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Consumi di birra in calo. Cresce solo il segmento no alcol

Il report di Assobirra mostra un settore in difficoltà su cui pesano soprattutto le accise, che incidono fino al 40% del prezzo di una bottiglia

  • 20 Maggio, 2025
  • 20/05/25

Se il vino è in recessione, neppure la birra se la passa benissimo. Dopo un decennio di crescita e la ripresa post-pandemia, il settore birrario italiano affronta un periodo segnato da nuove sfide che hanno determinato una flessione dei principali indicatori di mercato.

In particolare, l’ultimo rapporto di Assobirra, appena presentato a Roma, mostra per il 2024 un calo dei consumi dell’1,54 (seppure più lieve rispetto al 2023) in un contesto di aumento generale dei prezzi e dell’ inflazione. In flessione anche la produzione (-1,27%) e l’export (-7,82%). Così come – ma questa è una buona notizia – l’importazione (-4,95%), con una conseguente crescita della birra prodotta e venduta in Italia.

L’inarrestabile crescita delle birre no e low alcol

In questo contesto, c’è però un segmento che cresce. Quello delle birre analcoliche e a basso contenuto alcolico che rappresentano un segmento dinamico, capace di rispondere alle nuove esigenze dei consumatori orientati verso stili di vita più salutari e consapevoli. Nel 2024 le birre low e no alcol hanno rappresentato il 2,11% del totale dei consumi, in aumento del 13,4% rispetto all’1,86% del 2023, segnando un trend positivo costante a partire dal 2020.

D’altronde, il report di Assobirra mostra come ad un beer lover su due piaccia la soluzione a bassa gradazione o senza alcol e il 40% consideri i Nolo un’opzione valida per il consumo quotidiano. A guidare questo trend la GenZ: il 53% apprezza il profilo aromatico di queste varianti.

Il confronto con il vino no alcol

«Se sul vino dealcolato si sta lavorando ma ci sono ancora delle riserve, la birra è già pronta oggi», è la spallata del vicepresidente di Assobirra Federico Sannella, che sottolinea i punti di forza del settore brassicolo: adattabilità, accessibilità e, appunto, bassa gradazione.
Anche a partire da queste caratteristiche si spiega perché la birra abbia sofferto meno rispetto al vino con le nuove regole della strada, come rivela il presidente di Assobirra Alfredo Pratolongo: «La ristorazione ha fatto bene a lamentarsi nei mesi scorsi, ma è questo è il momento per aprire la propria offerta al no alcol. Io, se fossi un ristoratore, inserirei in carta più proposte no e low alcol».

Riconoscere la birra come bevanda da pasto

La crescita delle birre no alcol si inserisce all’interno di un grande tema che, in questo momento, riguarda anche il vino: la demonizzazione dell’alcol.
In questo contesto, si inserisce la richiesta di AssoBirra di riconoscere ufficialmente la birra come bevanda da pasto. L’Associazione sottolinea l’importanza di una revisione normativa che rifletta l’evoluzione culturale e sociale del prodotto: la birra, consumata prevalentemente durante i pasti (oltre il 60% dei casi, secondo dati Censis), si distingue per il basso tenore alcolico e l’alta versatilità a tavola. Adeguare la normativa a questa identità sarebbe pertanto fondamentale per superare le incoerenze che oggi penalizzano il settore e per promuovere modelli di consumo più consapevoli e moderati.

Le accise pesano fino alla metà del prezzo di una bottiglia

C’è, infine, una questione evergreen: quella delle accise. Dopo l’allentamento post Covid, la tassazione sul settore è tornata ai livelli precedenti. Anche l’ultima legge di bilancio, che avrebbe dovuto cambiare le cose, in realtà si è focalizzata su una minore tassazione per i microbirrifici.
«Nel momento in cu abbiamo più del 15% di inflazione cumulata negli ultimi tre anni, cosa succede a valle? Aumenta il costo della spesa – spiega il presidente di Assobirra – Pensiamo che per una birra alla spina, c’è una tassazione dovuta ad accisa ed Iva che arriva fino ad 80 centesimi. Al supermercato, che rappresenta il 60% delle vendite, va anche peggio: una bottiglia da 66 cl – quella più venduta perché rappresenta il formato famiglia – l’incidenza delle accise arriva quasi alla metà del prezzo: 40 centesimi, dove una bottiglia mediamente costa circa 90 centesimi».

La richiesta al Governo

Da qui la richiesta di Pratolongo al Governo, rappresentato dal senatore Gian Marco Centinaio: «La birra ha avuto una sua primavera, ora ha bisogno di riprendere la corsa. Ma è difficile farlo con questo peso che si porta dietro. Per questo chiediamo di ridurre magari piano piano, questa tassazione. Lo scorso anno hanno allentato la morsa sui birrifici artigianali, ma adesso tocca ai grandi birrifici che hanno bisogno di questo rilascio di energia. L’accisa sulla birra è una tassa su tutti».

 

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