C’è un’Italia che non si racconta solo nei calici, ma nelle opere che li circondano. È quella dove vigne e sculture convivono, dove una cantina non è più soltanto un luogo di produzione, ma uno spazio di cultura. A esplorare questo nuovo paesaggio nasce MetodoContemporaneo, il primo osservatorio permanente italiano dedicato al dialogo tra arti contemporanee e territori del vino, promosso dall’Università degli Studi di Verona con Bam! Strategie Culturali.
Il progetto prende forma da una ricerca scientifica – la prima in Italia – sul rapporto tra arte e vitivinicoltura: Nupart. Per un nuovo paesaggio culturale, sostenuto dal programma Pnrr changes– Cultural Heritage Active Innovation for Sustainable Society e finanziato dall’Unione Europea – Next Generation Eu. Un’indagine sistematica, durata mesi, che ha mappato oltre sessanta cantine italiane, da Alto Adige a Sicilia, in cui arte e produzione vinicola si intrecciano in forme nuove di fruizione culturale.
Il risultato è una piattaforma – metodocontemporaneo.com – che non è solo archivio ma mappa dinamica e interattiva: un atlante che documenta collezioni permanenti, residenze d’artista, installazioni site-specific e premi che le aziende vinicole dedicano ai giovani creativi. L’obiettivo è ambizioso: raccontare come il paesaggio del vino stia diventando un laboratorio di ricerca artistica e sociale, dove l’impresa si trasforma in attore culturale e il territorio in luogo di sperimentazione.
«Arte e vino condividono lo stesso tempo lento» spiegano i responsabili scientifici del progetto, Monica Molteni e Luca Bochicchio. «Entrambi nascono da un processo di trasformazione e di cura, e sono capaci di restituire valore a chi li abita e li attraversa».
Arnaldo Pomodoro Tenuta di Castelbuono ©Tenuta Castelbuono
Il fenomeno non è nuovo – basti pensare a esperienze come Castello di Ama, Feudi di San Gregorio o Ca’ del Bosco, pionieri del dialogo tra architettura e vino – ma oggi assume un respiro diverso. Non si tratta più solo di collezionismo aziendale: è un linguaggio diffuso, che ridefinisce il modo di intendere la cultura d’impresa. Le opere entrano nei vigneti, si misurano con il paesaggio, diventano strumenti per parlare di sostenibilità, identità e memoria.
MetodoContemporaneo fotografa questa evoluzione e ne misura gli impatti, indagando come l’arte contribuisca alla costruzione di un turismo più consapevole, dove la visita in cantina diventa un’esperienza estetica, intellettuale e sociale.
MassimoBartolini Tenuta Castel Giocondo Frescobaldi. ©Frescobaldi Ph Serge Domingie
Il primo appuntamento pubblico sarà il 17 e 18 ottobre 2025, con MetodoContemporaneo. Itinerari diffusi tra arti, vino e paesaggio: un evento nazionale che coinvolgerà 14 cantine simbolo – da Alois Lageder a Planeta, passando per La Raia, Fontanafredda e Rocca di Frassinello – in una serie di visite guidate, incontri e performance.
Due giornate per esplorare un’Italia che si guarda allo specchio attraverso le proprie vigne, in cui ogni cantina diventa un microcosmo di relazioni tra persone, paesaggio e cultura. L’iniziativa rientra nel programma «Doors of Change – Attraverso il patrimonio, aprirsi al futuro», promosso da Fondazione Changes, che metterà in rete oltre sessanta luoghi della cultura e della ricerca.
Il percorso culminerà il 14 novembre 2025, all’Università di Verona, con il convegno scientifico che riunirà studiosi, produttori e operatori culturali. Obiettivo: costruire una metodologia condivisa per misurare il valore culturale delle imprese vitivinicole e i riflessi che queste nuove forme di mecenatismo hanno sul turismo e sulle comunità. «L’arte nei luoghi del vino non è più decorazione, ma linguaggio» sottolinea Giuditta Vegro, parte del team di ricerca. «MetodoContemporaneo nasce per dare voce a chi sta costruendo un nuovo paesaggio culturale, sostenibile e condiviso».
In un’epoca in cui il vino italiano è sempre più ambasciatore di identità e territorio, MetodoContemporaneo invita a guardare oltre il bicchiere. A leggere nelle vigne non solo il segno del lavoro agricolo, ma anche quello di un nuovo paesaggio estetico, dove la bellezza non si imbottiglia, ma si coltiva.
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