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Morto Onofrio Pepe. Grazie a lui la riscoperta del fungo cardoncello

Scompare Onofrio Pepe, a lui si deve la rinascita del fungo cardoncello e la valorizzazione del grano duro locale. Brutta perdita per la Puglia

  • 01 Settembre, 2020

Onofrio Pepe lascia un grande vuoto, ma anche una grande ereditร  piena di amici, appassionati, giornalisti, foodblogger, turisti, operatori turistici, chef, ristoratori e artigiani del cibo che hanno introiettato dentro di loro il grande valore della Murgia pugliese, quella che a poca distanza da Bari circonda i comuni di Altamura e Gravina sul confine con la Lucania fino a Matera di cui Gravina รจ un alias meno turistico, piรน rurale e per alcuni aspetti piรน integro. Onofrio si รจ spento dopo un lungo percorso ospedaliero in cui ha combattuto con tutto sรฉ stesso (in silenzio e con eleganza, come sempre) una grave malattia cardiaca.

Chi era Onofrio Pepe

Onofrio – intellettuale, politico, menestrello e cantastorie, elegante dandy di un angolo dโ€™Italia dove lโ€™eleganza e il fair play sono ancora molto importanti – aveva i suoi riferimenti fissi, simbolo di quella terra agricola e aspra, ricca di monumenti ambientali e di cultura: il fungo cardoncello, figlio principe della Murgia, โ€œun fungo democraticoโ€ lo definiva Onofrio perchรฉ accompagna sempre i suoi compagni di piatto senza mai sovrastarli e perchรฉ รจ un figlio dei campi, della societร  rurale, di terreni poveri e pietrosi. E il grano duro, altro grande figlio della Murgia, di Altamura con i suoi pani e di Matera, cugina vicina delle cittadine pugliesi di cui costituisce un valore culturale profondo.

Onofrio Pepe (a sinistra) e Vincenzo Benvenuto (a destra)

Il lavoro con il grano duro e la brigata del Viale

Tanto che lโ€™ultima grande amicizia e battaglia di Onofrio รจ stata proprio quella fatta insieme al maestro pasticcere e fornaio Vincenzo Benvenuto, anima della Caffetteria del Viale di Altamura: qui i due provavano, impastavano, degustavano, inventavano una nuova arte pasticcera basata sul grano duro e che non ha mai avuto standard ufficiali sul fronte della lievitazione, della codificazione, dellโ€™impatto e del profilo organolettico. Un laboratorio vivente e in continuo progress da cui Onofrio lanciava le sue battaglie perchรฉ la Murgia e la sua cultura materiale potessero trovare un futuro in un mondo sempre in via di evoluzione e di cambiamento nella gastronomia, alta o bassa che fosse. Da quella โ€œbaseโ€ Onofrio aveva goliardicamente costruito La brigata del Viale che oggi cosรฌ lo piange: โ€œLe tue idee, le tue interviste, la tua presenza nella Caffetteria del viale hanno fatto della “brigata” un gruppo unico e irripetibile. Sarai sempre dei nostri, caro amico e fratelloโ€.

Onofrio Pepe era un politico, sempre attivo nellโ€™ambito della sua sinistra che viveva sempre in funzione del riscatto della sua terra.

L’associazione Amici del Cardoncello

Ci conoscemmo alla fine degli anni โ€™90: lui attivo sul territorio, io al lavoro a lโ€™Unitร  che era il suo giornale di riferimento e per cui collaborava da Bari. In quel momento, in anticipo ma anche in sintonia con le tendenze che da poco cominciavano a prendere forma, si inventรฒ lโ€™associazione Amici del Cardoncello, pensata e costruita insieme a Vissani e con il supporto attivo di Renzo Arbore che ne prese simbolicamente la presidenza e cui da ventโ€™anni Onofrio mandava altrettanto simbolicamente alcune bottiglie del suo extravergine con etichetta personalizzata, e con la tessera numero 1 staccata per Massimo Dโ€™Alema, allora protagonista della grande politica nazionale.

โ€œPer anniโ€ raccontava Onofrio โ€œcentinaia di braccianti hanno vissuto raccogliendo e vendendo cardoncelli. Bastava seguirli sui sentieri delle Murge per capire la tecnica di ricerca: lunghe falcate, quasi di corsa. Ognuno aveva il suo posto, il suo luogo, il suo avvallamento, la sua pietra affiorante come segno di orientamento. I fungaioli sono quasi scomparsi, come i pastori, come le donne dei vicoli che nei paesi lavoravano la semola per farne pasta fatta a mano. E stava per sparire anche il fungo cardoncello, negli anni โ€˜80. Uno spietramento selvaggio ha distrutto la cotica erbosa che per crescere ha bisogno di almeno centโ€™anni. Distruggendo cosรฌ lโ€™habitat naturale del fungo, dove crescevano erbe e piante spontanee e dove dominava incontrastato, da ottobre ad aprile, il cardoncelloโ€.

Da qualche anno – con il sostegno attivo e infaticabile di Onofrio che per dare futuro alla sua terra si impegnava in tutti i modi e in tutti i sensi – dai contatti con la politica locale fino ai tavoli nazionali, senza paura (anzi con orgoglio) di contattare vip e intellettuali di ogni grado e convinzione – il cardoncello รจ rinato grazie allโ€™impegno di un paio di cooperative che, a ridosso delle Murge, hanno ricreato seme e habitat per la coltivazione di quel fungo libero e democratico: una battaglia culturale sostenuta e vissuta con orgoglio anche da tanti ristoratori e operatori del territorio, ma non solo, tra cui Igles Corelli che in tempi recenti ha condiviso con Onofrio tante ricerche e battaglie per affermare sulle tavole italiane i grandi prodotti pugliesi.

a cura di Stefano Polacchi

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