Per le degustazioni finali della guida Vini d’Italia 2026 del Gambero Rosso quest’anno sono state coinvolte circa 2300 etichette, a 508 delle quali abbiamo assegnato il massimo riconoscimento, i Tre Bicchieri. risultato spettacolare. Sono, quindi, circa 1800 i vini che si classificano a pochissima distanza dai premiati e, nel caso di molte aziende (noi premiamo un solo vino per cantina) valgono tanto quanto quello sul podio. Se calcolate che si partiva da oltre quarantamila campioni in tutta Italia e che di questi solo 12.300 trovano posto nella nostra Guida, risulta evidente quanto sia accurata e rigorosa la selezione che operiamo, senza barriere stilistiche o ideologiche. Per questo, accanto ad aziende di respiro internazionale e alle strutture cooperative, riserviamo grande attenzione anche ai piccoli vignaioli e agli artigiani. Si va, insomma, dal Barocco al reggaeton o al neopunk passando per l’opera, la canzone d’autore, il rock’n’roll e il metal.
Così funziona la Guida Vini d’Italia del Gambero Rosso: il metodo Tre Bicchieri
Che ritratto dell’Italia del vino emerge alla fine del nostro viaggio che ci ha portato dalle Alpi al cuore del Mediterraneo per realizzare la guida Vini d’Italia 2026? Ci sono state ottime annate, in molte delle zone classiche in regioni come la Toscana o il Piemonte (ma non solo), per esempio la 2019, la 2020 e la 2021; nelle nostre cantine si continua a sperimentare e a investire in tecnologie moderne, mentre si recuperano antiche tradizioni rivisitate con occhi nuovi, come nel caso delle anfore, del cocciopesto, dei contenitori di ceramica, dei tini di cemento di nuova generazione. In vigna abbiamo continui ritorni di antichi vitigni, ma anche la diffusione delle nuove varietà resistenti, e ormai non sono poche le aziende che utilizzano tecnologie satellitari e droni per il monitoraggio delle vigne e la difesa dalle patologie, per i trattamenti a minimo impatto ambientale: è la viticoltura 4.0, dove si recupera un rapporto diverso con l’ambiente, all’insegna della sostenibilità e di uno sviluppo armonico, con l’azienda sempre più inserita e partecipe delle politiche del territorio.
Senza avere la pretesa di passare qui in rassegna tutte le regioni e denominazioni con i vini premiati (per questo vi rimandiamo ai singoli approfondimenti con le liste regionali che trovate in fondo), vale la pena evidenziare alcune significative novità dell’Italia del vino. Iniziando dal nord Italia, per esempio, va detto che in Piemonte il nebbiolo (che rimane il vitigno più premiato) sta allargando il suo areale verso Est, quindi non si parla più solo di Langa, Roero e Alto Piemonte, ma anche di Astigiano e Casalese e Monferrato Nebbiolo e che c’è un’attenzione mai vista prima nel confronto con i bianchi prodotti in altre regioni. In Friuli Venezia Giulia troviamo sempre più vini di pianura ai massimi livelli qualitativi.
Per la prima volta abbiamo voluto distinguere l’Emilia dalla Romagna, per una questione puramente vinicola, essendo molto diverse per territori, vitigni e denominazioni, per semplificare potremmo parlare dell’Emilia del Pignoletto e del Lambrusco e della Romagna del Sangiovese e dell’Albana.
Scendendo nel centro Italia arriviamo in Toscana, grande laboratorio a cielo aperto, dove – passando da Bolgheri a Montalcino, dal Chianti Classico alla Maremma – si sperimentano le tecniche più innovative accanto a chi segue e tramanda pratiche ancestrali, alla base di ottime annate dei suoi classici o di vini sperimentali al loro debutto.
Per le Marche, in grande forma, vogliamo concentrarci su un vino bianco simbolo della viticoltura maceratese, il Ribona – che ottiene i Tre Bicchieri per la prima volta, grazie all’ottimo lavoro svolto dai fratelli Andrea e Leonardo Saputi – cui abbiamo dedicato un approfondimento già lo scorso anno.
In Umbria, sul fronte bianchista, l’Orvieto inizia a rivivere una stagione di grande prosperità con aziende che producono vini di gran classe, capaci di dare complessità ed eleganza, ma soprattutto grandi capacità di invecchiamento. Il Montepulciano d’Abruzzo, che resta la colonna portante della tradizione regionale, sta riuscendo a trovare nuova linfa grazie a produttori che scelgono fermentazioni più morbide, legno meno invasivo, attenzione a terroir freschi e suoli leggeri. Questo approccio consente al vitigno di esprimere una versione più contemporanea.
Arriviamo nel sud Italia… Se, per il Molise, il nome della cantina Di Majo Norante è notissimo, lo è molto meno il vino con cui quest’anno si è aggiudicata il massimo riconoscimento. A meno che non siate dei super eno-maniaci, infatti, difficilmente in vita vostra avrete bevuto un Biferno Rosso, blend di montepulciano e aglianico. In Campania, dopo tantissimi anni, torna sul gradino più alto del nostro podio un Casavecchia, il Nulla è per Caso della giovane azienda di Teresa Mincione, mentre in Calabria per la prima volta conquista i Tre Bicchieri un Cirò Bianco, il Mare Chiaro ’24 di Ippolito, vino dallo straordinario rapporto prezzo/qualità. Questo è l’anno che consolida definitivamente la rinascita della Calabria vitivinicola, alla quale è dedicata anche la copertina del mensile Gambero Rosso di ottobre 2025 con la storia di Matilde e Nicola Piluso di Tenuta del Travale, produttori di un eccellente rosso da nerello mascalese che in Special Edition in Anfora trovate anche nella sezione Vini Rari della Guida.
I vini che hanno ottenuto i Tre Bicchieri nella guida Vini d’Italia 2026 del Gambero Rosso, così come le etichette e i produttori insigniti dei Premi Speciali e i Vini Rari sono i protagonisti anche quest’anno di una grande degustazione in programma domenica 12 ottobre (ore 16-20) al Roma Convention Center La Nuvola – pensata per tutti gli enoappassionati, oltre che per i professionisti del settore – prima tappa di un tour che, come di consueto, prevederà, poi, altri appuntamenti in Italia e nel mondo.
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