Nonostante gli sforzi per contrastarlo, il commercio illegale di carne di animali selvatici, noto come bushmeat, ha visto un aumento negli ultimi anni, mettendo a rischio la sopravvivenza di numerose specie e favorendo la diffusione di patogeni attraverso il trasporto aereo, preferito dai contrabbandieri per la sua rapiditร rispetto al trasporto marittimo, meno adatto per la carne fresca.
La carne selvatica proveniente da aree geograficamente lontane suscita in qualcuno un certo interesse. La relativa domanda cresce nelle cittร , nei centri urbani dโoltremare e nelle aree rurali, ma non si tratta di un fenomeno nuovo. Giร nel 2008, la ricercatrice universitaria Anne-Lise Chaber aggirandosi in incognito per i mercati di Parigi riscontrava una certa facilitร nellโacquistare questo cibo โesoticoโ. Anche a distanza di anni, ha confermato al giornale The Guardian che la reperibilitร della merce rimane la stessa: โso che รจ ancora molto facileโ. Dunque, nuova รจ soltanto la portata (rilevante) che ha assunto nel tempo il consumo di bushmeat (per il WWF “di foresta“).ย Una carne difficile da identificare dato che solitamente viene essiccata e affumicata. Potrebbe pure assomigliare al manzo. In realtร , puรฒ essere di scimmia, pangolino, ratto di canna, elefante e tanto altro ancora. Non proprio animali dโallevamento. Secondo la studiosa poi, per certe persone risulta semplicemente piรน gustosa da mangiare, mentre per altre persino piรน salutare. E, per accaparrarsela, son disposti a spendere cifre elevate (almeno il doppio del prezzo previsto per la carne del supermercato).
In Italia, per anni il giovane chefย Valerio Braschi, ex vincitore di Masterchef e vecchio titolare del ristorante 1978, si รจ avventurato nella composizione di ricette che prevedessero ingredienti โselvaticiโ o insoliti; dal pene di toro alla carne di coccodrillo, sperimentazioni culinarie distanti dallโimmaginario di molti.
In genere, questa carne viaggia attraverso i continenti a bordo di aerei, allโinterno di bagagli da stiva o imballata per posta. I voli, come afferma la scienziata, garantiscono tempi di percorrenza minori. Ad oggi, la soluzione piรน veloce per entrare. Soprattutto rispetto alla via marittima, che implica certamente tragitti piรน lunghi. Avvolta in sacchi neri dellโimmondizia (quelli โcondominialiโ), viene occultata da erbe aromatiche o pesce essiccato. Introdotta in modo illecito nei paesi europei, costituisce un prodotto da contrabbando. Nel solo aeroporto di Bruxelles, la giornata tipo รจ rappresentata da almeno 10 sequestri, circa 75 kg di cibo selvatico, pronto per essere commercializzato illegalmente. Vale a dire: circa 3,9 tonellate al mese. Stando ai report provenienti dal continente africano, questo traffico รจ diventato una vera e propria fonte di guadagno; tanto รจ vero che, come hanno confermato alcuni rapporti del 2010, un passeggero su 12 perquisiti, provenienti dallโAfrica centrale e occidentale, viaggiano con carcasse di questo tipo. Fra lโaltro, tali importazioni costituiscono uno dei segmenti piรน redditizi della criminalitร organizzata. La polizia internazionale รจ quindi incessantemente sotto sforzo per bloccare il commercio. Si pensi che soltanto dal 2 al 27 ottobre di questโanno sono state arrestate piรน di 500 persone.
Il reale โcaricoโ della bushmeat รจ sconosciuto. Chissร quanti lavorati di fauna selvatica passano per i terminal e le stazioni di tutta Europa senza essere confiscati dai funzionari doganali. Un disegno che mette in luce le gravi lacune del programma di biosicurezza comunitaria. Anche perchรฉ nel quadro dellโUnione sono pochi gli aeroporti che eseguono ispezioni tanto approfondite sulle valigie come al Charles de Gaulle di Parigi; figuriamoci quanti come quello di Bruxelles consentono ai ricercatori di studiare il fenomeno ed eseguire test del DNA sulla carne. Nello specifico, attraverso lโausilio della tecnologia piรน avanzata (il MinION), gli scienziati sono in grado di sequenziare geneticamente i campioni contenuti nel bagaglio entro otto ore.
Il contrabbando di fauna selvatica, oltre a rappresentare un pericolo per le specie animali in via dโestinzione, pone un problema evidente di salute pubblica. Il volume importato che non viene fermato alla dogana fa il suo ingresso nel cuore cittadino minando i livelli di biosicurezza. Difatti, la gestione delle carcasse (talvolta la macellazione avviene poco prima dellโimbarco) puรฒ contribuire a diffondere virus e malattie giร esistenti (ad esempio il vaiolo), oppure a originarne di nuovi. In aggiunta, spesso capita che la carne, nascosta in condizioni estreme e non regolate, entri in fase di decomposizione, presentandosi infestata da larve, insetti di altro tipo e quale potenziale veicolo di agenti patogeni pericolosi. In questo senso, lโesperienza pandemica e virulenta avrebbe dovuto fungere per tutti noi da monito. Come si suol dire, la storia insegna. O quantomeno dovrebbe.
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