L'intervista

“Sulle donne pizzaiole ci sono ancora troppi pregiudizi. La forza fisica? Serve ma non è tutto". La sfida di Petra Antolini

Dall'Alberghiero al sogno di mettere le mani in pasta. Chi è la proprietaria di Settimo Cielo, una tra le migliori pizzerie d'Italia: "Nel nostro Paese manca una scuola professionale dedicata a chi vuol fare questo lavoro"

  • 07 Ottobre, 2025

Petra Antolini è una delle migliori pizzaiole d’Italia alla guida di Settimo Cielo, premiata con Due Spicchi nella nostra guida Pizzerie d’Italia 2026. Nata con la passione viscerale per il cibo, è cresciuta tra le montagne veronesi e oggi, circondata da molti uomini (marito e due figli), porta avanti la sua idea di pizza a Pescantina, in Veneto. Ecco la sua storia.

Quando nasce il suo legame con il cibo?

Fin da piccolina sono cresciuta con mia nonna mettendo le mani in pasta. Una vera bambina di montagna tra pane e pizza fatti con forno a legna. Poi, da ragazza, ho frequentato l’Alberghiero contro il volere dei miei genitori.

Perché si opponevano?

Volevano che diventassi commercialista. La mia è una famiglia di imprenditori del ferro.

Ma così non è stato.

Esatto! Dopo l’Alberghiero ho cominciato a lavorare nel mondo della cucina spostandomi senza una fissa dimora.

E quando è arrivato il locale?

A 30 anni scopro che c’è in vendita l’attuale ristorante-pizzeria “Settimo cielo” e decido di fermarmi e mettere radici in questo luogo, che è diventata la mia reggia.

Com’è passata dalla cucina alla pizza?

A parte le esperienze da bambina, non sapevo nulla di arte bianca.

E come ha risolto la situazione?

Ho cominciato a frequentare dei corsi all’università della pizza, e poi mi sono messa a sperimentare con grani particolari, a lavorare sulla stagionalità, e a usare i prodotti del mio orto.

Come definisce la sua pizza?

Pizza al piatto all’italiana. Non è una napoletana, né una romana: è una mia idea di pizza. Va in cottura con uno o due ingredienti e le farciture avvengono in uscita perché collaboro molto con la cucina.

Prima raccontava che ha un orto?

Sì, nell’osteria, quella che abbiamo aperto tre anni fa gestita da mio marito e da Kevin, mio figlio di 23 anni.

L’altro suo figlio, Isaac, è praticamente un fenomeno in cucina, come si può vedere dai video social che pubblicate.

Sì. Ha solo 12 anni, fa la seconda media, gioca a rugby ma passa il tempo libero con noi e la sua passione è mettere le mani in pasta già da quando aveva pochi anni. È già in grado di fare i suoi panettoni.

Si sente spesso parlare di uomini della pizza, quasi mai di donne. Nella sua carriera da pizzaiola è stata vittima di pregiudizi?

All’inizio sì, ho dovuto farmi spazio e far vedere chi sono e che valgo. Dimostrare che sono una donna che sa fare l’impasto e che ha anche competenze di cucina che molti pizzaioli non hanno. Tante volte il problema di essere donna è che bisogna fare il doppio della fatica, soprattutto se si hanno figli.

Perché?

È un lavoro molto difficile e molto impegnativo. Io nel mio locale ci passo 15 ore al giorno, ma ho la fortuna che sia la mia vita sia la mia famiglia girano intorno allo stesso mondo che è la pizza: mio marito lavora con me e i miei figli crescono con me.

Ma esiste ancora il pregiudizio della forza e resistenza fisica?

Sì, quello è vero: la forza fisica ci vuole. In pizzeria ho tre uomini che lavorano con me, altrimenti la forza di fare quello che fanno loro non ce l’avrei. L’uomo è più strutturato e predisposto fisicamente a resistere alla fatica fisica per un tempo più lungo. Però c’è da dire che in cucina servono anche grandi competenze di organizzazione e gestione e in quello le donne sono molto brave.

Com’è cambiato il mondo della pizza secondo lei?

Quindici anni fa si usciva per mangiare la pizza con gli amici, ora si va per fare un’esperienza. Diciamo che è un momento di convivialità in cui si va alla ricerca di una pizza che dia emozione.

Nonostante sia la patria della pizza, l’Italia ha un problema con la pizza stessa?

Secondo me in Italia c’è una grande lacuna: manca una scuola professionale dedicata ai pizzaioli. Per fare questo lavoro bisogna partire dall’abc degli ingredienti, della lavorazione delle farine, ma al momento un corrispettivo della scuola alberghiera per pizzaioli non esiste.

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