Una sola provincia, quella di Trento, un’unica regione vitivinicola per noi, vista la sua conformazione e le sue Denominazioni principali, Trentino in riferimento ai vini fermi, Trento se consideriamo il Metodo Classico, che può contare su un terroir completamente diverso dalle altre zone spumantistiche italiane.
Partiamo dall’oggettività dei numeri: ben otto i Metodo Classico che arrivano in vetta, ma in tutto i vini arrivati alle fasi finali della degustazione sono quasi trenta. Quello che emerge non è solo una qualità puramente organolettica, che fa felici i nostri sensi grazie al colore, ai profumi e al sapore, ma un qualcosa che sa esprimere moltissimo in termini di autenticità se paragonato al territorio. Le uve principali da cui vengono ottenute le cuvée sono chardonnay e pinot nero, ma qui ciò che emerge sono i suoli dolomitici e le altitudini importanti delle vigne. Non è un caso che vengano chiamate Bollicine di Montagna.
Tra questi citiamo alcune novità assolute, che si affiancano a maison prestigiose per la tipologia che già ci hanno abituato a prodotti straordinari. Uno è il Trento Brut 1673 ’20 di Cesarini Sforza, azienda storica capace di sorprendere sia con le selezioni sia con gli spumanti più ordinari. Altra azienda storica è Pisoni che ci presenta un grande Trento Extra Brut Blanc De Noir ’21. Infine, sempre tra le novità, premiamo il Trento Extra Brut Le General Dallemagne Riserva ’19, una super selezione di Monfort della famiglia Simoni che già ci aveva proposto ottime cuvée, ma anche grandi vini fermi con Maso Cantanghel.
A proposito di vini fermi, nessuno pensi che il Trentino sia territorio vocato solo per la spumantistica. Una delle grandi varietà è il Teroldego capace, nella piana Rotaliana, di dare vita a rossi davvero complessi, profondi, dalla beva scorrevole e appagante. Due sono i vini premiati in questa tipologia mentre, rimanendo tra i rossi, il Pinot Nero (già citato per le bollicine) trova una sua bellissima dimensione anche tra i fermi. Tra i bianchi segnaliamo la bontà di alcune grandi Nosiola, prodotte sia in versione fresca, d’annata, sia in versioni più complesse, che escono dopo alcuni anni dalla vendemmia e si dimostrano vini da lungo invecchiamento. Senza dimenticare il grande Vino Santo, prodotto con la medesima varietà, grande protagonista della Valle dei Laghi. Altri vitigni da tenere sott’occhio sono il Müller Thurgau e il Riesling, riguardo quest’ultimo, basta assaggiare quello firmato Pojer & Sandri per rendersene conto.
Un’ultima nota va al San Leonardo dell’omonima azienda, lo scorso anno insignita del Premio Speciale Cantina dell’Anno. Abbiamo assaggiato una particolarissima 2020, fine, elegante, complessa nonostante i suoi “soli” 12.5 gradi alcolici. A testimonianza che possono nascere ancora grandi vini pur rimanendo sotto le gradazioni a cui ormai siamo abituati.
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