Bruxelles

Il Parlamento europeo spinge per il bando dei “burger vegetali”

Nell'Eurocamera si accende lo scontro sulla carne vegetale, tra chi difende gli allevatori e chi denuncia una crociata contro le alternative sostenibili

  • 08 Ottobre, 2025

L’Aula di Strasburgo ha approvato, con il sostegno della destra e di qualche eurodeputato socialista e liberale, una mozione che invita a vietare l’uso di termini come “hamburger” o “bistecca” per i prodotti a base vegetale. La risoluzione, approvata con 355 voti favorevoli, 247 contrari e 30 astensioni, punta a sollecitare la Commissione europea e il Consiglio a intervenire sulla questione dell’etichettatura dei sostituti della carne.

La discussione in Parlamento

L’iniziativa si inserisce nel più ampio pacchetto di modifiche al regolamento sull’Organizzazione comune dei mercati (OCM), volto a rafforzare il potere contrattuale degli agricoltori. L’emendamento proposto dall’eurodeputata francese Céline Imart (PPE) punta a limitare l’uso di sette termini tradizionalmente associati alla carne: “bistecca”, “scaloppa”, “salsiccia”, “hamburger”, “tuorlo d’uovo” e “albume d’uovo”. «Una bistecca, una scaloppina o una salsiccia provengono dai nostri allevamenti, punto. Non da laboratori o da ingredienti vegetali», ha dichiarato Imart, relatrice del dossier nella commissione Agricoltura, alla vigilia del voto. Il liberale irlandese Barry Cowen (Renew) aveva tentato di far passare una versione più moderata, che avrebbe vietato solo le denominazioni esplicitamente collegate a specie animali — come “manzo”, “pollo” o “hamburger” — per evitare eccessi interpretativi. «Serve chiarezza per consumatori e imprese, ma non confusione: non possiamo rischiare di vietare per errore espressioni come ‘bistecca di tonno’», ha spiegato Cowen, difendendo il suo emendamento poi bocciato. In Italia non si sono fatti attendere commenti contrari da parte di chi nell’opposizione si è sempre ritenuto contrario a questo divieto. Tra gli eurodeputati italiani che hanno espresso forte contrarietà verso questo “ban” c’è Valentina Palmisano (M5S) che ha dichiarato che sui veggie burger c’è una paradossale caccia alle streghe: «Il voto del Parlamento europeo contro l’uso del termine ‘veggie burger’ alimenta l’ennesima e paradossale caccia alle streghe contro l’uso e il consumo delle proteine vegetali», ha dichiarato Palmisano ricordando, inoltre, che questi alimenti sono fatti con i legumi e le verdure prodotti anche da agricoltori italiani e che quindi, con il voto del Parlamento europeo, si tarpano le ali a un mercato in continua crescita.

I prossimi passi

La posizione del Parlamento apre ora la strada ai negoziati con Commissione e Consiglio, che hanno già definito il loro mandato a maggio. Pur non essendo intervenuti esplicitamente sul tema delle etichette, diversi governi europei chiedono da tempo misure restrittive contro la cosiddetta “carne vegetale”. La Commissione ha accolto parte di queste richieste con una revisione autonoma del regolamento OCM, ma senza spingersi fino al bando completo dei termini “bistecca”, “hamburger” o “salsiccia”. Bruxelles propone invece di vietare solo denominazioni come “pancetta” e i nomi che richiamano direttamente animali o parti anatomiche. Il dibattito resta dunque aperto, tra chi invoca la tutela delle tradizioni agricole e chi accusa il Parlamento di voler frenare l’innovazione e la transizione alimentare verso modelli più sostenibili. A tal proposito si è espresso anche il vice responsabile delle politiche europee del think tank no-profit Good Food Institute Europe Alex Holst che ha commentato il voto dicendo che «termini familiari come salsiccia e burger aiutano i consumatori a capire cosa aspettarsi dai prodotti a base vegetale, in termini di utilizzo e consistenza. Numerosi sondaggi e indagini tra i consumatori, anche italiani, hanno dimostrato che la maggioranza degli europei non è affatto confusa da queste denominazioni, che sono sempre accompagnate da diciture che ne indicano la natura vegetale».

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