Birra

Armando Romito porta il birrificio Maestri del Sannio da Cantillon

  Da Cerreto Sannita a Bruxelles per brassare una birra da Cantillon, nome di culto per le birre a fermentazione spontanea. La storia perรฒ, comincia prima, da una carriera mancata nel campo della finanza. Un giovane birraio (anche se lui non si definisce cosรฌ) sannita, carico di qualche quintale di grano Romanella e un tonneaux […]

  • 08 Gennaio, 2019

 

Da Cerreto Sannita a Bruxelles per brassare una birra da Cantillon, nome di culto per le birre a fermentazione spontanea. La storia perรฒ, comincia prima, da una carriera mancata nel campo della finanza.

Un giovane birraio (anche se lui non si definisce cosรฌ) sannita, carico di qualche quintale di grano Romanella e un tonneaux contenente precedentemente Falanghina, parte da Cerreto Sannita, localitร  immersa nelle montagne del beneventano, per andare a brassare da Cantillon, birreria conosciuta in tutto il mondo come quartier generale e punto di riferimento per le birre a fermentazione spontanea.

Armando Romito nasce nel Sannio nel 1982, โ€œil giorno in cui lโ€™Italia vinceva i Mondiali, con papร  che non sapeva come destreggiarsi tra parto e finaleโ€, e dopo una laurea in Economia e Commercio inizia a cercare lavoro in ambito bancario, ma nonostante le buone prove durante test e colloqui non riesce a essere assunto. โ€œForse non era destinoโ€, dice ironicamente oggi.

La prima vita in finanza tra Lecco e Roma

La consecutio logica lo porta comunque a entrare nel mondo della consulenza finanziaria, dove inizia a pian piano farsi strada; in quegli anni lavora nellโ€™ufficio gare di appalto della multinazionale Smith & Nephew, con sede ad Agrate Brianza (MB), che gli permette di vivere una vita abbastanza agiata ma che non lo soddisfa appieno. In questo periodo trova spesso rifugio presso gli zii ristoratori e il cugino pizzaiolo, con le attivitร  nella provincia di Lecco. Un’esperienza influenzerร  poi tantissimo le scelte lavorative del sannita. Dopo qualche anno, in seguito a una riorganizzazione aziendale, vengono licenziati metร  dei dipendenti. Armando si sposta a Roma, dove viene assunto in una azienda piรน piccola, affiliata al gruppo Intesa Sanpaolo. Nemmeno questa esperienza lo coinvolge e nel 2013 torna a casa.

Il rientro nel Sannio

Per un anno si sveglia allโ€™alba e approfondisce tecniche di produzione (casearie, di panificazione, di macellazione, etc.), stringendo al contempo rapporti con i numerosi artigiani, maestri, presenti sul suolo sannita. Remando contro la sua stessa famiglia, scettica sul suo futuro, Armando matura la sua scelta: โ€œNon serviva un altro maestro, ma qualcuno che vendesse i loro prodottiโ€. Cosรฌ, lโ€™11 novembre 2015, nel locale di un amico, nasce la bottega Maestri del Sannio. E la birra? โ€œLa producevo in casa dal 2008, poi nel 2015 ho dato vita alla mia beer firm (produzione in impianti altrui, ndr), inizialmente presso il birrificio Karma nellโ€™originaria sede di Alvignanoโ€ racconta โ€œqui ho fatto la prima cotta (il processo di produzione della birra, ndr) di Romanella, prodotta con il grano antico omonimo, poi, dati i numerosi impegni di Mario Cipriano di Karma e lโ€™impossibilitร  di produrre lรฌ per qualche mese, mi sono mosso verso il birrificio Borrillo di Molinaraโ€. Qui Armando stringe con il birraio resident Vincenzo Cillo, attualmente in forza in vari birrifici meridionali per via del suo grande bagaglio di competenze.

