Anche se รจ giร Costiera Amalfitana, Cetara fa storia a sรฉ, un angolo di mondo ancora nascosto agli occhi dei piรน, di quei turisti che affollano le vicine localitร balneari. Cetara invece no, era e rimane un borgo di pescatori (ma da qualche tempo รจ diventata una meta gourmet) in cui la vita scorre con semplicitร e un ritmo lento, quello dettato dalla natura, il mare in primis, che porta opportunitร e fatica nella vita dei cetaresi.
โI pomeriggi di Cetara sono scanditi dal passaggio di tanti uomini e qualche ragazzo che, maglioncino sulle spalle, il passo assonnato, una busta con un pasto frugale, scendono verso il porto. Sono i pescatori cetaresi che si imbarcano per la pesca delle alici, quella che ha reso Cetara famosa in tutto il mondoโ. Sono gli abitanti che in quella manciata di stradicciole imbrigliano sogni e speranze, affetti e prospettive. Cosรฌ la disegna Pasquale Torrente, la sua Cetara, raccontata con le parole di chi l’ha sempre avuta sotto gli occhi eppure per vederla davvero se ne รจ dovuto allontanare. โQuando hai viaggiato, quando hai aperto uno, due, tre locali in giro per lโItalia, senti che ti manca qualcosa. E torni!โ dice nell’introduzione a questo che รจ un volume di memorie non solo gastronomiche. โCetara non ti abbandona. Chi ci รจ nato lo saโ.
Il calcio, Marsiglia, le zeppole di Anna, Istanbul, Marietta, Volterra e il suo carcere (dove nasce, tra l’altro, l’esperienza intensa e bellissima delle cene galeotte), Festa a Vico (dalle prime folli edizioni all’evoluzione odierna, che ancora mantiene un po’ di quello spirito anarchico) e poi il Refettorio di Parigi, accanto a Bottura, Yannick Allรจno e Alain Ducasse. Il volume รจ un racconto intimo che si dispiega in 28 ricordi e 32 ricette. Pillole di memoria e di sapori, quelli che Pasquale Torrente continua a portare con sรฉ, nel suo Convento di Cetara.
Ricette che affondano nelle trame della sua vita, nei ricordi della lasagna di mamma Gilda โ quella mangiata il lunedรฌ per celebrare le partite della squadra del paese โ della pasta al pomodoro di nonna Marietta, o del calamaro ripieno di una viglia di Natale lontana da casa, sorta di madeleine che porta Cetara a Marsiglia, e prende spunto dalle riflessioni sulla cucina e da tutte quelle mangiate spericolate del ragazzo ribelle che voleva un po’ perdersi, ma che poi si รจ ritrovato โfriggendo zeppole di patate e mangiando senza fame chimicaโ. Un bel libro che alterna racconti e ricette, parole e immagini โ con gli scatti di Andrea Moretti – tra panni stesi e pescatori al lavoro, scorci del paese e del Convento, volti, mani, ritratti, paesaggi, e tanto, tanto cibo autentico e familiare.
Marinate, alla scapece, con la provola, arrosto, alla marinara, alla piattella, salate e poi, ovviamente, in colatura. Le alici sono le protagoniste indiscusse de libro e della cucina di Pasquale Torrente. Come lo sono della vita di Cetara โle barche uscivano due volte in un giorno. Si facevano pesche miracoloseโ racconta Torrente, spiegando come le alici โcolteโ la sera avessero un prezzo diverso di quelle della mattina. โOgni pescatore portava a casa la sua cassetta che condivideva con i vicini di casaโ, era un baratto affettuoso che tesseva la struttura sociale del paese. Cosรฌ lo facevano gli aromi della cucina e gli odori pungenti dei magazzini in cui si lavorava il pesce.
