Da Cerreto Sannita a Bruxelles per brassare una birra da Cantillon, nome di culto per le birre a fermentazione spontanea. La storia perรฒ, comincia prima, da una carriera mancata nel campo della finanza.
Un giovane birraio (anche se lui non si definisce cosรฌ) sannita, carico di qualche quintale di grano Romanella e un tonneaux contenente precedentemente Falanghina, parte da Cerreto Sannita, localitร immersa nelle montagne del beneventano, per andare a brassare da Cantillon, birreria conosciuta in tutto il mondo come quartier generale e punto di riferimento per le birre a fermentazione spontanea.
Armando Romito nasce nel Sannio nel 1982, โil giorno in cui lโItalia vinceva i Mondiali, con papร che non sapeva come destreggiarsi tra parto e finaleโ, e dopo una laurea in Economia e Commercio inizia a cercare lavoro in ambito bancario, ma nonostante le buone prove durante test e colloqui non riesce a essere assunto. โForse non era destinoโ, dice ironicamente oggi.
La consecutio logica lo porta comunque a entrare nel mondo della consulenza finanziaria, dove inizia a pian piano farsi strada; in quegli anni lavora nellโufficio gare di appalto della multinazionale Smith & Nephew, con sede ad Agrate Brianza (MB), che gli permette di vivere una vita abbastanza agiata ma che non lo soddisfa appieno. In questo periodo trova spesso rifugio presso gli zii ristoratori e il cugino pizzaiolo, con le attivitร nella provincia di Lecco. Un’esperienza influenzerร poi tantissimo le scelte lavorative del sannita. Dopo qualche anno, in seguito a una riorganizzazione aziendale, vengono licenziati metร dei dipendenti. Armando si sposta a Roma, dove viene assunto in una azienda piรน piccola, affiliata al gruppo Intesa Sanpaolo. Nemmeno questa esperienza lo coinvolge e nel 2013 torna a casa.
Per un anno si sveglia allโalba e approfondisce tecniche di produzione (casearie, di panificazione, di macellazione, etc.), stringendo al contempo rapporti con i numerosi artigiani, maestri, presenti sul suolo sannita. Remando contro la sua stessa famiglia, scettica sul suo futuro, Armando matura la sua scelta: โNon serviva un altro maestro, ma qualcuno che vendesse i loro prodottiโ. Cosรฌ, lโ11 novembre 2015, nel locale di un amico, nasce la bottega Maestri del Sannio. E la birra? โLa producevo in casa dal 2008, poi nel 2015 ho dato vita alla mia beer firm (produzione in impianti altrui, ndr), inizialmente presso il birrificio Karma nellโoriginaria sede di Alvignanoโ racconta โqui ho fatto la prima cotta (il processo di produzione della birra, ndr) di Romanella, prodotta con il grano antico omonimo, poi, dati i numerosi impegni di Mario Cipriano di Karma e lโimpossibilitร di produrre lรฌ per qualche mese, mi sono mosso verso il birrificio Borrillo di Molinaraโ. Qui Armando stringe con il birraio resident Vincenzo Cillo, attualmente in forza in vari birrifici meridionali per via del suo grande bagaglio di competenze.
Anche Cillo inizialmente รจ perplesso sulla questione grani antichi. Tuttavia, dopo poco i due trovano lโintesa: si perfeziona la Romanella, birra da 5.5% vol. brassata adoperando 60% di malto Pils e 40% di grano non maltato varietร Romanella (riscoperta dopo 15 anni di ricerche da Luigi Mascia), e nasce la Risciola, con gradazione alcolica speculare e 20% di grano non maltato varietร Risciola dellโazienda La Rufesa di Montefalcone Di Val Fortore (BN). Se la prima nasce dallโesigenza di brassare una birra che potessero bere i contadini al ritorno dai campi, dunque non utilizzando spezie e limitando la componente luppolata, la Risciola possiede maggiore complessitร ed esibisce un profilo organolettico mutevole nel tempo. Sempre in questi anni Armando conosce Antonio Marino di Les Vignerons, enoteca romana natural oriented, con una bella selezione di birre artigianali: un incontro essenziale, in quanto questi lo incoraggia a perseguire la strada delle fermentazioni spontanee. Dalla Romanella, quasi come in un albero genealogico, dipanano dunque le birre, realizzate con quel metodo produttivo: la Sourella, la Cerasella con ciliegie, la Vignarella con uve Aglianico dellโazienda Canlibero di Torrecuso (BN), la Uvarella con uve Falanghina dellโazienda Giovanni Iannucci di Guardia Sanframondi (BN).
Nel frattempo il giovane birraio sannita si fa strada tra i pub e i locali che trattano birra artigianale: Historia Birreria a Puglianello (BN), dove Armando ha bevuto le prime birre artigianali, scommette stavolta sulle sue, seguito a ruota dal Foro dei Baroni a pochi passi, dove il maรฎtre Vincenzo Esposito, grande appassionato anche di vini naturali, apprezza sin da subito le bottiglie. La svolta avviene quando Valerio Banon de La Tana a Bruxelles, incuriosito da un post di Antonio Marino, chiede ad Armando di inviargli le sue birre per conoscerle. Dopo gli assaggi, gli propone di organizzare una cena di degustazione con le sue birre al locale, alla quale invita anche Jean Van Roy, birraio di Cantillon, il nome piรน famoso per i lambic, le birre senza lieviti inoculati maturate in legno: la mattina prima della cena – un 1vs1 tra Maestri del Sannio e Cantillon con un menu pensato apposta per la serata – Jean Van Roy assaggia il grano Romanella portato da Armando e ne rimane colpito.
Nel novembre del 2018, su richiesta di Van Roy, Armando parte in compagnia di Vincenzo Cillo, Gianluca Polini (publican dellโOttavonano di Atripalda) ed Edoardo Rossi (publican di Malto Misto a Roma) verso Bruxelles: lโesperienza della vita per il โputecaroโ (come ama definirsi) sannita. Con sรฉ porta 4 quintali e mezzo di grano Romanella e un tonneaux di Falanghina dellโazienda Giovanni Iannucci di cui sopra, al fine di brassare una birra che possa sapere di Sannio e di Belgio. Cosa ne verrร fuori? Secondo Jean Van Roy, a fine cotta il mosto risultava piรน ricco gustativamente, e possedeva una tinta piรน carica rispetto al solito. Se il risultato differirร di poco dalle birre di Cantillon, la birra non verrร chiamata in modo diverso per non speculare sui collezionisti; in caso contrario, si vedrร . Parte del mosto รจ stato poi immesso nel tonneaux di provenienza sannita: anche in questo caso, solo il tempo potrร dirci se sarร stata solo una bella esperienza per il campano o se il frutto del proprio lavoro avrร dato vita a un prodotto innovativo, in questโultimo caso molto piรน probabile. Dโaltronde, come recita il motto della brasserie belga: โLe temps ne respecte pas ce qui se fait sans luiโ.
a cura di Andrea Docimo
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