In queste ore si fa un gran parlare delle scarpe policromate lanciate dalla Lidl, che con un misto di design e prezzo paiono aver scatenato una vera e propria corsa agli acquisti (e successivamente alla rivendita a cifre folli sul Web). Se la notizia sembra di per se da derubricare nella sezione โcuriositร โ, รจ pur sempre unโottima scusa per parlare di quello che la multinazionale tedesca sta facendo per elevare il proprio percepito. Curiosando tra gli scaffali del discount un prodotto ha attratto la nostra attenzione, ovvero il Gin Tempesta.
Foto: Michele Tamasco
Ebbene sรฌ, il colosso della distribuzione ha deciso di implementare la sua giร vastissima offerta di private label con un gin italiano. Se questa notizia puรฒ farvi saltare sulla sedia, รจ perchรฉ si รจ sempre un po’ prevenuti quando si parla dellโofferta di questa catena, eppure abbiamo voluto provarlo e assaggiarlo senza pregiudizi, per darvene uno spaccato piรน possibile imparziale e credibile.
La storia della catena a marchio e il mondo degli spirits รจ lunga e costellata di successi. Allโestero infatti lโazienda ha saputo imporsi nel cuore dei consumatori con bottiglie dallโottimo rapporto qualitร -prezzo (non scordiamoci che in paesi come Germania, Francia e Regno Unito la presenza di questi prodotti nel carrello medio delle famiglie รจ tuttโaltro che marginale), andando a toccare livelli dโeccellenza per quanto riguarda il whisky, prodotto su cui si possono citare alcuni importanti riconoscimenti e premi.
Anche sul gin lโazienda aveva giร sorpreso, quando alcuni anni fa con il suo Gin Hortus in Inghilterraย aveva superato in un blind test organizzato da Good Housekeeping Institute (di proprietร della casa editrice Hearst, la stessa di Elle e Cosmopolitan), alcuni nomi blasonati,ย arrivando parecchio piรน in alto dei piรน famosi Gordonโs e Sipsmith, e classificandosi a pari-merito con il Beefeater e solo un punto sotto a Bombay Sapphire. Anche in questa categoria comunque i premi si sprecano.
Foto: Michele Tamasco
Di questo prodotto, vero protagonista dellโarticolo, sappiamo ancora molto poco. Lanciato a luglio 2019, secondo le informazioni fornite dalla casa madre, รจ un London Dry Gin creato partendo da 8 botaniche tra cui ginepro, salvia e agrumi di origine italiana. Giร qui vediamo un paio di dettagli molto interessanti: in primo luogo la materia prima selezionata sembra qualitativamente alta (come specificato per la provenienza della frutta). Anche sul metodo produttivo il lavoro sembra fatto a regola dโarte. Esistono infatti varie maniere per creare un gin, e qui si รจ scelta la piรน nobile e complessa, che richiede aderenza a uno specifico disciplinare (quello del London Dry) invece che ricorrere allโutilizzo di un metodo Compound che avrebbe potuto abbattere i costi e utilizzare nomi come Italian Dry Gin che non hanno uno specifico significato legale, ma rendono perfettamente lโidea a livello marketing.
Nota di merito anche per il packaging, semplice ma efficace. Il nome รจ molto in linea con i prodotti sul mercato, e anche lโetichetta non da assolutamente lโidea di un prodotto da prezzo. Spicca la scritta โprodotto originale italianoโ.
Per capirne pregi e difetti, ne abbiamo parlato con Manuel Petretto, titolare e barmanager di Love Craft di Firenze. Questo cocktail bar vanta una delle bottigliere piรน interessanti del capoluogo toscano, soprattutto sul Whisky, ma tra le varie etichette da centinaia di euro esposte possiamo trovare anche una bottiglia di Tempesta. โLo ho assaggiato e lo ho trovato equilibrato e gradevole. Niente da invidiare al livello medio dei prodotti sul mercatoโ ci racconta โho deciso di tenerlo nel mio locale per farlo assaggiare a clienti affezionati e colleghi, in una sorta di blind test scherzoso. Per ora nessuno di quelli a cui lo ho servito alla cieca se ne รจ lamentato, anziโฆin linea di massima piace a tuttiโ. Ma come regge in miscelazione? โIn un Gin Tonic funziona veramente molto bene, dโaltronde lโaccoppiata salvia-agrumi รจ un classico che non delude mai nella scelta delle botaniche, ma lo ho anche utilizzato per dei Martini, e devo dire che la resa รจ veramente notevoleโ.
Se fin qui abbiamo parlato solo bene del Gin Tempesta, ci sembra giusto mettere anche lโaccento sullโunico vero difetto che ci salta allโocchio: il prezzo. A scaffale il prodotto esce infatti intorno ai 6,49 euro, e lo si puรฒ trovare in sconto intorno ai 6. Il prezzo risulta incredibilmente basso. Se infatti cominciamo a immaginare che il prodotto porta su di sรฉ unโaccisa 2,17 euro piรน contrassegno di stato 0,05 euro e unโIVA 22% del corrispondente 1,4278. Questi costi fissi di circa 3,6478 euro complessivi, prescindono ogni valore della bottiglia utilizzata, tappo etichetta e soprattutto liquido allโinterno (escludendo ragionamenti su logistica e stoccaggio), su cui ovviamente non possiamo che fare supposizioni.
Comโรจ possibile avere dunque un prezzo cosรฌ basso? La prima risposta la possiamo avere seguendo il codice distilleria presente in etichetta, che ci porta a una grossa azienda piemontese, sicuramente adatta a gestire le economia di scala. Il secondo elemento ovviamente รจ il Business Model dei discount in cui si mira a guadagnare sui volumi piรน che sulle singole marginalitร dei prodotti. Quindi dovโรจ il problema? In un mercato emergente come quello dei Craft Spirits in Italia, una bottiglia di questo tipo rischia di creare un percepito di valore molto basso nei consumatori, dando lโidea che il prezzo corretto di una referenza sia quello proposto da Lidl. In un paese dove lโapertura di una microdistilleria comporta esborsi di denaro notevoli e complesse trafile burocratiche, si rischia dunque di rovinare un mercato emergente e qualitativo. Ovviamente nessuno dice che il compito di Lidl sia quello di fare cultura in merito, ma รจ evidente che Tempesta strizza lโocchio con il proprio packaging al mondo delle produzioni artigianali, e il rischio di generare confusione per il settore รจ innegabile.
a cura di Federico Silvio Bellanca
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