Per cercare di arginare l’avanzata della Xylella negli ulivi abbiamo sostanzialmente “perso” piรน di dieci anni puntando tutto sullo sradicamento e il reimpianto, mentre chi aveva in mano studi scientifici e protocolli operativi validi รจ stato messo in secondo piano. Queste, in sostanza, sono le conclusioni di un rapporto scientifico (A decade of monitoring surveys for Xylella fastidiosa subsp. pauca in olive groves in Apulia – Italy reveals a low incidence of the bacterium in the demarcated areas) che porta la firma della professoressa Margherita Ciervo e del professor Marco Scortichini. Nelle conclusioni lo studio lancia una sorta di appello ai politici: ยซIl presente studio indica una proposta scientificamente fondata che potrebbe ridurre la devastazione dell’ambiente, del paesaggio, dell’agricoltura tradizionale e dell’economia territoriale e che potrebbe supportare il decisore politico nelle sue scelteยป. Abbiamo parlato con Scortichini, ricercatore del Crea (Consiglio per la ricerca e l’economia agraria) e autore di un protocollo salva ulivi, al quale abbiamo chiesto di spiegarci come convivere con la Xylella senza abbattere gli alberi.
Ci sono stati errori nella gestione iniziale della Xylella? Cosa ha permesso la sua diffusione?
La gestione delle emergenze fitosanitarie da quarantena ha un presupposto fondamentale per la sua efficiente e risolutiva soluzione: la subitanea individuazione dei primi focolai della malattia. Nel caso di Xylella fastidiosa nel Salento sono passati almeno 4-5 anni prima che si individuasse il batterio. Nel frattempo, lโinfezione aveva coinvolto circa un milione di olivi. ร chiaro che, a quel punto, nessun piano di eradicazione avrebbe potuto funzionare. Inoltre, i piani di eradicazione dei patogeni da quarantena, cosรฌ come sono organizzati, hanno maggiore possibilitร di successo con colture facilmente gestibili come quelle erbacee (pomodoro, patata ecc.), con le specie arboree รจ molto piรน difficile. Inoltre, non sono stati presi in considerazioni altri agenti patogeni, quali i funghi, in grado di coesistere con Xylella e di causare, nel contempo, danni molto ingenti allโalbero.
Giustifica i primi abbattimenti che furono programmati con il piano Silletti?
Lโabbattimento tardivo degli olivi non serviva a nulla. Tenendo conto dellโelevato numero di alberi infetti, del fatto che il batterio colonizza molte piante spontanee non facilmente eliminabili e dellโelevata diffusione e prolificitร dellโinsetto vettore responsabile della sua diffusione nel territorio, la cosiddetta Sputacchina, lโulteriore abbattimento di alberi non avrebbe portato benefici. Va sottolineato che, giร qualche mese dopo il rinvenimento di Xylella, lโEfsa, evidenziava lโinefficacia delle eradicazioni nel contesto che abbiamo prima descritto.
Lei e la dottoressa Ciervo, coautrice dello studio, avete anche puntato il dito sulla mala gestione dei terreni agricoli sui quali vivevano queste piante. Perchรฉ รจ accaduto piรน in Salento che in altre zone della Puglia e dโItalia?
Da analisi statistiche effettuate sulla vendita dei diserbanti in Puglia a partire dagli anni Duemila, รจ emerso come nella provincia di Lecce sia aumentata la vendita di tali prodotti, in misura notevolmente maggiore rispetto alle altre province pugliesi. Lโuso massiccio dei diserbanti ha contribuito allโabbandono delle buone pratiche agricole che, solitamente, venivano effettuate.
Quindi?
Si รจ assistito ad una riduzione delle lavorazioni del terreno con conseguente compattamento del suolo e ad una riduzione della fertilizzazione organica. Se si tiene conto dei numerosi periodi siccitosi estivi accompagnati da temperature molto elevate e dai ricorrenti fenomeni di forte e improvvisa piovositร che si sono ripetute nel corso degli ultimi due decenni, si ha un quadro di deterioramento sia della struttura che della fertilitร del suolo che potrebbe aver contribuito a rendere piรน fragili gli oliveti.