Grani tradizionali e birre

Anche Cillo inizialmente รจ perplesso sulla questione grani antichi. Tuttavia, dopo poco i due trovano lโ€™intesa: si perfeziona la Romanella, birra da 5.5% vol. brassata adoperando 60% di malto Pils e 40% di grano non maltato varietร  Romanella (riscoperta dopo 15 anni di ricerche da Luigi Mascia), e nasce la Risciola, con gradazione alcolica speculare e 20% di grano non maltato varietร  Risciola dellโ€™azienda La Rufesa di Montefalcone Di Val Fortore (BN). Se la prima nasce dallโ€™esigenza di brassare una birra che potessero bere i contadini al ritorno dai campi, dunque non utilizzando spezie e limitando la componente luppolata, la Risciola possiede maggiore complessitร  ed esibisce un profilo organolettico mutevole nel tempo. Sempre in questi anni Armando conosce Antonio Marino di Les Vignerons, enoteca romana natural oriented, con una bella selezione di birre artigianali: un incontro essenziale, in quanto questi lo incoraggia a perseguire la strada delle fermentazioni spontanee. Dalla Romanella, quasi come in un albero genealogico, dipanano dunque le birre, realizzate con quel metodo produttivo: la Sourella, la Cerasella con ciliegie, la Vignarella con uve Aglianico dellโ€™azienda Canlibero di Torrecuso (BN), la Uvarella con uve Falanghina dellโ€™azienda Giovanni Iannucci di Guardia Sanframondi (BN).

Il consenso delle birrerie

Nel frattempo il giovane birraio sannita si fa strada tra i pub e i locali che trattano birra artigianale: Historia Birreria a Puglianello (BN), dove Armando ha bevuto le prime birre artigianali, scommette stavolta sulle sue, seguito a ruota dal Foro dei Baroni a pochi passi, dove il maรฎtre Vincenzo Esposito, grande appassionato anche di vini naturali, apprezza sin da subito le bottiglie. La svolta avviene quando Valerio Banon de La Tana a Bruxelles, incuriosito da un post di Antonio Marino, chiede ad Armando di inviargli le sue birre per conoscerle. Dopo gli assaggi, gli propone di organizzare una cena di degustazione con le sue birre al locale, alla quale invita anche Jean Van Roy, birraio di Cantillon, il nome piรน famoso per i lambic, le birre senza lieviti inoculati maturate in legno: la mattina prima della cena – un 1vs1 tra Maestri del Sannio e Cantillon con un menu pensato apposta per la serata – Jean Van Roy assaggia il grano Romanella portato da Armando e ne rimane colpito.

L’approdo a Bruxelles

Nel novembre del 2018, su richiesta di Van Roy, Armando parte in compagnia di Vincenzo Cillo, Gianluca Polini (publican dellโ€™Ottavonano di Atripalda) ed Edoardo Rossi (publican di Malto Misto a Roma) verso Bruxelles: lโ€™esperienza della vita per il โ€œputecaroโ€ (come ama definirsi) sannita. Con sรฉ porta 4 quintali e mezzo di grano Romanella e un tonneaux di Falanghina dellโ€™azienda Giovanni Iannucci di cui sopra, al fine di brassare una birra che possa sapere di Sannio e di Belgio. Cosa ne verrร  fuori? Secondo Jean Van Roy, a fine cotta il mosto risultava piรน ricco gustativamente, e possedeva una tinta piรน carica rispetto al solito. Se il risultato differirร  di poco dalle birre di Cantillon, la birra non verrร  chiamata in modo diverso per non speculare sui collezionisti; in caso contrario, si vedrร . Parte del mosto รจ stato poi immesso nel tonneaux di provenienza sannita: anche in questo caso, solo il tempo potrร  dirci se sarร  stata solo una bella esperienza per il campano o se il frutto del proprio lavoro avrร  dato vita a un prodotto innovativo, in questโ€™ultimo caso molto piรน probabile. Dโ€™altronde, come recita il motto della brasserie belga: โ€œLe temps ne respecte pas ce qui se fait sans luiโ€.

a cura di Andrea Docimo

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