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La banana diventa siciliana: Chiquita avvia la produzione in Italia

Chiquita avvia in Sicilia la prima coltivazione di banane biologiche insieme alla coop Alma Bio: 20mila piante già messe a dimora, i primi frutti attesi nei negozi nel 2026

  • 03 Ottobre, 2025

Chi avrebbe mai detto che un giorno si potesse comprare una banana “italiana” nei supermercati? E invece Chiquita, il gigante mondiale del “Bollino Blu”, ha deciso di piantare le sue bandiere, o meglio, i suoi banani, in Sicilia. In collaborazione con la cooperativa Alma Bio, l’azienda mette nel terreno le prime 20mila piante biologiche entro l’autunno del 2025, con l’obiettivo ambizioso di vedere i primi frutti sugli scaffali già nel 2026. Un salto non da poco: dal mito tropicale alla realtà mediterranea.

Dal sogno all’orto: opportunità, scelte e ombre del progetto

Il piano si articola in varie fasi: la messa a dimora delle piante avverrà nella zona di Marina di Ragusa e nei territori compresi tra Marsala e Campobello di Mazara. La varietà scelta sembra essere la classica Cavendish, già sperimentata in piccolo dalla cooperativa locale. Chiquita e Alma Bio puntano su una coltivazione biologica e su un’etichettatura “Prodotto Italiano”, che rafforzi il legame con i consumatori attenti all’origine e alla sostenibilità.
Ma non mancano le incognite. La banana è una pianta esigente: richiede notevoli quantità d’acqua e condizioni ambientali stabili. In un’isola che già affronta sfide idriche e climatiche, mantenere la sostenibilità a livello ambientale sarà cruciale.
Inoltre, l’operazione solleva nodi sul modello agricolo: c’è il rischio di creare una monocultura sotto controllo di un marchio internazionale, anziché un modello agricolo integrato con gli attori locali.
Il progetto, già descritto come “pionieristico”, dovrà dimostrare nei fatti che può andare oltre l’effetto mediatico. Se riuscirà a “fare il miracolo” della banana italiana con numeri, qualità, sostenibilità e vantaggi concreti per le comunità agricole del territorio, potrà aprire una nuova stagione per l’agricoltura mediterranea. Altrimenti rischierà di restare una bella storia sull’etichetta più che nei campi.

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