La notte se lโรจ ripreso. Senza rumore, senza ospedale. Alla notte romana Ruggero Penza apparteneva, e lei lo ricambiava ospitando ovunque il suo sorriso, i suoi racconti, la sua compostezza. Rientrava nella ristrettissima cerchia di coloro che in Italia ritengono che sia la sala a nobilitare lโuomo, che la professione di maรฎtre sia un arrivo e quella di cameriere non sia un ripiego. Aveva in odio tutto ciรฒ che รจ sciatto o fasullo e aveva trasmesso la sua passione anche agli allievi del Master del Gambero Rosso.
Lo avevo conosciuto sul finire degli anni โ90, quando era anima e parte di una nutrita combriccola di strana gente: quelli che staccavano tardi, ma che avevano ancora voglia di farsi due bicchieri e quattro chiacchiere. Maitre, camerieri, giornalisti, fornai, giocatori di carte e ristoratori costituivano lโasse questa curiosa brigata, disposta a confrontarsi fino allโalba sugli argomenti piรน disparati. Cโerano i ragazzi di Beck, cโera Stefano Callegari molto prima che aprisse Sforno, ce ne erano molti altri che di lรฌ a poco si sarebbero fatti conoscere dal pubblico. Non ci si vedeva mai prima dellโuna in locali come il Blob, lo Steel, che adesso non esistono piรน, perchรฉ รจ quella Roma a non esserci piรน. Ruggero, giร affermato malgrado la giovane etร , era lโunico elegante e lโunico a mantenere lโaplomb. Se lo guardavi in faccia a fine serata, con gli altri ubriachi da un pezzo, metteva impressione. Non un capello fuori posto, non una goccia di sudore, elegantissimo anche lontano dal lavoro, alle cinque del mattino, dopo una lunghissima giornata di lavoro e una notte trascorsa con gli altri, sembrava prontissimo a prenderti un ordine e farti accomodare chissร dove.
Ha dedicato una vita a questa professione, come mosso da una mano invisibile, per una missione di superiore importanza. Raramente coltiviamo la storia, ma sta a noi raccogliere e tramandare quello che a molti ha insegnato, ovvero che la serietร e la risata possano convivere a qualunque ora, che sia possibile prendere sul serio quello che si fa senza prendere troppo sul serio sรฉ stessi, persino adesso che misure e decreti ricoprono tutto e dappertutto si posano, come la neve di Joyce, su tutti i vivi e su tutti i morti.
a cura di Federico Iavicoli
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