Chiuso il bilancio dell’anno appena finito, la Fipe condivide i dati del consueto Rapporto annuale sullo stato dell’arte della ristorazione nazionale. Come sempre, i risultati โ in prima battuta decisamente lusinghieri โ nascondono la compresenza di luci e ombre. A cominciare dal numero di attivitร censite nel 2019 nel settore dell’imprenditoria della ristorazione, in crescita rispetto all’anno precedente. E perรฒ, alle 336mila imprese registrate sul territorio nazionale, fa da contraltare l’elevato turnover, che evidenzia l’emergenza piรน preoccupante per gli addetti ai lavori: per tanti ristoranti che aprono, molti concludono la propria esperienza anzitempo. ร ancora troppo elevato, insomma, il tasso di mortalitร imprenditoriale: dopo un anno di attivitร chiude il 25% dei ristoranti; dopo 3 anni abbassa le serrande quasi un locale su due, mentre dopo 5 anni le chiusure interessano il 57% di bar e ristoranti.
Positivo, invece, il dato sull’iniziativa femminile โ quasi un’attivitร di ristorazione su tre รจ gestita da donne, per una cifra che supera le 112mila insegne โ e sugli investimenti degli stranieri, che coprono l’11,6% delle attivitร totali (45mila imprese); oltre 56mila, invece, sono le imprese gestite da under35.
Al contempo, il rapporto indaga tra le abitudini di consumo degli italiani, che determinano il successo (o meno) di chi opera nella ristorazione. Gli italiani amano mangiare fuori, e anzi, investono sempre di piรน per soddisfare questa voglia: in 10 anni la spesa per mangiare fuori casa รจ aumentata di 4,9 miliardi; e nel 2019 l’oscillazione a rialzo si รจ attestata sull’0,7%, per un totale di 86 milioni di euro di spesa. Ma in che direzione si orientano i consumatori? Territorialitร , sostenibilitร e convenienza sono gli asset privilegiati:
Il comparto della ristorazione, oggi, traina la filiera agroalimentare, acquistando prodotti alimentari per un totale di 20 miliardi di euro, e creando un valore aggiunto superiore ai 46 miliardi, il 34% del valore complessivo dell’intera filiera. E assicura, al contempo, uno sbocco occupazionale importante: nella ristorazione lavorano 1,2 milioni di addetti di cui il 52% donne e in maggioranza giovani. In 10 anni la crescita รจ stata del 20% (anche se il dato rispetto al 2018 รจ stabile).
Le principali criticitร , invece, riguardano da vicino la situazione di concorrenza sleale che vige nei piรน noti centri storici italiani: โI costi di locazione sono diventati insostenibili, il servizio richiede personale e il personale costa, gli oneri di gestione, a cominciare dalla Tari, sono sempre piรน pesantiโ spiega Lino Stoppani analizzando la contingenza โLa scorciatoia รจ fatta da attivitร senza servizio, senza spazi e con personale ridotto all’osso, ed รจ favorita da politiche poco lungimiranti delle amministrazioni locali che consentono a tutti di fare tutto senza il rispetto del principio ‘stesso mercato, stesse regole’ che per noi รจ alla base di una buona e sana concorrenzaโ. Cosรฌ nel corso degli ultimi 10 anni, si รจ impennato il numero di paninoteche, kebab e take away di dubbia qualitร (+54,7%), mentre sono diminuiti i bar (-0,5%). Eppure, come testimonia anche il lavoro di Gambero Rosso sulla guida Bar d’Italia, il bar รจ un presidio importante della cultura gastronomica nazionale. E un numero cospicuo di italiani, circa 5 milioni di persone, lo sceglie quotidianamente per godersi il momento della colazione.
Il fenomeno del plagio e della contraffazione dell’italianitร รจ duro a morire. E non riguarda piรน solo i prodotti della filiera agroalimentare, ma anche insegne e marchi registrati di ristoranti e pasticcerie, imitati all’estero. Il marchio โospitalitร italianaโ รจ nato per contrastare il fenomeno: il lavoro di certificazione รจ in corso d’opera, e al momento attesta l’autenticitร di circa 2200 insegne sulle oltre 60mila che nel mondo si dichiarano italiane.
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