Crescere all’estero nonostante le difficoltà legate ai dazi. Non ha dubbi Giuseppe Lavazza, il presidente del gruppo che porta il suo nome, che in occasione del 130° anniversario dell’azienda ha rilanciato con fermezza la strategia di espansione internazionale come elemento centrale per il futuro del colosso del caffè italiano. In un’intervista rilasciata a La Stampa, Lavazza ha evidenziato come il mercato tedesco rappresenti oggi una delle principali aree di sviluppo, insieme agli Stati Uniti, al Canada e a diverse nazioni dell’Europa dell’est.
Ma c’è anche un occhio di riguardo verso la Cina, dove il gruppo ha «una joint venture con il partner Yum China, iniziata nel 2020, per aprire 1000 caffetterie monomarca». Per ora «siamo arrivati a un centinaio di punti vendita – racconta Giuseppe Lavazza al quotidiano torinese – ma la potenzialità è interessante perché è una nazione che, oltre ad aver amato molto il tè, inizia ad amare anche il caffè».
Fondata nel 1895 a Torino da Luigi Lavazza, l’azienda è cresciuta fino a conquistare un ruolo di primo piano nel panorama globale del caffè con una presenza in oltre 140 Paesi con più di 5550 dipendenti e nove stabilimenti produttivi. Un risultato raggiunto grazie a passione, ricerca e capacità imprenditoriale familiare. Ma soprattutto grazie al rapporto diretto e storico con i fornitori in Brasile, «imprenditori con cui già mio nonno aveva stretto legami», ricorda Lavazza. «Ci comprendiamo anche perché condividiamo gli stessi valori di imprenditorialità familiare. È lì in Brasile, nel Minas Gerais, che controllo i chicchi messi ad essiccare», perché «questa è la loro ricchezza e noi dobbiamo rispettarla».
La crescita internazionale è ormai il cuore pulsante del gruppo, oggi guidato dall’amministratore delegato Antonio Baravalle. Nel 2024 il fatturato ha superato i 3,35 miliardi di euro, con un incremento del 9,1% rispetto all’anno precedente. «L’espansione internazionale con una forte crescita negli Usa (+12%) e mercati chiave europei come Italia e Francia è il risultato di una strategia chiara che punta a una presenza globale, multicanale e multibrand», racconta il presidente.
L’Italia, continua, «pesa circa il 30%» sul fatturato, mentre il 70% deriva dalle vendite estere», con mercati di riferimento come la Francia – che si avvicina alla quota italiana – e la Germania, dove Lavazza ha conquistato una posizione di leadership nel segmento dei grani, «il più consumato nel Paese». A sostenere questa crescita hanno inoltre contribuito alcune acquisizioni strategiche, come quella di Merrild in Danimarca e Paesi Baltici, seguita da Carte Noire in Francia, Kicking Horse Coffee in Nord America, MaxiCoffee e IVS Group» la cui conclusione è prevista nel 2027, rivela Giuseppe Lavazza. Investimenti che hanno consentito di espandere geografie e segmenti di mercato, affermando Lavazza come un gruppo capace di presidiare con successo tanto il retail quanto il B2B.
Il presidente evidenzia però le molteplici criticità esplose negli ultimi anni. «La pandemia ha causato cambiamenti strutturali e logistici profondi, costringendoci ad adattarci con flessibilità e resilienza». A ciò si sono aggiunte «le tensioni geopolitiche e i costi energetici crescenti, che hanno aumentato i tempi e i costi di trasporto del caffè». In questo contesto, si parla di una vera e propria «policrisi», molteplici criticità interconnesse «che stiamo imparando a gestire grazie all’esperienza accumulata in 130 anni».
Tra le difficoltà più rilevanti Lavazza indica i dazi imposti al Brasile, «il produttore più importante di caffè», sottolineando che tassare il prodotto «al 50% non rende sostenibile l’esportazione negli Usa. Così si provoca un effetto a catena, per cui può aumentare il prezzo del caffè». Nonostante ciò, il presidente sostiene che «il mare in tempesta va affrontato mantenendo la calma e affidandosi ai propri principi». Il vero obiettivo è «offrire solidità e continuità in un contesto complesso, perché i momenti di crisi passano, ma perdere coerenza e identità significa perdere molto di più di una temporanea posizione economica».
Anche per questo sul fronte tecnologico si dovrebbe fare di più, ma a patto di farne un buon uso. «Viviamo un’epoca di gigantesco progresso tecnologico, con incertezze sociali diffuse e difficoltà nel dialogo pubblico. Il cambiamento è positivo solo se contribuisce a rafforzare la società e a migliorare le condizioni di tutti», chiarisce il patron. Spiega che l’intelligenza artificiale «deve essere uno strumento che potenzia le capacità umane senza sostituirle». Per questo motivo il gruppo ha istituito un comitato AI, «promuovendo un uso responsabile e collaborativo delle nuove tecnologie».
Innovazioni che vanno di paripasso con il tema della sostenibilità, che per il gruppo Lavazza non è mai stata un’opzione ma parte della propria identità. «È così fin dagli anni Trenta, quando Luigi Lavazza affermava che “in un mondo che distrugge i beni della natura, io non ci sto”. Oggi il 95% del nostro caffè è prodotto in stabilimenti con energia rinnovabile e puntiamo a rendere il 100% del packaging compostabile, riciclabile o riutilizzabile entro il 2025».
Niente da mostrare
Reset© Gambero Rosso SPA 2025 – Tutti i diritti riservati
P.lva 06051141007
Codice SDI: RWB54P8
registrazione n. 94/2021 Tribunale di Roma
Modifica impostazioni cookie
Privacy: Responsabile della Protezione dei dati personali – Gambero Rosso S.p.A. – via Ottavio Gasparri 13/17 – 00152, Roma, email: [email protected]
Resta aggiornato sulle novità del mondo dell’enogastronomia! Iscriviti alle newsletter di Gambero Rosso.
Made with love by
Programmatic Advertising Ltd
© Gambero Rosso SPA – Tutti i diritti riservati.
Made with love by Programmatic Advertising Ltd