Nutriscore

Al bando i grandi formaggi storici italiani? Coro di no al Nutriscore

Il sistema di etichettatura Nutriscore voluto dall'Europa metterebbe sotto accusa anche molte Dop, a partire dai formaggi. I motivi della polemica

  • 15 Marzo, 2022

Nutriscore e correct eating. Ma la cultura gastronomica รจ piรน articolata

โ€œLa cucina รจ armonia quando nutre e fa bene, รจ basata sulla stagionalitร  e sulla varietร , รจ amica del territorio e ne rispetta le radici culturali. I formaggi facevano parte della dieta dei nostri antenati e non dovrebbero mancare neanche in quella dei nostri figli. Dietro ogni formaggio DOP cโ€™รจ un patrimonio enogastronomico fatto di tradizioni, persone, territori e clima unici al mondo per peculiaritร . Penalizzando i formaggi certificati, il Nutriscore mette a rischio ricette dove la presenza dell’ingrediente รจ caratteristica essenziale, sia a casa che al ristoranteโ€. Davide Oldani, chef pop ma anche pluripremiato, non ha dubbi. E si schiera accanto ai produttori dei formaggi storici italiani e a denominazione di origine contro un concetto di โ€œcorrect eatingโ€ che non tiene conto delle diverse abitudini e tradizioni alimentari e che mette โ€œfuorileggeโ€ la cultura enogastronomica di interi pezzi di popolazione europea. Con buona pace della Dieta Mediterranea (la migliore al mondo nel 2022 secondo lโ€™US News & World Report in una classifica di 40 stili di vita alternativi e dal 2010 Patrimonio immateriale dellโ€™umanitร  UNESCO), che ha in questi alimenti un โ€œingredienteโ€ fondante, da sempre. โ€œLa dieta รจ un comportamento complessivo che si tiene ogni giorno, tutti i giorni. Non รจ fatta solo di un cibo o di un colore verde che dร  lโ€™idea di poterne mangiare a volontร  o di un colore rosso che fa apparire un determinato alimento come proibito. Sono lโ€™educazione e la consapevolezza nutrizionale a fare la differenza. Etichette a semaforo, oppure con lettere apposte come un voto scolastico, basate su quantitativi di riferimento (100 grammi) scollegati dalla dieta e dalla porzione consigliataโ€ spiega il nutrizionista e gastroenterolo Luca Piretta โ€œsono ingannevoli rispetto alla reale natura del prodotto singolo, e alle quantitร  effettivamente consumate. Ad esempio, la quantitร  di formaggio aggiunta a una ricetta puรฒ essere molto variabile a seconda del tipo di formaggio o della pietanza e quella di olio extravergine da 10 a 20 grammi. Per altri prodotti, come pizza o patate o frutta e verdura, la porzione รจ solitamente superiore a 100 grammiโ€.

Nutriscore. Quali sono i grandi formaggi italiani a rischio

A lanciare lโ€™allarme per la nuova normativa che รจ in fase di discussione e approvazione presso il Parlamento Europeo, รจ Afidop (Associazione italiana formaggi Dop) insieme ai Consorzi di Tutela dei formaggi a denominazione dโ€™origine protetta: hanno chiamato intorno a un tavolo cuochi e nutrizionisti per contestare e spiegare il loro no al cosiddetto Nutriscore: lโ€™etichetta a semaforo, attribuendo un colore โ€œsfavorevoleโ€ a prodotti come formaggi, ne disincentiva il consumo e dร  informazioni limitate e fuorvianti ai consumatori.

In particolare, tutti i formaggi portabandiera dellโ€™Italia nel mondo finiscono nel mirino del Nutriscore: Asiago Dop, Gorgonzola Dop, Grana Padano Dop, Mozzarella di Bufala Campana Dop, Parmigiano Reggiano Dop e Pecorino Romano DOP, solo per citarne alcuni, classificati perlopiรน con il colore arancione e la lettera D – in una scala colorata, da verde scuro a rosso, e con delle lettere, da A a E, per indicare quanto un alimento sarebbe sano o da evitare.

