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Torino

Borgo Vittoria: il coraggio di chi lotta per la rinascita della periferia (col pane, il gelato e il caffè)

Ne ha parlato anche il Presidente Mattarella della “questione periferie”, che a Torino è ancora aperta e complessa. Qual è il futuro di Borgo Vittoria e degli imprenditori che hanno scelto di aprire qui la propria attività?

  • 28 Giugno, 2025

Oggi a Torino tutta l’attenzione è concentrata su Aurora e Barriera, due quartieri di mixitè che puntano a ritrovare una nuova identità (ne abbiamo parlato giorni fa), e ora il grido di allarme di Sylwia Wdowiak di Casa Clara sposta l’obiettivo su Borgo Vittoria. Un nome epico legato alla vittoria di Torino sui francesi nel 1706, quella famosa del sacrificio di Pietro Micca, per un quartiere che è il proseguimento naturale di Barriera di Milano, superato lo spartiacque di corso Venezia. Un quartiere omogeneo? Proprio no. Ed è la prima cosa che appare quando si gira fra le strade attorno al Santuario di Nostra Signora della Salute a pochi piazza della Vittoria, scenario di un gran mercato all’aperto. Case pop e nuove torri-grattacielo, vecchie fabbriche recuperate, le ex Officine Savigliano diventate spazio commerciale, uffici e lotf, la Borgata Tesso con storici opifici, dove una giovane imprenditrice, Irene Fusi, sta facendo rinascere la ditta del vermouth Trinchieri.

Borgo Vittoria è troppo composito per trovare una sua identità precisa. Ne abbiamo parlato con due protagonisti che, come Sylwia di Casa Clara, hanno scelto di avviare qui la loro attività.

Le testimonianze degli imprenditori di Borgo Vittoria

Dropstery di Maurizio Galliano

Dropstery di Maurizio Galliano

 

Maurizio Galliano da 23 anni gestisce con Ivan Bianco, pasticcere, Gocce di Cioccolato, caffetteria al fondo di via Stradella. Una caffetteria innovativa, sperimentale e creativa. Maurizio (roaster, master barista e coffee lover) seleziona i migliori specialty coffee da piantagioni improntate alla sostenibilità economica e sociale e ha una sua microtorrefazione, Dropstery, in cui cura in modo sartoriale il prodotto. È inoltre socio di Finca Rio Colorado, la prima piantagione di caffè acquistata da Umami Area Honduras per un caffè sostenibile.

«Qui in via Stradella è difficile fare sinergia, siamo in pochi» racconta Maurizio. «Per cui fare rete e pensare a un progetto di quartiere è una specie di miraggio. Tocca puntare alla qualità, stringere i denti, sacrificare tempo e vita privata. Gocce di Cioccolato ormai è conosciuta, arriva gente anche da quartieri lontani per provare il nostro caffè. Ma mandare avanti un’attività qui è molto difficile, più che altrove. Aiuti pubblici? Non me ne sono mai aspettati, qui si lavora sodo e da soli. La percezione del quartiere fuori da qui non è troppo positiva e questo ci penalizza un po’, come ci hanno penalizzato i lunghi lavori su corso Grosseto. Credo sia comunque una questione di impegno individuale, soprattutto».

Spoto Bakery

Spoto Bakery di Alessandro Spoto

 

Alessandro Spoto, panificatore, 3 pani nella Guida del Gambero Rosso, ha il suo panificio in via Chiesa della Salute. Sono solo pochi minuti da via Stradella, ma tutto cambia. «Via Chiesa, come la chiamano tutti qui, è sempre stata l’asse del quartiere, una via di negozi, di passeggio. Adesso molti negozi hanno chiuso, c’è meno vitalità» spiega Alessandro. «Noi lavoriamo bene, siamo ormai conosciuti, abbiamo un pubblico fidelizzato e gente che viene a cercarci anche da altri quartieri. Per noi è un segno di successo, ma è difficile fare sinergia, ognuno lavora al proprio orticello, il quartiere non fa rete anche perché è molto diversificato».

Il futuro di Borgo Vittoria

Iniziative nuove ce ne sono, come Lolelì, la caffetteria-pasticceria in via Chiesa che Amelia Montedoro ha aperto per sua figlia, autistica, e dove lavorano alcuni ragazzi autistici. Ma sono storie eroiche e isolate, in un tessuto sociale che ha perso coesione: le botteghe del vecchio borgo operaio non ci sono più e il nuovo avanza a macchia di leopardo. Intanto, Sylwia Wdowiak stamattina è stata contattata dall’assessore al commercio del comune di Torino Paolo Chiavarino. Che sia il segnale che qualcosa si sta muovendo anche per Borgo Vittoria? È dalle radici – e dalle periferie – che può/deve partire una rinascita concreta?

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