È alto poco più di 2.500 metri e si può arrivare in cima tramite una funivia che parte dal centro del paese. Dalla fine degli anni Novanta, dalla sua vetta – nel cuore delle Dolomiti altoatesine – parte la gara sciistica Südtirol Gardenissima. Il monte Seceda e i suoi fantastici panorami che raccontano la Val Gardena, sopra Orisei, rischia di diventare (o forse già successo) la nuova Roccaraso. Ve lo ricordate quello che è successo a gennaio di quest’anno, quando il piccolissimo comune abruzzese è stato invaso (letteralmente) da diecimila turisti “mordi e fuggi” in una sola domenica? Qualche influencer che ne ha parlato su TikTok e gite in bus a 20 euro andata e ritorno con colazione sono bastati per far sì che il borgo venisse invaso da migliaia di turisti, senza avere, però, i servizi per gestirli. Scene rocambolesche che si verificano anche altrove: ormai da ore sui social, in particolare sui gruppi Facebook e su X, e nelle chat Whatsapp rimbalza un video in cui vengono inquadrate centinaia di persone in coda all’impianto della funivia che porta in cima al Seceda.
La situazione è apparsa particolarmente critica alla stazione intermedia di Furnes, crocevia per chi, partendo da Ortisei, vuole raggiungere la vetta con la seconda cabinovia. Qui si sono registrate lunghe file di turisti in attesa, tanto da trasformare un’escursione in alta quota in un’esperienza a tratti claustrofobica.
Ve lo ricordate Santorini?
Immagini che ricordano l’invasione di Santorini. Nell’isola greca che normalmente ha 15mila residenti sono arrivati, in un giorno solo, 11mila turisti. È successo il 23 luglio 2024, esattamente un anno fa. Certo, il caso di Seceda ha numeri più contenuti rispetto all’episodio citato, ma c’è da tenere conto che l’effetto “ressa” può essere molto simile considerando che gli spazi in montagna possono essere più ristretti.
L’overtourism è questo, masse incontrollate che si spostano verso una destinazione considerata di grande appeal ma che non è in grado di sopportare flussi così consistenti, finendo per danneggiare le destinazioni stesse e la vita dei residenti. Non solo, dietro di esso si cela un enorme ossimoro: l’Italia continua a crescere economicamente grazie al turismo, ma l’aumento (positivo) del Pil si scontra con la realtà, ovvero le persone che vivono nelle città più visitate subiscono gli effetti negativi del turismo di massa. Nel 2024, il nostro paese ha raggiunto un nuovo record storico, superando i livelli pre-pandemia e registrando un aumento del 2,5% degli arrivi rispetto al 2023, con un totale di 458,4 milioni di presenze negli esercizi ricettivi (dati Istat). L’Italia si è così posizionata al secondo posto in Europa per presenze turistiche, superando addirittura la Francia, da sempre nostro grande competitor nel settore del turismo.
Pellegrinaggi moderni
Quelli di Santorini, Roccaraso e Seceda sono casi particolari, non decifrabili fino in fondo. Il giornalista Aldo Cazzullo sulle colonne del Corriere della Sera suggerisce di non chiamarlo overtourism, bensì disorganizzazione (leggete qui). Tra carenze nella gestione turistica e infrastrutture ferme negli anni, il problema del sovraffollamento in città d’arte e località di mare o montagna sembrerebbe risiedere altrove. E non ha tutti i torni.
Non è solo la bellezza dei paesaggi ad attirare migliaia di visitatori, ma una vera e propria corsa all’immagine, al selfie da condividere. Il risultato? Nel caso di Seceda, ore di attesa in coda, spintoni evitati a fatica e un percorso che, per molti, ha assunto i tratti di un pellegrinaggio moderno – o forse via crucis? – verso uno dei luoghi più fotografati dell’arco alpino. Solo pochi giorni fa, gli abitanti della zona hanno messo in piedi un tentativo di regolamentare gli accessi che ha fatto discutere. Alcuni contadini hanno installato un tornello e chiesto un contributo di cinque euro per accedere al sentiero che conduce alle celebri Odle, simbolo del Seceda. Un gesto che più che un deterrente era un grido d’allarme: la bellezza del luogo rischia di essere soffocata dal suo stesso successo. La montagna è invasa da risate, scatti fotografici e code, lunghissime. Si chiama overtourism, o disorganizzazione per dirla con Cazzullo, in ogni caso un problema di tutti.