Si tratti di metropoli popolose o di piccoli centri di provincia, la storia della ristorazione in Italia รจ molto spesso una storia di casualitร , di incontri e di destino. Lo sa bene Antonio Pignataro, originario di Maratea, che fin da bambino voleva diventare chef in un ristorante tutto suo e che oggi, a 40 anni, insieme alla moglie Giuseppa Andolina, si appresta a prendere le redini dello storico Lago di Gruma, ristorante di Campegine in provincia di Reggio Emilia, tra le mete preferite di Luigi Veronelli e crocevia di personalitร amanti del cibo raffinato.
Pignataro frequentรฒ la scuola alberghiera a Maratea, iniziando, subito dopo il diploma, a lavorare come aiuto cuoco in un ristorante del luogo. โAvevo 15 anni e andavo a casa molto tardi alla seraโ, racconta. โA volte mi fermavo addirittura a riposare lรฌ per tornare poi a casa alla mattina molto presto. Proprio uno di quei giorni, in un orario in cui gli autobus non avevano ancora ripreso le corse del mattino, chiesi un passaggioโ. Comincia cosรฌ il suo racconto Pignataro, che continua โSi fermarono marito e moglie. Erano in ferie a Maratea ed erano rimasti stupiti del fatto che un ragazzo cosรฌ giovane, quasi un bambino, chiedesse un passaggio a quellโora. Iniziammo a chiacchierare e soprattutto il marito mi pose molte domande: perchรฉ avevo scelto quel percorso e che cosa avrei voluto diventare. Alla fine si presentรฒ. Era Antonio Torino, titolare del ristorante Mamma Rosa di Reggio Emilia, che scoprii in seguito essere ‘il tempio del pesce fresco’โ.
Per Pignataro quellโincontro casuale si trasformรฒ nel suo trampolino di lancio. โAl termine della chiacchierataโ prosegue โTorino mi chiese se volevo andare a lavorare da lui, perchรฉ proprio in quel momento stava cercando un aiuto cuoco. Io ero amante soprattutto della cucina di pesce ed evidentemente lui mi vide molto motivato. Cosรฌ, per caso o per fortuna, iniziรฒ la mia carrieraโ.
A soli 15 anni Pignataro si trasferรฌ a San Polo dโEnza, nel reggiano. โQui imparai moltissimoโ, racconta. โAnzitutto, la disciplina, che significa il rispetto degli orari, la cura del proprio aspetto e dellโigiene, il mantenimento in ordine della cucina, la pulizia. In secondo luogoโ riprende โimparai a scegliere al meglio la materia prima e a fare la spesa. Questo significava, ad esempio, saper distinguere il pesce fresco da quello congelato e poter selezionare la frutta di prima qualitร โ. Regole base della cucina, insomma.
โNon ultimo, potei dedicarmi alla mia passione: il pesce. Torino mi insegnรฒ a cucinare tutto il pesce possibile, da quello piรน povero a quello piรน nobile e pregiato, a lavorarlo e a valorizzarloโ. Pignataro rimase da Mamma Rosa dal 1996 al 1999. Nel bel mezzo di quel periodo arrivarono i primi riconoscimenti e la prima stella Michelin, โE anche questa fu una bella motivazione per tutti noi, una spinta per cercare di fare sempre meglio, di misurarci con noi stessi“.
Mille foglie di cotechino in cialda brisรจ alle olive taggiasche
Curioso della cucina del luogo e insaziabile di imparare e conoscere nuove filosofie di cucina, Pignataro si recava spesso a mangiare al Lago di Gruma, il ristorante sul caratteristico laghetto da cui il locale prende il nome e dove il tempo ancora oggi sembra cristallizzato.
Fu allora che iniziรฒ lโamicizia, diventata poi indelebile, con la chef Anna Maria Ciampi e suo marito Massimo Bocchi, sommelier e responsabile di sala. Il Lago di Gruma รจ stata una loro creazione, che nel tempo si distinse come crocevia di professionisti e appassionati – a cominciare da Luigi Veronelli – personaggi della politica, come Giorgio Napolitano, per giungere, in tempi piรน vicini a noi, ad artisti nostrani del luogo come Zucchero e Ligabue. Negli anni ci furono anche diversi riconoscimenti: dal Gambero Rosso al Touring alla Michelin, con la Stella conquistata per 25 anni di fila.
โNon ricordo piรน quando iniziai a pensarlo o forse era un pensiero innato: avrei tanto desiderato che un giorno il Lago di Gruma fosse il mio ristoranteโ, ammette Pignataro. E cosรฌ, nella sua vita professionale, si aggiunse un altro tassello che poi avrebbe dato i suoi frutti.
Antonio Pignataro e Giuseppa Andolina
In una delle sue peregrinazioni culinarie del lunedรฌ sera, Antonio incontrรฒ Giuseppa, che, originaria di Bagheria, come lui aveva frequentato la scuola alberghiera e che allora lavorava in un ristorante nella provincia reggiana, a Cadelbosco. โFu amore a prima vistaโ, racconta Pignataro. โinsieme condividevamo un sogno, quello di mettere su famiglia e di aprire il โnostroโ ristoranteโ. Quello era stato anche, 50 anni prima, il sogno di unโaltra coppia, Anna Maria Ciampi e Massimo Bocchi. โE forseโ commenta ancora lo chef โquando pensarono che era il momento di lasciare le redini del loro ristorante, si riconobbero molto in noi dueโ.
