Agricoltura

Agricoltura in cerca di manodopera stagionale. E se la soluzione fossero i braccianti irregolari?

Oltre che sulla manodopera straniera regolare, che ora viene a mancare, lโ€™agricoltura italiana continua a fare affidamento sul lavoro nero e sullo sfruttamento dei braccianti irregolari. Molti di loro vivono in ghetti che li espongono maggiormente al rischio di contagio. Ma potrebbero essere una risorsa: รจ il momento giusto per regolarizzarli.

  • 04 Aprile, 2020

Lโ€™agricoltura ha bisogno di manodopera stagionale

Mentre nel veronese fioccano le risposte di studenti e cassaintegrati allโ€™appello lanciato da Confagricoltura Verona per reperire lavoratori stagionali da impiegare nei campi (la raccolta di fragole e asparagi รจ imminente), la commissione Bilancio del Senato rigetta la possibilitร , paventata dal presidente Coldiretti Ettore Prandini, di reintrodurre il voucher agricolo per semplificare le operazioni di reclutamento e pagamento di nuova forza lavoro in questo contesto inedito. Resta allโ€™ordine del giorno, dunque, lโ€™allarme lanciato dagli addetti ai lavori della filiera agricola, che si trova a fronteggiare unโ€™imponente mancanza di manodopera, dovuta al venir meno dei lavoratori stagionali stranieri. Per altri versi, perรฒ, i braccianti agricoli stranieri presenti in Italia sono ancora numerosi.

Il popolo dei braccianti irregolari

Si tratta di immigrati irregolari, in maggioranza provenienti dal continente africano, che il sistema agricolo nazionale โ€“ terreno ancor fin troppo prolifico per il lavoro in nero โ€“ non ha mai avuto interesse a mettere in regola. Cedendo cosรฌ il passo al caporalato, piaga che indistintamente affligge le campagne italiane da Nord a Sud del Paese, nonostante i tentativi ricorrenti di normare il settore (ma il problema si risolverร  veramente solo quando lo Stato saprร  sottrarre ai caporali gli strumenti di controllo sul territorio). In piena emergenza Coronavirus, la situazione dei braccianti irregolari si รจ aggravata ulteriormente.

Vita in un ghetto di braccianti nel Sud Italia

Lโ€™emergenza contagio nei ghetti. Un appello per i diritti

Le condizioni igieniche e sociali nei ghetti tristemente noti del Sud Italia (da San Ferdinando in Calabria alla Capitanata foggiana) non sono mai state sostenibili, e ora lโ€™aggressivitร  del virus rischia di trasformare queste cittadelle dimenticate dal mondo in bombe epidemiologiche pronte a esplodere. La lettera-appello redatta da Terra! e Flai Cigl qualche giorno fa parte da questa premessa per contenere i danni: โ€œCโ€™รจ il rischio che il Covid-19 arrivi in quegli insediamenti, tramutandoli in focolai della pandemia. Ma le soluzioni ci sono: i Prefetti โ€“ destinatari di nuovi poteri a seguito del DCPM del 09 marzo โ€“ possono adottare disposizioni volte alla messa in sicurezza dei migranti e richiedenti asilo presenti sul territorio, mediante lโ€™allestimento o la requisizione di immobili a fini di sistemazione alloggiativa. Le risorse necessarie per gli eventuali interventi di rifacimento e adeguamento degli immobili requisiti potrebbero essere attinte dalla dotazione del Piano Triennale contro lo sfruttamento e il caporalatoโ€. Nella Capitanata, per esempio, il messaggio รจ stato recepito, ed รจ ora attiva una foresteria dโ€™emergenza che puรฒ ospitare 200 persone (ma nei ghetti della provincia di Foggia vivono 5mila persone, e ne contano 1200 le baraccopoli della Piana di Gioia Tauro, in Calabria; mentre sono 10mila gli immigrati, soprattutto africani, impiegati nelle campagne del casertano, nellโ€™area di Castel Volturno, ora assistiti da Emergency, con grande difficoltร ). Ma รจ una goccia nel mare.

Regolarizzare i braccianti irregolari. Una risorsa per il settore

Tanto piรน che proprio considerando la difficoltร  a reperire manodopera stagionale, i braccianti irregolari potrebbero costituire una risorsa importante. A patto perรฒ di concedere loro una sanatoria per accedere a cure e lavoro (il Portogallo, per esempio, ha appena approvato una regolarizzazione temporanea per chi รจ sprovvisto di permesso di soggiorno, fino al 1 luglio), regolarizzando il loro ruolo nella filiera in applicazione dei contratti collettivi agricoli, e contrastando al contempo il lavoro nero e il caporalato, come specifica un passaggio essenziale della lettera in questione: โ€œQuesto pero? non dev’essere uno strumento per rifornire il settore primario di lavoro a buon mercato in un momento di shock economico. รˆ necessario, pertanto, rafforzare le misure di contrasto al lavoro nero e favorire l’assunzione di chi sta lavorando in maniera irregolareโ€.

Ma sarebbe un peccato se il dibattito perdesse di mira lโ€™obiettivo, spostandosi solo sul piano politico alimentato dallo scontro tra fazioni opposte, come sta accadendo nelle ultime ore. Sanare la posizione degli irregolari non esclude lโ€™opportunitร  di coinvolgere disoccupati e cassaintegrati nella risoluzione dellโ€™emergenza, fornendo loro una fonte di guadagno alternativa in un momento di necessitร  (tramite voucher agricolo, che perรฒ non contempla copertura per malattia e infortuni?). Allโ€™appello mancano 200mila addetti ai lavori stagionali, cโ€™รจ posto per tutti. La prioritร  รจ procedere in fretta. Non solo per garantire la produttivitร  del settore, ma anche per salvaguardare i braccianti stranieri da unโ€™emergenza che ha aggravato, se possibile, le loro condizioni di vita. Il ministro Teresa Bellanova sembra aver raccolto lโ€™istanza, intervento in merito al dibattito Agricoltura a rischio, organizzato da Piรน Europa. Ora รจ necessario che le buone intenzioni diano adito a provvedimenti concreti.

 

a cura di Livia Montagnoli

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