
Più celiachia che diabete tra i piccoli italiani. È questo il dato che emerge dai primi risultati dello screening nazionale avviato nel 2025 su iniziativa dell’onorevole Giorgio Mulè (vicepresidente della Camera) e fortemente sostenuto dal Ministero della Salute. A renderlo noto è stato il ministro Orazio Schillaci durante la presentazione del progetto “Vulnerabili”, dedicato alla fornitura di insulina per i soggetti indigenti, grazie alla collaborazione con otto associazioni e il Banco Farmaceutico.
«I primi risultati indicano una prevalenza degli autoanticorpi contro il diabete di tipo 1 paragonabile a quella di altri Stati europei, mentre si evidenzia un aumento nella prevalenza della celiachia”, afferma Schillaci. Le parole del ministro offrono uno spunto importante per una riflessione più ampia sullo stato della salute pediatrica in Italia e sulla celiachia in particolare, una malattia autoimmune che, se non diagnosticata e trattata, può compromettere seriamente lo sviluppo dei più piccoli.
Secondo i dati aggiornati al 31 dicembre 2023, in Italia risultano 265.102 persone con diagnosi di celiachia, ma le stime parlano di almeno 600.000 soggetti realmente affetti: solo uno su due avrebbe dunque ricevuto una diagnosi ufficiale. Le donne risultano colpite in misura doppia rispetto agli uomini (70% del totale), mentre la distribuzione geografica vede la Lombardia in testa con quasi 50.000 casi, seguita da Lazio e Campania.
L’attenzione è ora puntata soprattutto sulla fascia pediatrica. Nel 2022, il Ministero della Salute ha registrato:
5.401 casi tra 6 mesi e 5 anni (2%)
11.066 casi tra 6 e 9 anni (4%)
16.463 casi tra 10 e 13 anni (7%)
20.380 casi tra 14 e 17 anni (8%)
In totale, i bambini e ragazzi sotto i 18 anni rappresentano il 21% dei celiaci diagnosticati in Italia. È un dato rilevante, che rafforza l’utilità dello screening pediatrico avviato quest’anno, anche alla luce della sottodiagnosi cronica e della difficoltà di individuare sintomi spesso sfumati o atipici.
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Il confronto con gli altri Paesi europei offre un quadro contrastante. Per quanto riguarda il diabete di tipo 1, i livelli di prevalenza italiani rientrano pienamente nella media europea, secondo quanto rilevato dallo screening nazionale. Ma è la celiachia a sorprendere: se in Europa la prevalenza stimata oscilla tra lo 0,2% e l’1% (con punte del 2-3% in Finlandia e Svezia), i dati italiani sembrano attestarsi già intorno all’1%, con una tendenza all’aumento soprattutto tra i bambini. Questa discrepanza può dipendere in parte dall’efficacia dello screening, ma anche da fattori ambientali e alimentari ancora in fase di studio. In ogni caso, l’Italia appare oggi come uno dei Paesi europei con maggiore incidenza di celiachia nella popolazione pediatrica.
La celiachia è una malattia autoimmune che si scatena in presenza di glutine, proteina contenuta in frumento (e in tutte le sue varietà come grano tenero, grano duro, farro, kamut, spelta e triticale), orzo e segale. A volte risulta contaminata da glutine anche l’avena, a causa delle lavorazioni che subisce. Nei soggetti predisposti, l’assunzione di glutine provoca una reazione immunitaria che danneggia la mucosa intestinale, compromettendo l’assorbimento dei nutrienti.
La diagnosi avviene tramite esami del sangue alla ricerca di autoanticorpi specifici e, nei casi dubbi, con biopsia intestinale. L’unica terapia attualmente disponibile è una dieta rigorosamente priva di glutine, da seguire per tutta la vita. Una terapia semplice in apparenza, ma che comporta notevoli difficoltà quotidiane, soprattutto per i più piccoli e le loro famiglie.
«Questi dati – ha commentato ancora il ministro Schillaci – serviranno da bussola nella definizione di una strategia futura di programmazione sanitaria». Lo screening pediatrico su celiachia e diabete rappresenta in tal senso un primo passo importante, da affiancare a campagne di informazione, formazione dei pediatri e supporto alle famiglie.
In un’Italia che conta ancora centinaia di migliaia di celiaci non diagnosticati, la parola d’ordine è: precocità della diagnosi. Perché riconoscere per tempo la celiachia nei bambini significa proteggerli da un futuro di disagi clinici, complicanze nutrizionali e difficoltà di crescita. Ed è qui che si gioca la vera sfida della salute pubblica.
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