Nel frattempo, Pignataro aveva aperto, insieme ad un socio, il Bontempone, ristorante a Reggio Emilia specializzato nel pesce. โIn questa lunga tappa della mia vita professionaleโ continua โassimilai unโaltra cosa importante e non scontata. Oltre a specializzarmi ulteriormente nel pesce, imparai a fare lโimprenditore. In questo caso, la difficoltร principale era quella di gestire il personale, seguire i dipendenti e controllare tutto il processo con unโattenzione particolare allo spreco, che puรฒ essere determinante per il bene o il male di unโattivitร โ. E a questo punto un nuovo cambio di rotta. Dopo 15 anni, senza alcuna prospettiva o alternativa, Pignataro decise di lasciare il Bontempone, per inseguire il suo sogno di aprire un ristorante solo suo.
โEsattamente due settimane dopoโ racconta โvenni a sapere che la chef Ciampi e suo marito Massimo Bocchi avrebbero ceduto lโattivitร del Lago di Gruma. Negli anni io e Anna Maria ci eravamo sempre frequentati, ci scambiavamo idee sui piatti e io, ogni lunedรฌ di chiusura del Bontempone, andavo a mangiare da loro. Non appena prese la decisione di passare la mano, Anna Maria mi contattรฒ. E io accettai senza pensarci un momentoโ. In quelle due settimane di stand-by, Pignataro aveva preso in considerazione e visitato diversi locali, ma nessuno lo aveva colpito davvero. โNel mio cuore, infatti, cโera sempre il Lago, un paradiso dove lโatmosfera ti trascina ogni volta in unโaltra dimensione, dove il tempo รจ scandito dalla serenitร e dalla tranquillitร โ.
Anna Maria Ciampi e Massimo Bocchi
La favola del Lago di Gruma era iniziata 50 anni fa, proprio nello stesso modo. Massimo Bocchi era una giovane pieno di speranze, che aprรฌ il suo ristorante sul caratteristico laghetto che ha dato il nome al locale e dove il tempo รจ fermo, placidamente immobile. Poco dopo avvenne lโincontro con Anna Maria, che allora aveva 22 anni e che con Massimo iniziรฒ ad appassionarsi di cibo. Lei aveva unโidea fissa: alleggerire la cucina tipica del luogo, mantenendone i capisaldi, ma anche reinterpretandola, e soprattutto aggiungendo il pesce tra gli ingredienti cardine.
Nel corso del tempo tutti i risparmi della coppia vennero investiti con gioia e aspettative, man mano, nel loro ristorante. E cosรฌ, negli anni il โLaghettoโ divenne un punto di riferimento nel panorama enogastronomico del luogo. Grazie anche alla posizione strategica, vicino allโuscita dellโautostrada, era facile per gastronomi, giornalisti e appassionati di cucina programmare una fermata per assaporare il pesce di mare e di lago della chef Ciampi. Ed ecco che tramite il passaparola sui prodotti genuini cucinati con una leggera reinterpretazione e una salda fedeltร al loro luogo dโorigine, il โLaghettoโ entrรฒ non solo nelle guide, ma anche nel cuore degli appassionati gourmet dellโepoca.
Intanto la chef Ciampi, che allโinizio degli anni โ80 giร inseriva tra gli ingredienti foie gras, fondo bruno, o lumache, poco dopo iniziรฒ anche a tenere corsi di cucina nella vicina San Polo, corsi incentrati sulla cucina di pesce che proseguono ancora oggi.
La sua carta si snodava tra antipasti di gamberi in crosta di mandorle con pancetta e aceto balsamico tradizionale di Reggio Emilia Dop, insalata di calamari con indivia brasata e olive taggiasche, fiori di zucca ripieni con fegato dโoca e crema di porri. Tra i primi spiccavano i tortellini di scampi con erba cipollina e tagliatelle con gamberi e fiori di zucca e raviolo doppio di melanzane e ricotta di bufala con pomodoro fresco e basilico. I secondi vedevano il filetto di rombo in velo di lardo con guazzetto di lenticchie e petto dโanatra laccato al miele con pesche. Tra i dolci raviolo di mango ripieno di crema al lime e coulis di fragole.
Da Anna Maria, Antonio ha acquisito il rispetto dei prodotti senza esasperarli e senza esagerarli. La sua filosofia รจ sempre stata improntata alla semplicitร : disciplina, rigore ed etica professionale, innovazione, creativitร e rispetto dei prodotti del territorio, e, infine divertimento puro in cucina.
Gamberi croccanti, patรจ di borlotti freschi e aceto balsamico
Oggi chef Pignataro e sua moglie Giuseppa assumono una grande responsabilitร : quella di tenere alto il nome di un ristorante che ha segnato la storia enogastronomica del territorio, con la sua cucina tradizionale e innovativa e le sue 500 etichette in carta. Cosรฌ illustra i suoi progetti Pignataro: โAffiancherรฒ al menu del territorio (strettamente reggiano, ndr), il pesce proposto a modo mio, con la maestria che racchiude tutto ciรฒ che ho imparato negli anni. Andiamo dai ravioli di branzino al timo e peperoni dolci ai cappelletti di astice e carciofi nel suo brodo con tartufo nero, alla zuppetta di crostacei al leggero aroma di peperoncino, alla spigola al vapore su parmigiana di melanzaneโ. Continua la proposta di piatti di terra: โcome negli gnocchi di patate mantecati alla salvia con peperone crusco e carpaccio di capesante. Tra i secondi, il fegato dโoca con salsa al porto e frutti di bosco, le lumache in guazzetto e lo stinchetto di maiale su purea di cavolfiore e gnocchetti di patate violaโ. La carta dei vini rimarrร la stessa, anche per omaggiare Massimo Bocchi della sua attenta selezione, con le sue 500 etichette.
Lago di Gruma – Campegine (RE) – vicolo Lago, 7 –ย 0522 679336
a cura di Alessandra Ferretti
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