Turismo & Vacanze

Cambia il turismo in Puglia. Addio al tutto esaurito, ma arrivano più stranieri

Meno italiani in vacanza e per meno giorni, più stranieri ma spalmati sui 12 mesi: crisi economica e stile di vita cambiano il turismo

  • 30 Luglio, 2025

L’allarme era nell’aria, ma è dalla Pugliatempio sacro del turismo estivo marinaro – che con forza il grido si fa sentire. E fa sorgere una domanda: sarà l’Albania la nuova Puglia – come abbiamo scritto riportando le riflessioni di cuochi e imprenditori di là – o non sarà mica, invece, la Puglia una nuova Albania? Del resto, segnali di novità e anche di crisi erano già arrivati anche da altri luoghi del mito balneare, come la Costiera Romagnola.   Ma riavvolgiamo il nastro…

Niente tutto esaurito in Puglia

Dalla Puglia parte una riflessione che mette in discussione l’attuale organizzazione del business vacanziero italiano. «Al tradizionale turismo del tutto esaurito di luglio e agosto si contrappone un trend di arrivi e presenze spalmato sui mesi “spalla” (maggio-giugno e settembre-ottobre). Un movimento a saldo invariato. I motivi? La presenza sempre più corposa di viaggiatori esteri e la classe media italiana che fatica a far quadrare i conti riducendo i livelli di spesa». Così scrive il Corriere di Bari. E riporta l’analisi del locale presidente di Federalberghi, Francesco Caizzi: «Andranno analizzati i dati di fine mese e quelli di agosto, ma la sensazione è che non ci sia un movimento intenso come per l’inizio dell’anno. Perché – dice – bisogna essere chiari: la componente del mercato sostenuta dagli italiani che arrivano in regione fatica a imporsi. Le famiglie, già da qualche anno, accusano un calo del potere d’acquisto e le strutture ricettive, soprattutto a tre stelle, mostrano segnali di difficoltà. Il prodotto mare, quindi, non riesce a concentrare i flussi nel mese in corso e in quello successivo: il tutto esaurito resta sulla carta».

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La flessione del turismo degli italiani

Riflessione che riflette… una flessioneci scuserete per il bisticcio di parole – evidenziata ormai da quella che è la crisi di spesa (e di reddito) della classe media italiana. E che deve partire dai dati Istat che riguardano non solo la Puglia, ma tutto il Paese: rispetto al primo trimestre 2024, gli arrivi dei residenti sono scesi del 2,2%, mentre le presenze sono calate dell’1,4%. Quindi – si evince dall’analisi – il calo turistico registrato è esclusivamente imputabile alla diminuzione dei turisti italiani, mentre gli stranieri mostrano valori in crescita – seppur debole – rispetto allo stesso trimestre del 2024 (+0,2% gli arrivi e +0,6% le presenze).
Un dato che sembra ancora più evidente se si considera che solo nel mese di gennaio i flussi interni mostrano un segno positivo (+0,4% gli arrivi, +0,1% le presenze), mentre sia a febbraio che a marzo si osservano contrazioni significative, con picchi negativi del -3,8% negli arrivi e del -1,5% nelle presenze a marzo. «Un fenomeno – scrive l’Associazione B&B, Affittacamere, Case Vacanza, Rete alberghiera nazionale (Abbac, in sigla) con sede a Napoli – apre una riflessione di tipo economico. Ma quando inizieranno a farla questa riflessione politico-economica? Non sembra che il nostro governo sia molto interessato alla diminuzione della forza d’acquisto dei nostri connazionali. Le politiche messe in atto (niente stipendio minimo, nessuna politica di incentivazione salariale) non vanno certo in questa direzione. Le famiglie soffrono e le istituzioni sembrano vivere nel mondo degli elfi. Ma prima o poi dovranno fare qualcosa».

Crisi più grave per le strutture di fascia media

Calo di presenze anche in Sicilia, in particolare da Trapani ad Agrigento a Siracusa – come si evince dai dati rilevati dall’Osservatorio delle Destinazioni Balneari, redatto da JFC srl, che fa riferimento al periodo 19 maggio-26 giugno 2025 – dove si registra una riduzione dei turisti italiani e un incremento dei turisti provenienti dall’estero; un aumento dei daily user italiani che non alloggiano fuoricasa; un andamento assai difforme non solo da destinazione a destinazione, ma anche da operatore ad operatore presente nella stessa località; una grande difficoltà per destinazioni, operatori, servizi che si collocano “nel mezzo” ovvero nella fascia mediana dell’offerta, dei prezzi e della qualità.

Lo studio mette anche in risalto come la “vacanza balneare” rappresentala vacanza primaria nel corso dell’anno per una quota elevatissima di italiani ed europei, più precisamente per il 51,2% dei connazionali che fanno almeno un periodo di vacanza di una settimana durante l’anno e per il 32,7% degli europei, sempre facendo riferimento ai residenti in altri Paesi europei che fanno almeno una vacanza settimanale, durante l’anno. Eppure, il dato che preoccupa gli operatori è che i “veri” turisti italiani che soggiorneranno lungo le nostre coste almeno una notte durante l’estate caleranno di un significativo -4,1%. E questo sembra essere legato direttamente alla riorganizzazione delle spese da parte degli italiani.

Destagionalizzazione dei flussi

Quindi? Per forza di cose andranno riorganizzati l’offerta turistica e il business delle vacanze, alla fine anche in controtendenza rispetto alle immagini da overtourism che giungono da alcune delle località più gettonate dai “malati del selfie” e dal turismo di super-massa. In realtà, tutto questo potrebbe avere ricadute anche positive, per esempio sul fronte della destagionalizzazione dell’offerta, obiettivo cui negli anni passati in molti hanno mirato. Qualche riflessione interessante arriva ancora dalla Puglia, che è uno dei bacini turistici più “sensibili” del Paese a proposito di tendenze e di modelli.

«Abbiamo effettuato una rilevazione tra i nostri associati – afferma al Corriere di Bari Massimo Salomone, coordinatore turismo di Confindustria Puglia – e l’inizio dell’anno è stato entusiasmante. A maggio, in particolare, gli arrivi sono aumentati di oltre il 20%. Un trend che aveva alimentato aspettative molto alte anche per l’alta stagione. Con i dati di luglio e le previsioni aggiornate su agosto, possiamo parlare di una crescita più moderata, ma comunque solida. A luglio l’aumento delle presenze nelle strutture ricettive iscritte a Confindustria si attesterà attorno al 2,5% mentre per agosto si prevede un 2,7%. Non siamo di fronte a una battuta d’arresto, ma a un assestamento fisiologico». Destagionalizzazione, dunque. Che tutto sommato fa anche rima con sostenibilità.

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