Il prossimo 22 luglio il bistrot delle Lazzarelle aprirร finalmente le porte. Alla Galleria Principe di Napoli, dove il progetto vedrร la luce per iniziativa della cooperativa Lazzarelle, lโultimo anno รจ trascorso tra rinvii e continui ostacoli da superare: โAbbiamo scontato diverse battute dโarresto, prima la difficoltร di accedere al credito, poi la chiusura della Galleria, sancita un anno fa per lโimpossibilitร di garantirne lโagibilitร in sicurezza. E a marzo scorso, quando finalmente ci apprestavamo ad aprire, lโemergenza sanitaria, che ci ha costretto a procrastinare ancoraโ. A parlare รจ Imma Carpiniello, presidente della cooperativa di sole donne che nel 2010 ha avviato un bel progetto di inclusione e formazione professionale allโinterno del carcere femminile di Pozzuoli (la piรน grande casa circondariale femminile in Italia), oggi conosciuto anche per il caffรจ delle Lazzarelle, prodotto nella torrefazione aperta nel carcere.
Unโopportunitร di riscatto reale per le detenute che partecipano al programma, seguendo lโintero processo di lavorazione, a partire dai chicchi di caffรจ forniti dalla cooperativa Shadilly, che a propria volta promuove progetti di cooperazione con i piccoli produttori impegnati nelle piantagioni, per assicurargli il giusto compenso. E dunque uno dei piรน consolidati esempi di economia carceraria in Italia, che ha il merito in piรน di operare nel carcere femminile, โdove รจ ancora piรน lampante il fatto che se le donne detenute avessero avuto lโopportunitร di fare scelte differenti non sarebbero incappate in questa istituzione. Sappiamo troppo poco della vita in carcere, spesso immaginiamo gli istituti di pena popolati di criminali efferati, e invece lโ80% dei detenuti รจ povera gente. Percorsi di riscatto come il nostro servono anche a sollecitare lโattenzione, far conoscere lโuniverso del carcere. E il bistrot ci aiuterร con una vetrina in piรนโ. Il bistrot delle Lazzarelle, infatti, รจ la prima attivitร extra carceraria intrapresa concretamente dalla cooperativa: ha richiesto anni per essere definita e finanziata, e sarร centro di aggregazione culturale fondato sul ruolo conviviale del cibo. Si occuperร , inoltre, di promuovere tutte le produzioni carcerarie dโItalia, come pure i prodotti frutto di operazioni โsocialiโ, come quelli in arrivo da beni confiscati alle mafie. E insieme sosterrร i piccoli produttori del territorio.
โPer questo รจ un traguardo importante per la cooperativa, anche se apriamo in un momento complicato. Ma ci piace pensare di ricominciare col piede giusto, raggiungendo quello che รจ sempre stato lโobiettivo auspicato: chiudere il cerchio, offrendo alle detenute che iniziano il percorso allโinterno della torrefazione lโopportunitร di cimentarsi con un lavoro allโesterno, pur in regime di libertร controllata, per un graduale reinserimento nel contesto sociale. Sappiamo, perchรฉ ce lo dicono i dati, che lavorare durante la pena consente di abbattere notevolmente la recidiva (a oggi il 90% delle โlazzarelleโ non sono rientrate in circuiti criminali, ndr)โ. Il bistrot, quindi, รจ un progetto ideato per (e con) le detenute: โLavorerร con noi solo chi sta ancora finendo di scontare la pena. Quando termina la pena, termina il contratto con noi. Solo cosรฌ possiamo assicurare a piรน persone di partecipare al progetto, seguendone sempre poche alla volta, per accompagnarle in tutto e per tutto in un percorso che dovrร assicurargli lโindipendenza e lโautonomia una volta allโesternoโ. In questi dieci anni di attivitร , la torrefazione del carcere di Pozzuoli ha visto avvicendarsi una sessantina di detenute, dando loro la possibilitร di imparare un mestiere (regolarmente retribuito), acquisire coscienza dei loro diritti e delle loro possibilitร .
Ma a beneficiare di questa cura รจ anche il prodotto: tostato lentamente, secondo lโantica tradizione napoletana, poi fatto raffreddare allโaria, portato a maturazione nei silos e infine macinato, e imballato sottovuoto, in materiale plastico senza alluminio, adatto a essere riciclato: โAnche negli ultimi mesi il lavoro in torrefazione non si รจ mai fermato, la direzione del carcere รจ stata molto capace di gestire la situazione di emergenza. E ci รจ stata anche concessa lโautorizzazione per continuare a lavorare, chiaramente nel rispetto delle norme di sicurezzaโ. Tra pochi giorni, il caffรจ delle Lazzarelle sarร uno dei fiori allโocchiello dellโofferta del bistrot in Galleria, aperto dalle 10 del mattino alle 23. Il luogo รจ storico, pur martoriato dal degrado che un anno fa obbligava alla chiusura della galleria realizzata nella seconda metร dellโOttocento: โOra i lavori sono stati portati a termine, alcune attivitร hanno giร riaperto, in autunno apriranno nuovi locali, e unโaltra parte รจ giร stata messa a bando, per trovare nuovi soggetti interessatiโ. Anche il bistrot contribuirร alla sua rinascita, puntando ad accogliere i visitatori del Museo Archeologico Nazionale, che รจ proprio di fronte.
Ci sarร la caffetteria, e una proposta di gastronomia calda, al momento in arrivo da un laboratorio esterno (โin attesa di poter realizzare una cucina allโinterno del locale, non appena avremo accesso al creditoโ), ma con i prodotti e secondo le ricette indicati dalla cooperativa: โCโรจ sempre stato un discorso di appoggio reciproco ed economia solidale con le altre cooperative che operano nelle carceri e nel sociale in Italia. Per questo al bistrot useremo i loro prodotti, disponibili per lโacquisto in bottega e protagonisti dellโofferta gastronomica. Penso ai pomodori secchi e alla pasta di mandorle della cooperativa L’Arcolaio di Siracusa, ai cracker del carcere di Varese, alle birre di Vale la Pena, ai sottoli in arrivo da un terreno confiscato alla mafia, e via dicendoโ. E lo spazio ospiterร anche incontri, letture, eventi culturali.
Lazzarelle Bistrot โ Napoli โ Galleria Principe, 25 โ dal 22 luglio 2020 – www.facebook.com/Lazzarelle/ – https://caffelazzarelle.jimdofree.com/
a cura di Livia Montagnoli
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