Negli ultimi mesi, Nicola Gratteri, Procuratore della Repubblica di Catanzaro, รจ stato tra i primi a lanciare lโallarme sulla concreta possibilitร che le mafie approfittino della grave crisi imprenditoriale aperta dalla pandemia nel nostro Paese. Tra i settori piรน colpiti, per lโimpossibilitร di sostenere spese elevate (canoni di locazione in primis) non piรน compensate da un flusso di incassi costante, figurano (e figureranno nel prossimo futuro) ristorazione e turismo. A oggi, le inchieste condotte nelle Direzioni distrettuali Antimafia di tutta Italia non fanno che confermare lโaggravarsi di un rapporto pericoloso, sempre esistito, tra mafia e ristorazione, con la prima che individua nella seconda unโottima opportunitร per riciclare denaro sporco. A questo proposito, lo scorso maggio, Coldiretti pubblicava i dati del rapporto Agromafie dell’Organismo di Monitoraggio delle infiltrazioni criminali sull’emergenza Covid, fotografando lโimmagine di unโItalia in cui 5mila ristoranti sono in mano alla criminalitร , con โl’agroalimentare diventato una delle aree prioritarie di investimento della malavitaโ, per un giro di affari del valore di 24,5 miliardi di euro (considerando non solo la ristorazione, ma anche agricoltura, allevamento e distribuzione alimentare). Ma al di lร della crisi contingente, il problema รจ radicato e ben noto alle forze dellโordine, con le Procure impegnate in prima linea nel portare avanti operazioni antimafia che si protraggono anche per anni.
Il blitz portato a termine in data 29 settembre dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma su disposizione del gip di Roma รจ un ottimo esempio di quanto estese siano le mire della criminalitร sul settore della ristorazione. Lโesecuzione dellโordinanza di custodia cautelare messa in atto allโalba in 14 ristoranti della Capitale รจ solo lโultimo atto di unโindagine avviata nel 2017, a seguito della scarcerazione del boss Angelo Moccia – che con Luigi Moccia รจ a capo dellโomonimo clan camorristico โ con lโobiettivo di sgominare un complesso sistema di riciclaggio del denaro. Lโordinanza, spiccata nei confronti di 13 persone (tra cui Angelo e Luigi Moccia), somma accuse per i reati di estorsione e fittizia intestazione di beni, aggravati dal metodo mafioso, nonchรฉ esercizio abusivo del credito. Gli accertamenti avrebbero infatti dato la conferma (supportata da intercettazioni che fanno rabbrividire, con gli imprenditori vittime di estorsione prostrati dal timore di rimetterci la vita) che i clan gestivano attraverso dei prestanome diverse attivitร commerciali a Roma, โriciclando i capitali illeciti in investimenti immobiliari e in macchine di lusso intestate ad altri soggetti, ed estorcendo denaro con metodi mafiosi a chi non rispettava le regoleโ. Nellโambito dellโoperazione sono stati sequestrati beni per 4 milioni di euro. Per quel che riguarda la ristorazione, emerge un quadro abbastanza desolante sulle insegne di dubbia qualitร che proliferano nel centro della Capitale, dove sembrano essersi concentrati gli interessi del clan Moccia. Tra i locali coinvolti, Panico, Bombolone, La Scuderia, Varsi Bistrot; ampio l’orizzonte d’azione in centro cittร , tra Fontana di Trevi, Pantheon, Trastevere, piazza Navona, Castel Sant’Angelo, via della Conciliazione, via Veneto, via di Tor Millina, via del Banco di Santo Spirito.
E non รจ difficile, navigando in rete, scovare recensioni dei malcapitati clienti incappati in uno di questi ristoranti, con giudizi (โMasochismo allo stato puroโ, si legge in un caso; โpraticamente truffaldinoโ, sancisce un altro cliente; e poi ancora un inequivocabile: โState alla larga!โ) che non fanno che confermare la necessitร di tenersi alla larga da attivitร senza arte nรฉ parte, non a caso semplice copertura per attivitร illecite, che nulla hanno a che fare con la seria imprenditoria della ristorazione. Lโauspicio รจ che le operazioni antimafia possano rivelarsi sempre piรน efficaci e capillari, ma lโinvito a saper scegliere lo rivolgiamo ai consumatori: prestate attenzione, e fidatevi di consigli professionali.
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