Il conflitto

Storia di Renad, la piccola chef di Gaza: "Non sono una sopravvissuta finché la mia famiglia resta indietro"

Dalle ricette tra le bombe al banco di scuola in Olanda. La storia della bambina con un milione di follower che ha lasciato l'inferno della Striscia ma non riesce a sentirsi al sicuro

  • 02 Ottobre, 2025

Renad Attallah parla con la lucidità di un adulto. Undici anni, maglietta rosa con scritto Free Palestine, due kefiah appoggiate sullo schienale della poltrona. E un rifiuto netto di quella parola, «sopravvissuta», che pure molti le hanno cucito addosso. «Non posso usarla finché il resto della mia famiglia è ancora lì», spiega a colloquio con Vanity Fair. È diventata famosa sui social per le sue ricette “allo stile di Gaza“, preparate sul tetto di casa mentre intorno piovevano bombe. Oggi vive a Maastricht con la sorella maggiore Nourhan e il fratello gemello Adam. Va a scuola, dorme senza il ronzio dei droni. Ma a Deir al-Balah, nel cuore della Striscia, sono rimasti la madre e altri quattro fratelli.

Cucinare tra le macerie

La storia di Renad comincia nel 2023, quando la sorella maggiore Nourhan le apre un profilo social per distrarla durante le interminabili giornate senza scuola, con le esplosioni a un passo da casa. L’idea è semplice: cucinare con un fornello da campo con quello che si riesce a trovare sotto i bombardamenti, mostrare al mondo che la vita continua anche nell’assurdo della guerra. Il successo è inaspettato e travolgente. In pochi mesi diventa Youth Ambassador per una Ong canadese, organizza raccolte fondi, spedisce pacchi di aiuti. A gennaio 2025 Vanity Fair la inserisce tra le Inspiring Icons dell’anno.

Renad Attalah via Instagram

Il viaggio verso la salvezza

Ma è il 27 agosto di quest’anno che la sua vita cambia completamente. La sorella Nourhan vince una borsa di studio per l’università in Olanda e, dopo una lunga battaglia, ottiene il permesso di partire con i due fratelli più piccoli, Renad e il gemello Adam. Possono portare solo i vestiti che indossano, un telefono, un caricabatterie e 300 dollari. Niente foto di famiglia, solo alcune fototessere del padre morto anni prima, nascoste nella fodera di un documento. «Quando le ho viste, ho sentito di aver portato Gaza con me», racconta Nourhan. Il viaggio è un susseguirsi di attese e checkpoint. Il pullman imbocca la Salah al-Din Road verso Rafah, che Renad ha visto distrutta per la prima volta dall’inizio del conflitto. Poi Israele, i territori occupati, la Giordania attraverso l’Allenby Bridge. Infine, un volo verso un aeroporto militare belga e Maastricht. «È stata la prima volta su un aereo. Non mi sembrava vero che non dovesse bombardare nessuno», ricorda la 26enne alla rivista.

Renad Attalah via Instagram

Il peso della libertà

L’Olanda è un altro pianeta. Gli alberi, i fiumi, le strade ampie. La possibilità di dormire senza svegliarsi con le esplosioni, di mangiare quello che si vuole. Ma il senso di colpa non se ne va: «Posso avere qualsiasi cibo voglio, mentre la mia gente muore di fame», dice Renad. Ogni sera, prima di addormentarsi, quando sente gli aerei passare nel cielo, la sua mente torna a Gaza. Dopo due anni, è tornata a scuola. Studia con bambini arrivati dall’Ucraina e un’altra ragazza da Gaza. Sta imparando l’olandese e già scherza con la sorella che presto lei e Adam lo useranno come lingua segreta. Ma quando le chiedono come sta, Nourhan risponde quasi automaticamente: «Bene. No, in realtà no». La preoccupazione per chi è rimasto non lascia spazio alla serenità: «Nessuno di noi starà davvero bene finché non sarà finito il genocidio».

Intanto i video di cucina si sono fermati. «Non mi sembra giusto con le persone a casa che vengono affamate», spiega Renad. Eppure la cucina palestinese resta la sua identità. La makluba, il suo piatto preferito – quella grande pentola di riso, verdure e pollo che viene ribaltata in un piatto – è diventata un simbolo di resistenza. Sorride mentre parla dei suoi progetti: «Vorrei aiutare le persone, mandare un messaggio forte e chiaro.E ovviamente diventare una chef famosa».

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