La paternitร del nome si deve a Guebre, 33 anni, originario del Burkina Faso. Quattro anni fa รจ arrivato in Italia, via mare, dopo mesi trascorsi nelle prigioni libiche. Con Yusuf, Mounir, Paap, Hussein, Ibrahim, Matthew, Abdoulaye e Mamadou ha condiviso negli ultimi 10 mesi un percorso di formazione sul campo che รจ solo lโinizio di un futuro nel mondo del lavoro agricolo che si preannuncia diverso. E migliore. Guebre e i suoi compagni, sui campi della Capitanata si sono conosciuti e hanno condiviso giornate (mesi, anni) infernali, nel ghetto di Borgo Tre Titoli, alle porte di Cerignola, senza acqua nรฉ elettricitร , costretti a sottostare alle โleggiโ dei caporali per guadagnare qualcosa come braccianti agricoli, in condizioni di lavoro disumane e al prezzo di paghe miserabili. Un orizzonte di connivenza e sfruttamento, dove ogni giornata si ripete uguale a se stessa, senza possibilitร di sperare โ e nemmeno pensare โ un futuro diverso. Lโestate scorsa, perรฒ, lโassociazione Terra! onlus, impegnata in molteplici attivitร di inclusione sociale in Puglia e a Lampedusa, lanciava il progetto In Campo! Senza caporale, stimolando la nascita di un network di aziende agricole che sul territorio di Cerignola potessero accogliere una decina di lavoratori migranti per dare loro una formazione, condizioni di lavoro e vita sostenibili per sviluppare insieme una filiera trasparente e sostenibile, incentivando un modo di produrre virtuoso e legale.
E quindi dimostrando, con il sostegno economico di Intesa Sanpaolo (che ha finanziato il progetto), che si puรฒ garantire unโalternativa alle dinamiche di produzione che attanagliano le campagne della Capitanata di Foggia, immettendo sul mercato un prodotto agricolo trasformato a marchio unico, nel rispetto degli standard biologici e da filiera trasparente, illustrata attraverso unโetichetta โnarranteโ. Ecco comโรจ nato Assay, un pestato di cime di rapa e broccoletti (con lโaggiunta di olio extravergine, cipolla, aglio e un pizzico di peperoncino) di cui i ragazzi hanno seguito lโintero processo produttivo, dalla semina alla raccolta nei campi, fino alla produzione e al confezionamento in barattoli da 190 grammi, e alla scelta del nome, Assay, da un errore di scrittura in chat dellโintercalare โ molto utilizzato in Puglia โ โassaiโ, che i ragazzi hanno fatto proprio (guardate il video!) e riportato in etichetta. Tremila barattoli in tutto, per iniziare, distribuiti anche a Roma dal circuito Zolle, e presso alcune attivitร di ristorazione che hanno deciso di sposare la causa (Proloco Dol, Grandma, Caffรจ Nemorense, Pastella, Mercato Trieste), mentre in altre cittร dโItalia ci si affida alla presenza di referenti sul territorio che si fanno intermediari per lโacquisto, da concretizzare online. Una piccola produzione, che certo non sarร sufficiente a finanziare il prossimo ciclo di formazione: ogni barattolo รจ venduto a 4 euro, le difficoltร meteorologiche dei mesi scorsi hanno limitato la produzione e complicato la possibilitร di coordinare il lavoro delle 5 aziende partecipanti, lโobiettivo รจ quindi quello di ottenere un nuovo finanziamento per replicare unโesperienza che in fase sperimentale si รจ rivelata molto soddisfacente. Il motivo รจ presto detto.
Il progetto ha fornito ai partecipanti una formazione professionalizzante che gli garantirร una crescita autonoma nel mondo del lavoro agricolo, in Italia o altrove. E lโemancipazione da quel sistema di sfruttamento che continua a rappresentare una piaga malregolamentata delle nostre campagne. Infatti le proposte non hanno tardato ad arrivare. Yusuf ha 23 anni, nel 2011 sbarcava a Lampedusa dopo un lungo viaggio dal Ghana, prima di arrivare nel ghetto di Cerignola. Subito dopo il corso ha iniziato lโinserimento da Biofarm Orto, azienda romana, con contratto a tempo determinato. Anche Matthew รจ arrivato dal Ghana, la guerra nel suo Paese lโha costretto a scappare; sotto i caporali ha lavorato tra Manduria, Latina e Cerignola, alla raccolta di pomodori. Con un altro dei ragazzi ora lavorerร per Princess, unโindustria di trasformazione di pomodoro in cerca di personale qualificato. Mamadou, invece รจ senegalese, in Italia vive dal 2002, oggi ha 50 anni e un giorno sogna di tornare in Senegal a coltivare la terra. Ma il corso gli ha offerto una grande possibilitร , perchรฉ la cooperativa Altereco โ tra le 5 aziende di Cerignola coinvolte โ ha deciso di accoglierlo come socio. A tutti il progetto ha dato la possibilitร di condividere una casa dignitosa, imparare lโitaliano, regolarizzare i permessi.
