Milano

Milano, apre un'area agricola dove si fa l'aperitivo tra i campi

Un nuovo posto, poco distante dal centro di Milano, che offre esperienze uniche tra natura e socialitร . Unโ€™area agricola che si fa anche luogo di incontro, cultura del cibo e ospitalitร  rurale

  • 25 Giugno, 2025

Nella zona sud-est di Milano, dove la cittร  cambia pelle, ha preso forma una delle aperture piรน attese dellโ€™estate: l’Oasi Caโ€™ Granda, unโ€™area agricola che si fa anche luogo di incontro, cultura del cibo e ospitalitร  rurale. Siamo a due passi dal cuore della metropoli, precisamente in via Ripamonti, ma lโ€™atmosfera รจ quella della bassa padana preindustriale, solo che oggi si parla di agroforestazione, sostenibilitร  e filiera corta. Il progetto nasce dalla collaborazione tra la Fondazione Patrimonio Caโ€™ Granda, che gestisce oltre 8.000 ettari di terreni storici dellโ€™antico Ospedale Maggiore e Floresta, una giovane impresa agricola fondata da Christian Russo e Omar Bertoni, due ragazzi con radici nella comunicazione e nellโ€™architettura, che hanno scelto di sporcarsi le mani, letteralmente, per dare forma a un nuovo ecosistema rurale.

Oasi Ca’ Grande: nasce lโ€™aperitivo rurale

Lโ€™estate 2025 segna lโ€™avvio della programmazione pubblica dellโ€™Oasi, e lo fa nel segno della convivialitร . Dal 26 giugno, ogni giovedรฌ, venerdรฌ, sabato e domenica, il campo si trasforma in salotto agricolo. Si passeggia tra orti sinergici e frutteti in agroforestazione, ci si affaccia sulle aree umide dove tornano aironi e rospi, si pratica yoga o si ascolta musica su un palco circolare fatto con balle di fieno. E poi, finalmente, si beve e si mangia. Il format รจ semplice e curato: due cocktail agricoli e un cestino gourmet per due persone a 30 euro. Gli ingredienti parlano di terra vera e fornitori locali: pomodorini, fragole e peperoni dellโ€™Oasi (a seconda della stagionalitร ), focaccia genovese e pane di BUM, il forno artigianale di fronte allโ€™ingresso, latticini di Zipo, piccole chicche scelte con attenzione. Un menu semplice, ma onesto, costruito per valorizzare quello che la terra e la filiera corta hanno da offrire.

Il bistrot che verrร : cucina agricola e auto-produzione

Ma il cuore del progetto batte giร  oltre lโ€™aperitivo. Floresta e la Fondazione stanno lavorando al recupero degli edifici rurali della Cascina Brandezzata, che diventeranno una foresteria, una bottega agricola, un mulino per la trasformazione del grano coltivato in loco e soprattutto un bistrot contadino, dove la cucina sarร  diretta estensione dei campi. Qui il piatto non si costruisce sulla carta, ma nasce dalla relazione quotidiana con il suolo, le stagioni e gli ecosistemi. Non si tratterร  di un agriturismo classico, nรฉ di un ristorante urbano con orto scenografico, ma di un modello nuovo, radicalmente agricolo, dove la cura del seme รจ parte integrante dellโ€™ideazione gastronomica. Una sorta di โ€œcucina circolareโ€, dove ogni gesto agricolo ha una conseguenza sulla tavola.

Un nuovo linguaggio per lโ€™agricoltura cittadina

Oasi Caโ€™ Granda non รจ un caso isolato, ma parte di un movimento piรน ampio che sta riscrivendo il rapporto tra cittร  e agricoltura. A Milano, ad esempio, Cascina Santโ€™Ambrogio, gestita da CasciNet, รจ diventata un punto di riferimento per lโ€™agricoltura sociale e la rigenerazione urbana, con progetti che spaziano dalla permacultura alla ristorazione sostenibile. Poco piรน a nord, nel Parco Nord, lโ€™OrtoComune Niguarda coinvolge i cittadini in un orto-giardino collettivo, dove si coltiva insieme e si sperimentano varietร  rare, con un forte impatto sociale e formativo. Ma, anche fuori dalla Lombardia, il fermento รจ evidente: a Torino, la startup Citiculture sta piantando vigneti urbani in contesti aziendali e scolastici, mentre a Cascina Falchera si sperimenta un modello di agricoltura periurbana condivisa. A Bologna, progetti come Kilowatt e VETRO stanno trasformando ex serre e spazi dismessi in hub agricoli e culturali. Quello che distingue lโ€™Oasi Caโ€™ Granda, perรฒ, รจ la sua profondissima stratificazione storica: essa, infatti, haย radici nei lasciti del Quattrocentoย e una posizione logistica unica, tra i campi e la cittร , a pochi passi dalla metropolitana e in una Milano che riscopre, forse senza saperlo, una cittร  che coltiva, cammina, degusta, ascolta e si prende tempo.

Unโ€™oasi, nel senso pieno del termine

Oasi Caโ€™ Granda non gioca alla sostenibilitร : la pratica, la semina, la coltivazione fanno parte di una visione concreta e quotidiana. Qui, ogni porzione di campo ha una funzione che va oltre la produzione: รจ osservazione, apprendimento, relazione. Non si tratta di un allestimento rurale da fotografare, ma di un ambiente agricolo reale, che si offre alla cittร  come spazio vivo e accessibile. Il cibo, in questo contesto, non รจ un racconto costruito: รจ un fatto. Ha un’origine tracciabile, una stagionalitร  rispettata, una lavorazione essenziale. L’idea, insomma, รจ quella di ripartire dal paesaggio agricolo come infrastruttura culturale. Di dare al cibo un tempo lungo, unโ€™origine vera, una narrazione che parte dalla zolla e arriva al bicchiere. E chissร  che, magari tra qualche estate, potremo dire che la migliore tartare di Milano non si mangia in centro, ma in un campo di fronte agli aironi.

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