Se vedete un animale dal pelo lungo, riccio e lanuto guardategli il muso prima di dire che sia una pecora. Potreste rimanere sorpresi e scoprire che si tratta di un maiale. Il mantello richiama vagamente un ovino ma il grugno ĆØ quello del āporcoā, con il naso grosso e carnoso e le grandi narici, adatto a grufolare. Parliamo della Mangalitsa (Mangalica o Mangalitza), antica razza suina originaria dellāarea balcanica, che ha avuto il suo momento di gloria soprattutto nel XIX secolo. Recuperata tre decenni fa, da qualche anno ĆØ allevata anche in Italia.
Questi maiali grossi e peluti sono diffusi soprattutto in Ungheria. Arrivarono attraverso la Serbia nella prima metĆ dellāOttocento: il nucleo iniziale dellāallevamento si deve al principe Giuseppe nel 1833. Ć il principio di una bella storia e di una risorsa economica per il Paese. La Mangalitsa diventò la razza suina preferita in terre magiare, raggiungendo lāapice durante lāimpero austro-ungarico: ha fatto la fortuna del famoso salame ungherese. Poi allāinizio del Novecento sono arrivate le razze bianche migliorate del nord Europa, che hanno mandato in pensione quelle antiche rustiche, spingendole fino allāorlo dellāestinzione. Compresa la Mangalitsa.
A riscoprire e recuperare questo maiale, preso proprio per il ciuffo una trentina dāanni fa, fu lāazienda spagnola Monte Nevado (tanto da ricevere la Gran Croce dellāOrdine della Repubblica Ungherese), portando in 10 anni il numero degli animali da riproduzione a oltre 7.000. Oltre allāUngheria, i Paesi dove ĆØ più diffuso lāallevamento di questa razza sono Austria, Germania e Svizzera. In Ungheria la Mangalitsa ĆØ stata registrata (come anche nel Regno Unito, nel BPA Mangalitza Herd Book) e nel 2004 dichiarata Patrimonio Gastronomico Nazionale.
Stando a quanto si legge in uno storico testo scientifico del 1927 ā Zootecnia Speciale, III Suini, Ettore Mascheroni, che fa parte della Nuova Enciclopedia Agraria Italiana (Unione Tipografico Editrice Torinese) ā ci sono diverse ipotesi riguardo allāorigine della Mangalitsa: discendente del cinghiale europeo (Cornevin), dallāincrocio tra il maiale indiano e il cinghiale (Monostori), dal maiale autoctono turco (Fitzinger), dallāincrocio del porco domestico europeo con quello indiano (Nathusius).
Suino di Mangalica ventre di rondine (foto Agraria.org)
Qualunque sia la provenienza, il nome di questa antica razza suina ĆØ legata alla parola mongolo (infatti il Mascheroni la chiama Mongolitza), popolo dellāAsia orientale che invase più volte i Paesi balcanici fino al XIII secolo. Il suo successo ĆØ dovuto proprio alla stazza e alla grande quantitĆ di grasso, nel passato considerato la parte più nobile dellāanimale.
Abbiamo fatto un approfondimento storico e scientifico della Mangalitsa con Luigi Tacchi, esperto in zootecnia, in particolare sulle antiche razze suine. Ā«La Mangalitsa ĆØ un maiale forte e molto rustico, con una bella ossatura. Ć un animale eccellente come produttore di carne e grasso ā spiega Tacchi ā soprattutto di ottimo grasso, nel passato ricercato sia dal punto di vista energetico sia della conservazione dei salumi e degli alimenti. La razza si ĆØ contratta nel corso del XX secolo con il diffondersi degli allevamenti intensivi e lāaffermarsi di razze migliorateĀ».
A parte il pelo lungo e la grande quantitĆ di tessuto adiposo, superiore ad altre razze suine, la Mangalitsa ĆØ diversa dai nostri antichi suini rustici. Ā«La struttura della testa ĆØ piuttosto piccola, corta e larga, con il profilo incavato, il grugno affilato, la mandibola larga e le guance carnose, le orecchie rivolte in avanti e in basso con la punta ricurva ā continua Luigi Tacchi ā . Il collo ĆØ muscoloso, le spalle e il garrese, ossia la parte che corrisponde alle prime vertebre dorsali, sono larghi e robusti, la coda a ciuffo. La linea dorsale spesso leggermente arcuata, la groppa e il petto ampi, lāaddome molto sviluppato e il costato arrotondato conferiscono al tronco del maiale una forma simile a quella di una botteĀ».
Maiale Mangalitsa di ceppo rosso
Ma la caratteristica che balza immediatamente allāocchio ĆØ la presenza di setole che ricoprono il suino. Ā«Sono di due tipi: setole più lunghe e grossolane, setole più corte, fini e crespe, diffuse a ciuffetti in quasi tutto il corpo, dando allāanimale un aspetto quasi riccioluto e lanoso, soprattutto in inverno se gli animali vivono allāaperto e in ambienti freddiĀ». Anche il mantello ha colori differenti. Ā«La Mangalitsa può avere tre tonalitĆ : bianco-biondo, nero e “rondine” (nero con addome, interno arti e gola chiari)Ā». Con varianti che cambiano a seconda delle zone e dei Paesi.
Salumi di Mangalitsa Jolanda de Colò (crediti fotografici Desiree Magagnoli)
Unāaltra particolaritĆ di questo maiale ĆØ la grande quantitĆ di grasso, un bel grasso bianco, Ā«soprattutto se il maiale ha mangiato orzoĀ», sia nellāalto strato di lardo, che può superare anche i 20 centimetri, sia nellāabbondante marezzatura delle parti magre. Ć questo grasso ricco di acidi grassi ābuoniā insaturi ā caratteristica genetica di tutte le antiche razze suine ma qui ancora più presente ā a rendere le carni cosƬ morbide e gustose.
Nella cover dell’articolo laĀ Mangalica di ceppo biondo (foto Agraria.org)
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