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La colatura, dicevamo, che un tempo era senza mercato, mai venduta ma solo donata agli amici del cuore, oggi รจ un patrimonio gastronomico italiano, riconosciuto dai grandi cuochi come un bene prezioso che โha trasformato lโeconomia di un paeseโ, insomma: โoggi Cetara รจ colatura di aliciโ. Tutto a partire da una serata carbonara, sotto il vessillo di Slow Food, tra amici e visionari che decisero di credere nelle potenzialitร di questa pozione magica dalle radici antiche. โLa colatura di alici tradizionale di Cetara ha un disciplinare preciso, delle tecniche di produzione definite, della materia prima di base che non รจ facilmente reperibileโ. Ma soprattutto la colatura รจ parte della vita di Pasquale, del suo essere e della sua identitร , รจ quel che gli scorre nelle vene, รจ l’impatto nitido del rientro dei pescatori, il rituale familiare, l’ingrediente immancabile โil mio Chanel n. 5โ dice, e aggiunge: โHasta la colatura di alici di Cetara siempre!โ
โIl fritto รจ casaโ decreta, ma poi aggiunge che รจ rock, e che il suono che produce รจ come un assolo di basso. Cosรฌ, con la sua ode alla pastella, Torrente racconta non solo un’emozione ma anche la corretta procedura per un fritto a regola d’arte: le temperature, diverse per ogni cosa che si frigge (perciรฒ รจ indispensabile un termometro, altro che metodo della mamma e della nonna…) e la qualitร della materia prima – โnon รจ vero che fritta รจ buona pure una scarpaโ – e via con l’elenco dei prodotti che esige per il suo fritto, al grido โ stavolta – di โHasta la pastella siempreโ.
Da quel sud che, โnonostante tutti i suoi limiti, resta il luogo della memoria che ti aiuta ad avere uno sguardo sereno verso il futuroโ Torrente parte alla volta del mondo, Parigi, Istanbul e New York, viaggi vissuti come zingarate per colonizzare le metropoli a suon di zeppole e felicitร . Ne fa racconti leggeri e gustosi, come quelli delle ricette piรน amate: lo scammaro, per esempio, o la genovese che โrappresenta la scala dei sentimenti umaniโ, dolore e rabbia che diventano amore quando lโassaggi, โla genovese รจ una scuola di pensieroโ continua โรจ pensare alla famigliaโ, ecco perchรฉ un tempo si augurava di trovare una moglie che sapesse fare la genovese. Che significava una persona che si occupasse degli altri. Perchรฉ gli altri sono importanti, e Torrente li omaggia in piccoli camei: la moglie Raffaella, il padre Tanino, la mamma Gilda e il figlio Gaetano, – โil piccolo guerrieroโ – e poi Bottura, Cuttaia, Pignataro, Giovanni Assante, Aimo e Nadia, Moreno Cedroni, Lucio Pompili, Roberto Petza, e ancora Raffaele Vitale (con il suo sogno della grande trattoria: โLui mi ha insegnato a fare i numeri, mi ha fatto capire cosa voleva dire fare la grande trattoria con quattro piattiโ), Salvatore De Gennaro, e Farinetti – โOscar, Oscar, Oscarโ – con il suo pressing per coinvolgerlo nell’avventura impossibile di Eataly: โFatta lโapertura a Roma so che posso affrontare qualsiasi cosaโ.
Spaghetti con colatura di alici tradizionale di Cetara
400 g di spaghetti
Colatura di alici tradizionale di Cetara
Uno spicchio di aglio
Prezzemolo q..
Peperoncino piccante q.b.
Olio extravergine di oliva q.b.
Mettere in una insalatiera lโaglio, il prezzemolo e il peperoncino tritati con olio extravergine dโoliva e un mestolo di acqua di cottura. Cuocere la pasta in acqua senza sale e, alla fine, aggiustare con la colatura di alici.
L’uomo che sussurra alle alici โ Pasquale Torrente โ foto Andrea Moretti โ Editore Catering – 144 pp. -10โฌ
a cura di Antonella De Santis
foto Andrea Moretti
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