La pratica di estirpare gli alberi per poi reimpiantare le varietร resistenti รจ stata finora quella piรน utilizzata e piรน diffusa. A chi ha fatto comodo questo approccio? Chi ci ha guadagnato?
Le varietร proposte come “resistentiโ sono, in realtร , โtollerantiโ alla malattia, nel senso che possono ritardare lโinsorgenza dei sintomi ma ospitano, comunque, Xylella fastidiosa al loro interno e possono, conseguentemente, sviluppare sintomi come le varietร sensibili autoctone. Al momento, quindi, non si puรฒ parlare di โguadagnoโ, in quanto la loro diffusione nel territorio colpito risulta piuttosto limitata e la maggior parte del Salento olivetato risulta ancora desertificato.
Puรฒ riassumere brevemente le principali caratteristiche del โprotocollo Scortichiniโ per quanto riguarda la gestione della pianta infetta e del terreno?
Il cosiddetto โprotocollo Scortichiniโ รจ frutto di approfondite collaborazioni tra numerosi ricercatori di diverse istituzioni scientifiche quali il Crea, lโUniversitร del Salento e il Dipartimento di Agricoltura della California. Inoltre, vi hanno contribuito numerosi tecnici pugliesi operanti nel settore agricolo. Mediante successivi studi interdisciplinari รจ stato possibile verificare, sia in laboratorio che in pieno campo, lโefficacia di un biofertilizzante nel ridurre significativamente la presenza di Xylella fastidiosa sia nei terreni di coltura che nellโalbero.
Come funziona?
Il protocollo applicativo รจ molto semplice e poco costoso e consiste nel nebulizzare il prodotto alla chioma dellโalbero, una volta al mese durante la primavera-estate. Il terreno deve essere regolarmente fertilizzato e con lavorazioni meccaniche di superficie al terreno, da effettuarsi in pieno inverno-inizio primavera, si deve limitare la presenza della Sputacchina. Infine, lโoliveto va potato regolarmente ogni 2 anni invece di 4-5 come si era solito fare negli ultimi decenni.
Quanto รจ vasta lโarea nella quale si รจ sperimentato questo protocollo? Quali territori comprende?
Le sperimentazioni hanno riguardato tipiche aziende olivicole salentine, di circa un ettaro di superficie, situate in provincia di Lecce. Tutte erano colpite dal batterio ad inizio della prova ed oggi, a distanza di piรน di 8 anni dallโinizio dei trattamenti, gli oliveti sono ancora produttivi, circondati da oliveti disseccati ed abbandonati.
Quante sono a oggi le realtร olivicole che seguono questo protocollo?
Va detto che un grande ostacolo alla diffusione di strategie di contenimento nei confronti del batterio รจ stato causato dallโaver diffuso agli agricoltori, tecnici e politici il dogma โla Xylella non si curaโ. Questo ha provocato un diffuso scetticismo nei confronti del protocollo prima descritto e verso tutti coloro che volessero intraprendere azioni di contenimento e, allo stesso tempo, ha provocato lโabbandono delle aziende da parte dei proprietari. Attualmente il protocollo รจ, comunque, diffuso su circa 1.500 ettari di territorio tra le province di Lecce, Taranto e Brindisi.
Puรฒ farci qualche esempio?
Masserie tipiche, gestite da imprenditori locali o stranieri, che, per ovvii motivi di salvaguardia del paesaggio, hanno interesse a curare gli alberi per mantenerli in vegetazione e produzione. Piccole aziende part-time gestite da olivicoltori particolarmente affezionati alla storia e significato dei propri alberi. Grandi aziende olivicole che intendono salvaguardare la produzione. Da notare che, qualcuna di tali aziende, ha anche vinto premi nazionali ed internazionali per la qualitร dellโolio prodotto.
Si arriverร a dover convivere per sempre con la Xylella? La dobbiamo considerare endemica come la Peronospera per la vite?