โ€œDiciamo no al Nutriscoreโ€ afferma Antonio Auricchio, presidente di Afidop โ€œe alle etichette basate su quantitativi di riferimento scollegati dalle abitudini di consumo nella dieta quotidiana. Si tratta di strumenti fuorvianti che svalorizzano lโ€™immagine delle Dop e disincentivano il consumo dei nostri piatti banalizzando i valori nutritivi dei nostri prodotti. Sosteniamo e promuoviamo informazioni corrette e complete al consumatore per una alimentazione sana ed equilibrata e proprio per questo ci uniamo a quanti, in Italia e in Europa, ritengono il Nutriscore un sistema ingannevole per il consumatore ed esortano il decisore pubblico a fare muro contro lโ€™attuazione di questa propostaโ€.

Patuanelli: agricoltura e cibo non sono Commodities

Con una parentesi iniziale relativa alla crisi delle filiere agroalimentari โ€“ in particolare quella lattiero-casearia e agroalimentare in genere โ€“ e con la richiesta che Paesi in cui la crisi legata alla guerra in Ucraina porta piรน danni possano avere a disposizione i mezzi necessari ad affrontare le drammatiche conseguenze che potrebbero portare a perdere definitivamente le filiere che ne costituiscono un vero patrimonio dโ€™eccellenza, Stefano Patuanelli, Ministro perย  le Politiche Agricole, Agroalimentari e Forestali, ha ripetuto il No dellโ€™Italia al Nutri-Score. “รˆ un sistema che non informa, ma che punta solo a condizionare il consumatore”ย spiega in sintesi il Ministro “Il pilastro centrale per una sana alimentazione sono lโ€™educazione e la consapevolezza su cosa e su come si mangia. Solo cosรฌ il consumatore potrร  scegliere. Non ha senso imporre una dieta, tantomeno in Paesi in cui la cultura alimentare รจ vasta e varia, differenziata per territori e per generi alimentari. Noi abbiamo elaborato un diverso sistema di etichettatura che invece informi sui valori calorici e nutritivi, anche in relazione alla porzione giornaliera consigliata. E su questo fronte stiamo conquistando sempre piรน consensi a partire da Slovenia e Spagna per finire in Francia dove pezzi importanti di societร  civile e associazioni di produttori cercano di convincere il governo della insostenibilitร  del NutriScore“. Anche perchรฉ, spiega Patuanelli e lo afferma con forza, lโ€™agricoltura e il cibo non possono essere semplici Commodities: un prosciutto non รจ identico a un qualsiasi altro prosciutto, un formaggio non รจ identico a un qualsiasi altro formaggio. E il consumatore deve essere informato su cosa ha nel piatto o sullo scaffale: altrimenti viene solo ingannato. I nostri prodotti sono di qualitร  assoluta โ€“ dice Patuanelli โ€“ e non sarร  certo un โ€œsemaforoโ€ a determinarne il valore.

Non solo formaggio: anche olio e vino sono a rischio

Non sono perรฒ solo i formaggi a rischiare il semaforo arancione. Il vino, per esempio, per ora sembra averla scampata per il rotto della cuffia,ย mentre invece lโ€™olio extravergine di oliva – ritenuto dalla gran parte della comunitร  scientifica un cibo-medicina per quanti nutrienti positivi apporta allโ€™organismo – rischia di finire allโ€™ultimo livello del Nutriscore in quanto considerato semplicemente un grasso. Anche qui, come se uno potesse bersi un etto di olio a gogo! Quindi, anche il mitico e suggestivo – nonchรฉ ottimo – filo di extravergine a crudo su zuppe, pizza e altri piatti della cucina mediterranea, diventerebbe โ€œtrasgressivoโ€. Da non credere!

