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La storia di Burghy, a Milano, coincide con lโimmaginario di unโepoca. Quella della Milano da bere, degli aperitivi, dei paninari e degli Yuppies, di Drive In alla tv. Quando fa il suo esordio a piazza San Babila, nel 1982, Burghy รจ un fast food che guarda al modello americano, esperimento avviato dalla catena di supermercati GS (ma nel centro della cittร , allโinterno del suo store in via Torino, Elio Fiorucci, giร alla metร degli anni Settanta aveva importato lโidea di unโhamburgeria pop). La specialitร della casa sono i panini, con hamburger, salse e aggiunte golose che identificano le diverse proposte in menu. Quello che oggi conosciamo come Crispy McBacon โ nellโinterpretazione che molti anni piรน tardi ne darร McDonaldโs โ รจ probabilmente la voce piรน apprezzata della casa: allโepoca di Burghy si chiamava King Bacon, โdoppia porzione di carne bovina 100%, gustoso formaggio, croccante bacon e salsa speciale, in un panino ai semi di sesamoโ, recita il menu dโantan.
Presto Burghy conquista una generazione di giovani milanesi in cerca di un punto di ritrovo. Dopo un decennio travagliato, cโรจ voglia di disimpegno. E Burghy, con la sua anima pop, identifica un modello di consumismo dโimportazione che a Milano diventerร fenomeno di costume ad appannaggio degli adolescenti dellโepoca, presto ribattezzati paninari, oggetto di parodie televisive, protagonisti al cinema e sulla carta stampata. Burghy, dunque, cresce, e si avvia a diventare una catena: il gruppo gestisce 6 punti vendita tra la cittร e le aree limitrofe, ma la proprietร si scopre incapace di gestire un successo cosรฌ travolgente, e nel 1985 si concretizza la cessione al Gruppo Cremonini (piรน tardi acquisterร anche Quick), che porterร il brand alla consacrazione nazionale, in un percorso costellato di prime volte, come lโinaugurazione del primo fast food drive in in Italia, a Castelletto Ticino, nel 1988.
Dalla fine degli anni Ottanta, lโaccelerazione รจ esponenziale: Burghy arriva a gestire 96 punti vendita distribuiti tra il Nord e il Centro Italia. E la sua forza sul territorio nazionale รจ allโorigine dellโinteressamento di McDonaldโs, che in Italia aveva esordito nel 1986, a partire dal primo locale romano di piazza di Spagna. Allโinizio degli anni Novanta, il colosso americano fatica a mettere in atto la scalata che aveva immaginato per conquistare il mercato italiano; tra i motivi di resistenza, cโรจ indubbiamente lโautorevolezza e la capillaritร del marchio Burghy, che allora fatturava quasi il doppio di Mcdonaldโs Italia, dichiarando 200 miliardi di lire. Ma nel 1995, Cremonini, in difficoltร economiche, accetta il corteggiamento del gruppo americano, e cede il marchio (con tutti i locali della catena), riservandosi anche un accordo esclusivo per la fornitura di carne bovina a McDonaldโs, nei cinque anni a seguire. ร lโinizio della fine di Burghy: il brand, inglobato dalla catena americana, sparisce poco a poco. Lโultimo fronte di resistenza, a Casalecchio di Reno, cade nel 2006. Da allora, anche in Italia, McDonaldโs รจ leader indiscusso del mercato della ristorazione veloce.
Ma non sono rari gli esempi di fast food allโitaliana che hanno conquistato credito e seguito. A Milano, dal 2015, Burgez รจ idealmente lโerede del primo esperimento Burghy, anche se caratterizzato da unโattenzione spiccata alla qualitร della materia prima, che meglio risponde alle esigenze di consumo contemporanee: fondata da Simone Ciaruffoli, la catena si rivela un caso di imprenditoria intelligente, devota al modello di Shake Shack, oggi presente con 8 punti vendita a Milano, uno a Torino e uno a Roma. Lโultima trovata di Ciaruffoli รจ unโingegnosa operazione di marketing, che โ non a caso โ riporta in auge il marchio (e il logo) di Burghy. Presto Burgez aprirร il suo primo locale a Monza, proprio accanto a un punto vendita di McDonaldโs. E ad anticipare lโinaugurazione, sulle vetrine che preannunciano i lavori in corso Milano, ecco spuntare il logo Burghy, col suo font in corsivo, giallo brillante in campo rosso. Unโoperazione nostalgia, che, come specifica Ciaruffoli, รจ solo โunโidea simpatica per omaggiare e ricordare Burghyโ. Che, dunque, non tornerร (e neppure potrebbe, dal momento che il marchio รจ ancora di proprietร di McDonaldโs). Di sicuro, una riuscita operazione pubblicitaria per Burgez, che ancora una volta fa parlare di sรฉ.
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