La convivenza รจ lโunica soluzione possibile. Convivere, come per le altre malattie delle piante, significa realizzare che il patogeno รจ sempre presente nellโambiente di coltivazione ma che, attraverso opportune strategie di difesa, come quella sopra descritta, รจ possibile, anno dopo anno, contenerne la diffusione. Lโesempio della Peronospora della vite รจ calzante, in quanto ogni anno il viticoltore deve prevedere una serie di trattamenti, variabili a seconda dellโandamento climatico, per impedire lโinsorgere dei sintomi causati dal fungo sempre presente nel vigneto. Ne consegue, perรฒ, che lโolivicoltore deve adeguare la sua mentalitร verso una gestione piรน professionale dellโoliveto. Aver dissuaso un approccio di cura favorendo il concetto di eradicazione ha notevolmente rallentato la possibilitร di salvaguardia dellโimmenso patrimonio olivicolo salentino.
Nel report si evidenzia come nel corso degli anni sia diminuita notevolmente la percentuale di olivi infetti, passando da un 69% del 2014/2015 a poco piรน del 3% del 2021/2022. Alcuni studiosi potrebbero dire che questi risultati sono anche frutto delle eradicazioni avvenute negli ultimi 10 anni. ร cosรฌ?
Il fatto che Xylella fastidiosa diminuisca man mano che ci si allontana dallโarea maggiormente infetta รจ del tutto normale. Il dato che fa riflettere, perรฒ, รจ che solo il 3% di olivi con sintomi visibili di disseccamento ospita il batterio. Cosa induce gli avvizzimenti di foglie, rami o branche nel restante 97% degli olivi campionati dagli ispettori duranti i monitoraggi in campo? In tutta questa vicenda non รจ stato approfondito il ruolo svolto dai funghi nel causare i disseccamenti degli oliveti.
I funghi?
Si รจ osservato che alcuni miceti causano dei sintomi molto simili a quelli indotti da Xylella fastidiosa; tali funghi mostrano unโaggressivitร molto superiore a quella mostrata dal batterio nel provocare gli avvizzimenti. Da notare che questi funghi risultano essere molto presenti nel territorio salentino. ร possibile, quindi, che stiamo assistendo ad una malattia complessa, causata, cioรจ dallโazione di piรน microrganismi patogeni che possono agire in fasi successive, stimolati anche da qualche fattore predisponente, quale la siccitร e le alte temperature estive.
Nello studio viene citata anche la Convenzione internazionale per la protezione delle piante (Ippc) che prevede la modifica tempestiva delle misure fitosanitarie “in base al cambiamento delle condizioni e all’emergere di nuovi fatti”. ร stata rispettata questa norma?
Al momento non sono arrivati segnali di cambiamento di strategia da parte dellโUnione europea e dellโIppc. Tuttavia, lโarea dove era in vigore lโobbligo di abbattere, in un raggio di 50 metri, tutti gli alberi limitrofi a un olivo diagnosticato infetto, รจ stata spostata piรน a nord. Ciรฒ consente di salvaguardare dallโabbattimento moltissimi olivi secolari e millenari in gran parte della Valle dโItria. Tale zona, infatti, era stata recentemente interessata dal sacrificio, verificato come inutile da un punto di vista della diffusione della malattia, di moltissimi esemplari asintomatici.
Non trova che la questione Xylella sia stata gestita piรน come un attacco virale piuttosto che batterico?
Sono dโaccordo. In patologia vegetale i batteriologi, categoria di cui faccio parte, hanno sempre in mente la possibilitร di trovare una cura per le piante mentre i virologi, che hanno gestito gran parte degli aspetti legati a Xylella, attribuiscono le possibilitร di contenimento dei virus allโeradicazione, alla lotta ai vettori e allโapplicazione delle tecniche diagnostiche per lโindividuazione delle piante infette. Sarebbe stato piรน opportuno, visto che Xylella fastidiosa, รจ un batterio prendere in maggiore considerazione gli aspetti legati alla convivenza con il batterio.
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