Tutto รจ cominciato con gli incontri conoscitivi al ghetto: โPrima abbiamo individuato le necessitร produttive delle aziende partecipantiโ racconta Giulia, che del progetto รจ responsabile per Terra! โDa una parte sono state fatte schede per ogni azienda, per individuare necessitร , bisogni e produzioni. Nel ghetto, con il supporto di Oim, abbiamo individuato i profili piรน compatibili, e spiegato loro di cosa si trattasse, nel corso di riunioni collettive. Non tutti sono interessati a partecipare: spesso preferiscono mettere da parte il compenso dei cassoni che producono dโestate, un guadagno certo e immediato. Non riescono a pensare al futuro, รจ un investimento anche per loro, una scommessaโ. Chi ha accettato, invece, si รจ ritrovato parte di un gruppo che oggi รจ molto coeso, โlโidea รจ che alcuni di loro possano restare come formatori dei prossimi cicli, scegliendo personalmente chi salvare dal ghettoโ. La formazione รจ stata bilanciata sulle specificitร delle aziende e le necessitร del territorio (cโรจ grande richiesta, per esempio, di personale competente per potatura di alberi da frutto e ulivi), e integrata con le conoscenze pregresse dei ragazzi, che nei Paesi dโorigine erano contadini, panettieri, sarti…
E fondamentale รจ stato il supporto di Pio Bufano, energico volontario pugliese, che del lavoro nei campi conosce tutti i segreti e dei ragazzi รจ stato formatore, diventandone mentore e compagno di avventure: โLa vera integrazione รจ far passare i ragazzi per una formazione a 360 gradi, che gli fornisca le basi per andare oltre la manovalanza. Abbiamo iniziato un percorso sulle fasi fenologiche delle produzioni diffuse nella Capitanata: pomodoro, ulivo, vite, ortaggi. Nel vigneto abbiamo iniziato a luglio, per il pomodoro siamo partiti dalle fasi agronomiche di come si prepianta, i tipi di irrigazione, le nuove tecnologie. Oggi i ragazzi hanno moltissime competenze, spesso ne sanno piรน di chi lavora nei campi da una vita. Per esempio, gli ho insegnato a recuperare le manichette di plastica, invece di bruciarle come si usa da noi. La regola delle 3 R, in agricoltura, รจ fondamentale: recupero, riciclo, riusoโ.
Le difficoltร non sono mancate, a partire dalla lingua: โHanno ancora un poโ difficoltร nellโesprimersi, ma ci capiamo anche a gesti. Abbiamo studiato per immagini girate in chat, in aula e sui campi. Ora sanno comโรจ strutturato un albero, come eseguire una potatura, come riconoscere le malattie delle piante. ร un percorso che mi ha dato grande gratificazione. Spesso ho fatto da tutor per altri corsi con enti di formazione per italiani, comunitari ed extracomunitari. Ma in loro ho trovato quellโentusiasmo che li distingue dagli altri. Bisogna investire su questi progetti, sulla vecchia scuola professionale. Il progetto apre tante prospettive, ma รจ un investimento a medio lungo termine. Perรฒ la terra ci insegna, il seme, se non lo pianti nel terreno, non genera una spiga. E al tempo stesso bisogna lavorare sulla mentalitร delle aziende locali, cโรจ ancora molta ipocrisia, lโintegrazione รจ un processo difficile. Ma ricordiamoci: noi siamo decisivi quando andiamo ad acquistare, con la nostra posizione possiamo determinare le politiche futureโ. Il consiglio giusto per consumare Assay? โSu una fetta di buon pane bruscato, con un pezzetto di caciocavallo podolico stagionato e un bicchiere di Negramaroโ. Mangiatene Assay!
Per acquistare Assay www.terraonlus.it/acquista-assay/
a cura di Livia Montagnoli
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