Dicono che Ostia viva solo d’estate. Forse non sanno che la sabbia è ancora lì a trattenere il sole anche d’inverno, o che la brezza marina continua a soffiare tutto l’anno anche quando i bagnanti se ne sono andati. Un quartiere da quasi 100.000 abitanti, un pezzo di città spesso ignorato o raccontato con superficialità, troppo lontano per essere considerato davvero Roma, troppo vicino per essere qualcosa d’altro. Eppure, è un posto pieno di vita vera, di ritorni a casa, di gente che ci crede ancora. Come chi ha aperto un nuovo locale proprio qui, mercoledì 17 settembre 2025, scommettendo sulla quotidianità, sulla semplicità e sulla voglia di stare insieme. Il bar si chiama Brezza – Contesto Popolare e si trova in via Claudio 34, proprio di fronte al Municipio, dietro l’isola pedonale. Una zona che negli ultimi anni ha preso una piega interessante, diventando una piccola via mangereccia che si sta pian piano differenziando, raccogliendo nuove realtà.
Il bar nasce da Giovanni Seddaiu e Simone Pandolfi, professionisti della ristorazione: Giovanni arriva da esperienze come Freni e Frizioni a Trastevere e La Zanzara a Prati; Simone ha già lavorato a Ostia e poi a Roma come bar manager da Baccano. Lorenzo Leonetti è lo chef executive di Brezza e lavora in realtà come Osteria Grandma, Bar Coppi e Caffè Nemorense. Ma nonostante le carriere costruite nella capitale, Giovanni e Simone sono nati e cresciuti proprio a Ostia, e oggi hanno scelto di tornare nel loro quartiere per costruire qualcosa che parli del territorio, della sua gente, dei suoi ritmi.
Brezza è un bar, prima di tutto. Non un ristorante, non un cocktail bar modaiolo, ma un luogo semplice, accessibile, dove si può andare a tutte le ore, dalle undici del mattino a mezzanotte (lunedì chiuso). Un posto dove trovare una faccia amica dopo una giornata di lavoro, dopo aver affrontato il traffico sulla Via del Mare o il treno da Roma, un luogo dove ci si siede, si sorseggia un caffè specialty e ci si riposa. Qui c’è il giornale sul tavolo, il gatto di quartiere, e quella familiarità che si è un po’ persa.
«Negli ultimi dieci anni – raccontano – il pubblico romano si è allontanato. Ostia è stata descritta come il Bronx, ma la verità è che qui si sta bene. Non piove mai, e il weekend è più bello passarlo qui che a Roma». Così l’idea di fare qualcosa per invertire la rotta, per dare motivazione e stimolo al quartiere, coinvolgere persone e artisti del posto e, perché no, riportare anche qualche romano curioso in riva al mare.
Nel menu ci sono le “brezze”, piccole tapas da condividere e spizzicare: dal pane e pomodoro fatto come lo preparava la madre di Giovanni, con la bruschetta intinta nei pelati, al panino con la frittata, perché stiamo sul mare. I ravioli ricordano i culurgiones, un omaggio alla grande comunità sarda presente a Ostia – e anche alle radici dei ragazzi, sardi per metà. Non mancano le pizze ripiene, come quella con pastrami, né piatti più semplici da condividere, qualche crudo e pochi main course.
La filiera è tutta locale: il pane arriva dal Panificio I Fornaretti, la pizza da Grieco, la carne dalla Tenuta di Dragone, le verdure dall’Infernetto, il pesce dai pescherecci di Ostia e Fiumicino. E poi ci sono i vini naturali, vera passione di Giovanni, nata negli ultimi anni a La Mescita a Garbatella, proprio nel momento in cui si disinnamorava della miscelazione. «Il vino naturale è stata una piccola rivoluzione culturale: una riscoperta delle origini, una spinta gentile verso qualcosa di più autentico» racconta.
Qui si viene anche solo per bersi una bottiglia tra amici, ridendo, chiacchierando e mangiando qualcosa senza spendere cifre folli. Perché il sistema è cambiato: prima del Covid si faceva aperitivo in un posto, cena in un altro, drink altrove. Ora servono luoghi che accolgano tutto, spazi di convivialità, dove poter stare dalle 19 a mezzanotte, senza stress, senza pretese. Brezza – Contesto Popolare non cerca di insegnare nulla, ma vuole dare un’alternativa concreta. Un posto dove sedersi, bere bene e sentire che, alla fine, si può ancora fare qualcosa di bello nei luoghi in cui si è cresciuti.
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