La classifica

Quali sono le migliori aziende dove lavorare in Italia (e che si occupano di cibo)

Imprese di famiglia, consorzi e cooperative, gruppi quotati in Borsa o in mano ai fondi di investimento. Le società di casa nostra dominano il ranking, specialmente se si tratta del settore agroalimentare

  • 09 Ottobre, 2025

È Lavazza la società che conquista il vertice nella settima edizione di Italy’s Best Employers 2026, l’indagine curata da Statista Rankings che mette sotto la lente il rapporto azienda-dipendente. Una classifica che ogni anno dà uno spaccato sulle migliori realtà aziendali dove poter lavorare basata proprio su sondaggi compilati dai lavoratori stessi. Quest’anno sorprende la grande presenza di aziende legate al cibo, con il settore del food che fa da protagonista nelle prime 100 posizioni.

Dal caffè all’olio, passando per il latte

Che si tratti di aziende di proprietà italiana o di multinazionali con sede nella Penisola, il ranking mette in luce come il settore food sia molto attento al benessere dei dipendenti tanto che delle prime 10 realtà 5 sono legate al cibo. Oltre alla capolista Lavazza, ci sono Granarolo, Heineken, Bialetti e Olio Carli. A seguire si trovano imperi come Campari Group (undicesimo posto), Barilla al sedicesimo, mentre scendendo si arriva alla multinazionale Unilever, De Cecco e Ferrero al 35esimo posto.

I voti dei lavoratori

L’indagine si fonda sulle opinioni di circa 20mila lavoratori italiani raccolte tramite questionario online. Per partecipare alla graduatoria, le aziende dovevano avere almeno 250 dipendenti e una sede operativa in Italia. Statista ha strutturato un ranking che include 450 datori di lavoro, raggruppati in venti settori economici, fondando il punteggio su dati diretti e indiretti. Il nucleo del metodo consiste in una scala da 0 a 10: i dipendenti sono invitati a esprimersi sulla probabilità che consiglierebbero il proprio datore di lavoro a familiari o amici, ma anche sulla propensione a raccomandare altre realtà del medesimo settore.

Le aspettative dei dipendenti

Il rapporto mette in luce come il clima interno alle aziende è sempre più al centro delle dinamiche di fedeltà e secondo gli esperti l’equilibrio si gioca su tre direttrici: disimpegno, progetto e formazione. Le nuove generazioni, infatti, non cercano semplicemente di acquisire nuove competenze, ma vogliono up-skilling reali che consistono in percorsi utili, coerenti ed evolutivi. Tra le richieste emergenti dei dipendenti infatti prevalgono la chiarezza sugli obiettivi, la partecipazione attiva a progetti in linea con valori personali e ambienti in cui il turnover non sia la norma.

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