In una situazione di rinunce e compromessi come quella che stiamo vivendo da un anno a questa parte, lโattenzione e lโimpegno richiesto a ogni singolo cittadino per mantenere sotto controllo la pandemia รจ costante e non ammette tregue. Se le vacanze estive ci avevano parzialmente illusi che almeno feste comandate e tempo libero sarebbero rimasti immuni dalle restrizioni, il Natale e il Capodanno del 2020 ci hanno costretto ad accettare la dura realtร : fino alla vaccinazione e alla conseguente immunitร di gregge non esiste tregua. Eppure ogni volta che si avvicinano le nuove festivitร , il clima di tensione interno al paese si infittisce, e se da un lato cโรจ chi cerca di eludere (in maniera legale ovviamente) le rinunce, dallโaltro cโรจ chi giudica questi atteggiamenti come irresponsabili. Sulle vacanze di Pasqua la discussione pare essersi scatenata, e riguarda una stranezza normativa che consente di viaggiare allโestero ma non di spostarsi fuori dalla propria regione, o addirittura del comune. Questa situazione (che non รจ soltanto italiana, in Germania infuriano polemiche analoghe) che ha generato un diffuso malcontento, รจ stata riassunta a livello di social e stampa come โQuelli che vanno alle Baleari o alle Canarieโ.
Questi due arcipelaghi infatti, nonostante siano lontani piรน di 2000 km tra di loro, sono accomunati da una serie di fattori che li rendono a modo loro unici e inimitabili per una fuga in questo periodo: In primis entrambi sono parte dello stato spagnolo, e quindi dentro Schengen. Ciรฒ fa sรฌ che per raggiungerle da tutta Europa sia sufficiente la carta dโidentitร . In secondo luogo sono mete marittime invidiabili, predisposte per lโaccoglienza da anni di vocazione turistica. Non da ultimo, sono ormai facilmente raggiungibili anche con le compagnie aeree low cost, dunque a costi particolarmente accessibili. Quindi, siamo pronti per partire? Risposta sbagliata. Usciamo dal dibattito di questi giorni e concentriamoci non tanto sul bello, quanto sul buono che questa terre offrono, e non sul versante food ma su quello drink. I due arcipelaghi, infatti, sono due realtร molto interessanti da scoprire non sono da gustare nel piatto, ma anche nel bicchiere. Tra tradizioni e nuovi trend, andiamo a vedere quali sono i liquori e i distillati tipici delle due province galleggianti spagnole, da scoprire in attesa di poter tornare a viaggiare senza scatenare dibattiti.
Nascosto dalle nubi del suo stesso vapore, nel cuore della capitale di Maiorca, si cela un alambicco in rame da 500 litri: รจ il cuore pulsante di Mallorca Distillery, la prima distilleria artigianale dellโisola. Qui si producono una vodka biologica arricchita con un tocco di flor de sal e un gin (disponibile anche in una versione invecchiata in botti di quercia che precedentemente contenevano il vino locale Manto Negro) a base di botaniche sostenibili.
Lโazienda infatti crede molto in un chilometro zero e nellโorganic, e tutti gli ingredienti sono raccolti localmente durante il corso dell’anno, grazie a una serie di collaborazioni con piccoli produttori biologici dellโisola, che forniscono, per esempio, fiori selvatici e agrumi freschi provenienti dai frutteti rurali di Maiorca. Anche le bacche di ginepro sono insulari, cosรฌ come i fiori di mandorlo, raccolti una volta all’anno prima della primavera, le foglie d’arancio e la lavanda, in un mix decisamente mediterraneo.
Le bottiglie scelte per rappresentare al meglio lโisola si ispirano alle tradizionali piastrelle di Maiorca note come “suelo hidraulico”. L’ispirazione deriva da un’azienda locale a conduzione familiare, Huguet, che produce piastrelle da oltre 80 anni, e i motivi vengono stampati con vernici organiche direttamente sul vetro, ottenendo un packaging ecologico e riciclabile. Anche il logo rotondo dell’azienda si ispira alla cittร , e rappresenta nello specifico il rosone rivolto a ovest nell’incantevole cattedrale La Seu, un gioiello del gotico spagnolo.
Dallโinnovazione sostenibile di Palma ci spostiamo alle Canarie. Qui non solo siamo in un altro mare, ma addirittura in un altro continente. Infatti geograficamente ci troviamo allโaltezza del Marocco, nel mezzo dellโOceano Atlantico. Non pare un caso dunque che qui si parli di un prodotto a base di rum: il Ronmiel. La storia di questo liquore creato con il giร citato distillato e miele ha radici ormai secolari, ma le sue origini si sono in parte perse nei meandri della storia. Inizialmente infatti il Ronmiel veniva preparato nelle case e nei piccoli bar a conduzione familiare, ma gradualmente le aziende iniziarono a incorporare le tecniche e le pratiche tradizionali nella loro produzione, mettendolo in commercio in versione imbottigliata.
Dal 2005 il Ronmiel ha ottenuto lo statuto di Denominaciรณn Geogrรกfica (Designazione geografica) da parte del governo, diventando a tutti gli effetti un prodotto tutelato e soggetto a regole severe. Tecnicamente รจ un liquore a base di un aguardiente di canna da zucchero o melassa, acqua, zuccheri, estratti vegetali e, per essere considerato vero Ronmiel, almeno il 2% del volume di miele d’api. Il miele e gli zuccheri vengono diluiti in acqua, a cui poi si aggiunge il rum, ed eventualmente altra acqua pura per portare il volume alcolico a quanto stabilito, ovvero tra i 20 e il 30% di alcol. Una volta completato il processo di miscelazione, il prodotto risultante deve riposare per due giorni. ร durante questo periodo che vengono eseguiti i vari controlli per garantire che soddisfi gli standard richiesti.ย Usato in genere come fine pasto, รจ oggi trova impiego anche in miscelazione per dare note dolci e poco alcoliche.
All’origine della Destilerรญas Arehucas c’รจ la โFรกbrica de San Pedroโ attivitร a conduzione familiare creata nel 1884 da don Alfonso Gouriรฉ รlvarez e dedita inizialmente alla produzione di zucchero, convertitasi al Ronmiel nel 1942, quando lโacquavite ottenuta dalla canna da zucchero diventa il suo piรน grande business. Grazie a un processo di crescita strutturata e costante, i prodotti partiti dal quasi omonimo municipio di Arucas si trovano ora in tutta la Spagna e non solo (oggi la distilleria esporta in piรน di dieci nazioni). Con la fusione con la Fรกbrica de Licores Artemi nel 2006 diventa il maggior gruppo di distillati e bevande alcoliche dellโarcipelago.
Altresรฌ interessante la storia della Distilleria Aldea, fondata nel 1936 da Manuel Quevedo Alemรกn sullโisola di Gran Canaria, e spostata poi su La Palma, dove oggi viene gestita dalla quarta generazione della famiglia Quevedo, e che utilizza per la produzione attuale ancora il puro succo vergine di canna distillato nellโantico alambicco originale.
Se questa Pasqua ci toccherร passarla in casa, che sia almeno lโoccasione per viaggiare con la mente, con un aperitivo delle Baleari e un fine pasto delle Canarie che ci facciano sentire un po’ piรน cittadini del mondo.
a cura di Federico Silvio Bellanca
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