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Ecco come il pomodoro con vitamina D potrebbe seppellire gli integratori

Un pomodoro “potenziato” potrebbe aprire la strada a una nuova generazione di coltivazioni che non si limita a nutrire

  • 04 Ottobre, 2025

È partita la fase umana del progetto ViTaL-D, una sperimentazione senza precedenti che mira a testare se un pomodoro geneticamente modificato, arricchito con “pro-vitamina D3”, possa contribuire ad aumentare i livelli di vitamina D nel sangue. L’iniziativa, guidata dal Quadram Institute, sta reclutando 76 volontari adulti con carenza di vitamina D e residenti entro 40 miglia da Norwich. Se la sperimentazione confermerà che i pomodori biofortificati innalzano i livelli ematici attivi di vitamina D, si aprirebbe la strada a una nuova strategia alimentare per contrastare la carenza di questa vitamina. Il target è particolarmente rilevante per chi segue diete vegetariane o vegane, dove fonti di vitamina D sono spesso assenti.

Cosa è il pomodoro arricchito di vitamina D

Si tratta di pomodori modificati con tecnologia CRISPR-Cas9, ovvero non proprio geneticamente modificati, ma frutto di editing genetico sul Dna già esistente. Un editing che rende il frutto in grado di accumulare alti livelli di pro-vitamina D3. In sostanza potrebbe rivelarsi una vera e propria innovazione visto che il 40 % degli europei e oltre un miliardo di persone nel mondo presentano livelli insufficienti di vitamina D. Ad aver portato avanti questa innovazione sono stati gli scienziati del John Innes Centre di Norwich, nel Regno Unito, che hanno impiegato tecniche di editing genetico per modificare i pomodori, inducendo la produzione di alte concentrazioni del precursore pro-vitamina D3.

L’obiettivo di sostituire gli integratori con alimenti arricchiti

La vitamina D, nota come “vitamina del sole”, è essenziale per la salute delle ossa, la funzione immunitaria e altri processi vitali. Sul piano alimentare, tuttavia, le fonti sono limitate al pesce grasso, carne rossa e uova, mentre piante e vegetali raramente forniscono quantità significative. Quando il frutto viene esposto ai raggi Uvb naturali o artificiali, questa forma può convertirsi in vitamina D3, ovvero quella usufruibile dal corpo umano. I ricercatori hanno assicurato che questa modifica non altera l’aspetto, la crescita, né la resa delle piante. Ogni pomodoro così modificato potrebbe fornire una quantità di vitamina D paragonabile a due uova o a 28 grammi di tonno, equivalenti spesso citati tra le fonti alimentari di vitamina D.

Come si svolgerà il test

I 76 partecipanti, tutti maggiorenni e con livelli bassi di vitamina D, saranno suddivisi in 4 gruppi, a cui verranno forniti quotidianamente diversi tipi di zuppa di pomodoro per tre settimane: zuppa preparata con pomodori biofortificati (gene-editati), zuppa con pomodori biofortificati esposti a UVB, zuppa con pomodori non biofortificati, zuppa con pomodori non fortificati, ma con aggiunta di una forma alternativa di vitamina D. Né i partecipanti né il team di studio sapranno a quale gruppo appartengono, dando il via a un vero e proprio studio cieco. Durante il periodo, i volontari indosseranno un monitor Uv per misurare l’esposizione solare, e effettueranno cinque brevi visite presso il Quadram Institute Clinical Research Facility, con prelievi di sangue, raccolta di dati su dieta, livelli di esposizione al sole e, facoltativamente, urine e saliva.

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