Trema lโ€™intero agroalimentare italiano

Netta anche la posizione di Riccardo Deserti, Presidente di OriGIn, lโ€™Organizzazione internazionale delle Indicazioni Geografiche: โ€œI formaggi Dop sono la spina dorsale dei prodotti di qualitร  dellโ€™agroalimentare italiano, ma il futuro dellโ€™intero settore รจ a rischio. Senza il mais e il girasole dellโ€™Ucraina, il mercato globale delle materie prime per la zootecnia รจ andato in crisi, con ricadute su tutta la filiera lattiero casearia italiana. Cโ€™รจ poi lo spettro della contrazione dei consumi: oggi a renderlo ancora piรน evidente nel nostro settore sono le conseguenze dirette del conflitto, il caro bollette e petrolio. Ma domani potrebbe arrivare anche il Nutriscore, un sistema di etichettatura nutrizionale fuorviante che va bloccato prima di allontanare ulteriormente il consumatore dai formaggi e da altri simboli della dieta mediterraneaโ€.

Se il Nutriscore venisse approvato dallโ€™UE, a farne le spese non sarebbe solo il consumatore, ma anche il Sistema-Paese. Secondo il rapporto Ismea-Qualivita, quello dei formaggi Dop/Igp รจ un comparto strategico del Made in Italy alimentare, con 55 prodotti caseari a denominazione e quasi 26mila operatori, che generano un valore di 4,2 miliardi di euro alla produzione, pari al 57% del comparto Cibo DOP IGP. Un modello che rappresenta una tradizione millenaria che nessuno in Ue riesce ad uguagliare, una filiera che le decisioni di Bruxelles mettono a rischioโ€ฆ a 30 anni esatti dalla nascita di Dop e Igp.

Acquacotta Pecorino Toscano DOP

Acquacotta con Pecorino Toscano DOP

Oltre il Nutriscore

La veritร , perรฒ, รจ anche altra. E se sono a rischio piatti storici – come la Caprese (pomodoro, extravergine e mozzarella di bufala campana dop), come lโ€™Acquacotta (Maremmana e della Tuscia con Pecorino Toscano o Romano Dop e olio extravergine) e gli spaghetti al pomodoro (con una spolverata di Parmigiano Reggiano Dop e ovviamente extravergine) – รจ anche vero che per alcuni aspetti il Nutriscore potrebbe avere anche una valenza positiva: ingurgitare grassi non รจ sano. Ma dietro a questo aspetto cโ€™รจ la politica agroalimentare italiana che solo troppo tardi (per lโ€™olio extravergine, ad esempio) o ancora per nulla (come per i formaggi), punta a dare il giusto valore alle produzioni di valore (in cui a fianco del grasso ci sono anche importanti polifenoli e vitamine, micronutrienti assolutamente importanti per la salute). Oltre, ovviamente, a non considerare tutto ciรฒ che affermano nutrizionisti, cuochi e storici: la cultura alimentare che determina il contesto in cui quegli alimenti sono inseriti e quindi lโ€™uso (e il dosaggio) che se ne fa.

Come ormai studi importanti hanno dimostrato, i formaggi da bestie alimentate a erba (per non parlare di quelle allevate al pascolo e/o allo stato brado) hanno valori nutrizionali importanti e che vanno ben oltre il rapporto grassi/proteine. Idem per la carne.

Ma quanto dobbiamo aspettare perchรฉ la nostra politica affronti anche in sede europea questi aspetti, oltre al Nutriscore? Non รจ solo questione di tradizione gastronomica e alimentare, รจ un problema soprattutto di valore del cibo e del suo impatto ambientale ed economico. Forse siamo giunti a un punto in cui le conoscenze accumulate sul fronte della produzione industriale vadano utilizzate su altri terreni, scegliendo la strada di allevamenti e produzioni meno industriali e intensive e maggiormente estensive dando cosรฌ piรน valore ai prodotti che ne derivano oltre che al tanto decantato (ma fino a che punto davvero considerato?) benessere animale. Certo, bisognerร  cambiare di conseguenza molte (scorrette) abitudini sia alimentari che di acquisto, ma probabilmente ne vale la pena. Almeno si dovrebbe cominciare a pensarle, queste cose, e a dar loro piรน spazi e sostegni: senza ovviamente costringere nessuno a fare scelte obbligate, ma rendendo piรน facile a chi vuole, la possibilitร  di farle.

a cura di Stefano Polacchi

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