C’è chi parte per raggiungere mète a migliaia di chilometri, chi si perde tra aeroporti e valigie extra large. Poi c’è chi sceglie di restare vicino, senza rinunciare a stupirsi. Succede sempre più spesso, e non è solo una moda passeggera. Si chiama staycation, la tendenza che invita a riscoprire le bellezze dietro l’angolo. Un antidoto al turismo di massa che sta cambiando il volto delle città italiane, travolte da un flusso continuo di visitatori, spesso a discapito dei residenti.
L’overtourism è ormai un fenomeno strutturale: centri storici svuotati, affitti che schizzano alle stelle, file interminabili per una foto nei luoghi simbolo. Il paradosso? Viaggiare per cercare autenticità e trovarsi immersi nella stessa folla da cui si voleva fuggire. Se da un lato i numeri parlano chiaro, le presenze internazionali in Italia nel 2024 sono aumentate del 14%, con picchi che mettono sotto pressione infrastrutture e residenti, dall’altro emerge la voglia di un turismo diverso, più sostenibile e, soprattutto, più autentico. Ecco che entra in scena il trend dell’estate 2025.
Nel 2024 il turismo domestico in Italia è cresciuto dell’81% rispetto all’anno precedente (dati Eurispes), segno di un cambiamento culturale profondo. Sempre più italiani scelgono vacanze a corto raggio, facili da organizzare, più economiche e spesso più sostenibili. Al di là di motivi economici o ambientali, in questo modo si viaggia per un desiderio concreto di esperienze genuine, legate al territorio e ai suoi sapori.
È qui che il cibo gioca un ruolo chiave. Il viaggio gastronomico non è più solo l’occasione per provare ristoranti noti o specialità esotiche: oggi si traduce in mercatini rionali, prodotti di stagione, trattorie fuori dai circuiti turistici. Un modo per riappropriarsi delle tradizioni locali, valorizzare le piccole realtà e ridurre l’impatto dei grandi spostamenti.
Accanto alla staycation emerge così il concetto di undertourism: scoprire mète meno battute, borghi minori, aree interne, lontane dalle rotte congestionate. Una risposta concreta all’overtourism che affligge città come Venezia, Firenze o Roma, e che porta benefici anche all’economia locale, distribuendo i flussi turistici in modo più equilibrato.
La crescente esigenza di vivere esperienze autentiche, immerse nella natura e lontane dalla folla ci fanno puntare lo sguardo su destinazioni conosciute, vicine, “nostre”.
C’è un’Italia che si può assaporare senza prendere un aereo. Anzi, sempre più viaggiatori scelgono di farlo proprio così: rimanendo vicini, rallentando, scoprendo i sapori di casa. Dalla campagna laziale alle spiagge meno conosciute della Calabria, passando per le colline marchigiane o le montagne lombarde, la vacanza 2025 parla italiano. E racconta un’Italia fatta di itinerari slow, escursioni enogastronomiche, esperienze autentiche dove il tempo si dilata e il gusto si amplifica.
Stare in vacanza senza passaporto è un compromesso tra portafoglio e tempo libero. ma è anche è un invito a guardare con occhi nuovi ciò che spesso diamo per scontato. Restare vicino non significa rinunciare al viaggio, soprattutto quando ogni regione italiana custodisce un tale patrimonio di biodiversità e ricchezza gastronomica da esplorare. In un’estate segnata dalla ricerca di autenticità e sostenibilità, restare “sotto casa” può essere il viaggio più sorprendente.
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