Almeno a Natale, uno strappo alla regola si puรฒ fare, mettendo da parte la dieta senza particolari sensi di colpa. Non vorrete mica isolarvi dal momento collettivo di gioiosa opulenza, tipico delle feste, con un triste petto di pollo, vero? Sarebbe un peccato, perchรฉ ad aspettarvi saranno tante gustose ricette della tradizione. Una delle piรน sfiziose appartiene al repertorio classico pugliese, legato alla cultura cristiana. Stiamo parlando delle pittule salentine. Sapete cosa sono? E come si preparano? Vediamolo insieme, che una volta assaggiate, non potrete piรน farne a meno.
Sebbene numerose versioni di queste palline fritte si trovino anche in altre regioni, come Basilicata, Calabria e Campania, storicamente costituiscono uno dei capisaldi della cucina pugliese. Si preparano ormai in tutti i periodi dellโanno, considerando che delle trattorie le propongono persino ad agosto senza badare alle temperature estive, mentre in determinate aree per celebrare invece San Martino, Santa Cecilia o lโImmacolata, a novembre e dicembre. Effettivamente, in linea con ciรฒ che accade altrove, in giro per lโItalia e nel mondo, spostandosi โ anche di pochi chilometri โ possono esservi differenze o varianti, rispetto alla ricetta, al nome o alla festivitร cui sono legate (come nel caso in questione). Eppure, originariamente si diffondono quale antipasto della Vigilia, unโusanza culinaria custodita ancora da qualche famiglia. Non va comunque trascurata la consuetudine che le vorrebbe pronte per mezzogiorno dello stesso 24 dicembre, una sorta di spuntino propiziatorio.
Le pettole โ denominazione conferita nel Barese โ si iscrivono al ricettario della cucina casalinga povera e di recupero. Corrispondono a una preparazione โeconomicaโ, data principalmente da pasta lievitata fritta. Un impasto semplice da preparare, che implica giusto poche ore di lievitazione, variabili a seconda delle condizioni di partenza. Possono poi diventare dei bocconcini incredibilmente saporiti quando alla pasta vengono incorporati altri ingredienti; cโรจ chi aggiunge infatti pomodorini secchi, olive denocciolate, acciughe, capperi, tonno sottโolio, cavolfiore sbollentato, o una combinazione speciale fra quelli appena indicati.
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Qui bastano pochi facili passaggi per regalarsi un antipasto davvero appagante. Nello spirito genuino e casereccio delle feste, prendiamo come riferimento la ricetta donataci con generositร e orgoglio da una salentina doc, Lucia Marzo.
La ricetta casereccia salentina
Prendere 500 g di semola di grano duro e impastare con piรน di mezzo panetto di lievito di birra e acqua tiepida (q.b), aggiungendo un pizzico di sale e assicurandosi che la consistenza della lavorazione risulti alla fine piuttosto morbida (quasi semi-liquida). Aggiungere acqua invece se la maglia glutinica risulta ancora dura. Lavoro manuale sullโimpasto che richiede un pochino di tempo, quello sufficiente a conferirgli una certa elasticitร . In seguito, mettere a lievitare la massa lavorata per un arco temporale che va dalle due alle tre ore, nelle vicinanze di un termosifone acceso, oppure nel forno con la luce accesa (vecchia maniera). Comparse delle bollicine dโaria, si puรฒ considerare la pasta lievitata e pronta per friggere. A questo punto, formare delle palline passando lโimpasto nel cerchio ricavato dalle dita (pollice e indice congiunti) e tuffarle con lโaiuto di un cucchiaio nellโolio caldo. Pochi minuti โ non devono essere nรฉ pallide nรฉ troppo imbrunite โ e le pittule sono pronte. Con questi manicaretti vi auguriamo una buona Vigilia di Natale.
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