciutto cotto tagliato a striscioline, tutto messo in cottura; versione proposta anche al taglio nei locali della sua catena con insegna Porzioni di Pizza.

Fiore di Mais – Pizzeria Cottura, Aversa (NA)

Si distacca invece dal classico la pizzeria Cottura di Aversa, che propone in menu la Fiore di Mais, una reinterpretazione divertente della Mimosa, con fiordilatte di Agerola, crema di mais al burro, prosciutto cotto arrosto, dressing di panna acida e, tocco di classe, pop corn caramellati. Versione elegante è la Mimoza – Souvenir d’Enfance del napoletano Nicola Falanga alla pizzeria Biga di Bruxelles: qui la base bianca di cremoso di bufala, mozzarella di bufala delle Ardenne e prosciutto cotto di vitello viene arricchita da mini pannocchie al burro di Isigny e tartufo nero fresco (in menu a 26.50 euro).

*Foto di copertina: pizza Mimosa – Errico Porzio instagram.com/pizzeria_porzio

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