«Nel 2024, il dipendente medio di un ristorante ha guadagnato quasi il 23% del proprio stipendio in mance», ha dichiarato Ming-Tai Huh, responsabile Food and Beverage di Square – la piattaforma digitale utilizzata da oltre 100mila ristoranti americani per la gestione dei pagamenti. Una percentuale che basta da sola a chiarire quanto il sistema delle tips sia tutt’altro che accessorio: a differenza di quanto accade in molti Paesi europei, dove la mancia è facoltativa e simbolica, oltreoceano i clienti coprono di fatto una parte consistente della retribuzione del personale, rendendo la mancia un ingranaggio essenziale dell’economia dei servizi negli Stati Uniti.
Cosa succede, allora, quando i consumatori iniziano a lasciare meno mance? In un recente report pubblicato da Square e ripreso dal Corriere della Sera, emerge un dato preoccupante: nel secondo trimestre del 2025, la media delle mance nei ristoranti, bar e fast food statunitensi è scesa sotto il 15% del valore dello scontrino — ben al di sotto della consueta soglia del 18-20%, lanciando un segnale forte sulla salute del settore ristorativo negli USA.
Dietro al calo delle mance si nasconde un insieme complesso di fattori che vanno ben oltre la semplice scelta individuale del consumatore. Innanzitutto, pesa l’incertezza economica che attanaglia molti americani: l’aumento dell’inflazione e il costo crescente della vita stanno limitando la capacità di spesa. Anche se molti clienti continuano a frequentare ristoranti e bar, la propensione a “regalare” una percentuale aggiuntiva sul conto si riduce, perché si tende a tagliare ciò che viene percepito come superfluo. Secondo i dati del BLS (agenzia americana delle statistiche sul lavoro), l’inflazione nel settore della ristorazione è stata leggermente superiore alla media generale, portando i conti a crescere, e con essi la mancia, calcolata su base percentuale.
Sul fronte culturale poi, la pratica delle mance negli Stati Uniti è sempre più oggetto di dibattito. Come riportato da Yahoo Finance, Market Watch e altri media americani, un numero crescente di clienti si dichiara stanco di una tradizione che considera ormai opprimente, soprattutto quando la mancia viene richiesta in settori dove prima non era consuetudine, o attraverso modalità percepite come invadenti. Un esempio ricorrente sono i servizi rapidissimi e poco personalizzati delle caffetterie, dove i clienti si trovano davanti a tablet che propongono automaticamente percentuali da lasciare.
Questa dinamica, unita alla constatazione — riportata da uno studio di Morning Consult — che un terzo degli adulti statunitensi ha notato un aumento, negli ultimi cinque anni, nella frequenza o nell’importo delle mance richieste, alimenta frustrazione e confusione, in particolare nei contesti “a basso contatto” come il takeaway, le consegne o le app per corse in auto, dove il valore percepito del servizio è minore. In questi casi, per molti, l’atto di lasciare una mancia finisce per assomigliare più a un obbligo sociale che a un gesto volontario di riconoscenza, contribuendo alla cosiddetta tipping fatigue — la stanchezza da mancia.
Per i lavoratori del settore, il calo delle mance non è solo una questione economica, ma un segnale d’allarme strutturale. Negli Stati Uniti, dove in molti stati i salari base della ristorazione restano sotto i 5 dollari l’ora, le mance costituiscono una parte essenziale del reddito. Ma la pratica delle tips, storicamente radicata nel costume statunitense, comincia a vacillare: «Da un po’ di tempo capita che i clienti lascino meno mance. Siamo preoccupati perché questo si ripercuote sui nostri stipendi che senza “tips” sarebbero esigui. Io stessa devo lavorare di più», ha raccontato Yumi Ortiz, sommelier newyorkese intervistata qui.
Quando i clienti riducono o eliminano questa componente, spinti da stanchezza o insofferenza verso la pressione sociale, i lavoratori ne pagano direttamente le conseguenze. «Con il cambiamento della fiducia dei consumatori nell’economia e il calo delle mance, i lavoratori portano a casa meno, il che potrebbe causare un ritorno dell’incertezza lavorativa per il settore, aggravando la crisi che i ristoranti locali già vivono», ha dichiarato Ming-Tai Huh. La crisi delle mance mette a dura prova non solo i redditi dei lavoratori della ristorazione, ma anche la stabilità di un settore già fragile.
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