Immaginate di entrare in un bar che non รจ solo un bar. L’aria รจ satura di fumo di sigaretta, il flipper emette il suo caratteristico suono rotto plin-plon, e il telefono a gettoni รจ pronto a inghiottire le monete. Dietro il bancone, il barista con il grembiule macchiato di caffรจ serve con un sorriso che sa di routine. Ma il vero protagonista รจ lei: la Luisona. Una brioche che sembra sfidare le leggi della gastronomia, con la sua forma massiccia e la crema che non si sa se รจ rancida o leggendaria. ร lรฌ da anni, forse decenni,ย nessuno osa mangiarla. ร piรน un monumento che un dolce.ย Una scena che in moltissimi conoscono, che altrettanti hanno letto, che potrebbe sembrare surreale ma รจ un quadro invecchiato di un’Italia che non c’รจ piรน. Ma soprattutto รจ la magica realtร del Bar Sport, il celebre racconto di Stefano Benni, che quell’Italia l’ha colta in profonditร .
La Luisona, con la sua presenza ingombrante e la sua storia silenziosa, rappresenta l’epoca d’oro dei bar di provincia, luoghi di incontro, di storie, di drammi e di risate. Ma oggi, quel dolce immangiabile รจ orfano del suo scrittore, cosรฌ come lo รจ l’Italia tutta: Benni รจ morto, lasciando un vuoto profondo nella nostra letteratura, e nei migliaia di Boomer e Millennial che lo hanno conosciuto proprio grazie a quella “pastarella” invecchiata e iconica. Con lui se ne va anche un modo di raccontare l’Italia che includeva ironia e poesia, uno specchio riflesso sulla quotidianitร del nostro paese, e dei suoi luoghi sociali, come il bar, simbolo di incontro che sta scomparendo/cambiando.
Non ce ne vorrร Benni se lo ricordiamo per l’unica cosa per cui non voleva essere ricordato. Lui stesso ironizzava sul successo incredibile che il volume pubblicato per la prima volta nel marzo del 1976 da Mondadori ha avuto in quattro decenni abbondanti, in particolare in un video pubblicato da Feltrinelli in cui parla della Luisona: ยซNessuno puรฒ mangiarla e digerirla, perchรฉ lei รจ la madre di tutti i trigliceridi. Lei รจ un monolite zuccherato. Chi ci ha provato in passato ha pagato con una colica fataleยป, diceva. E poi la confessione detta guardando il dolce gigante: ยซSono quarant’anni che mi stai sui coglioni, ho scritto decine di libri ma per migliaia di lettori sono “quello della Luisona”ยป.
Come dargli torto. Ma certo รจ che il successo di quel dolce inclassificabile รจ legato soprattutto al momento sociale che il libro ha avuto l’ambizione di raccontare, tra situazioni reali stereotipate, deformate ed estremizzate. Benni in purezza. Lo scrittore meglio di altri ha saputo cogliere l’essenza di un’Italia che viveva nei piccoli gesti quotidiani, nei bar affollati, nelle chiacchiere tra sconosciuti. La sua scrittura era un mix di fantasia e realtร , dove il cibo e i luoghi comuni diventavano metafore di una societร in cambiamento.
Nel Bar Sport di Benni, come in tanti altri bar italiani di quegli anni, ogni angolo racconta una storia. Cโรจ il vecchio che gioca a carte con una dedizione quasi religiosa, e che ogni tanto, tra un asso e un fante, lascia scappare un aneddoto che sembra uscito da un romanzo. Cโรจ il meccanico, convinto che le sue mani robuste e precise possano vincere sempre al flipper, anche quando il gioco sembra una questione di pura fortuna. E cโรจ il ragazzo con gli occhiali spessi, che osserva con occhi curiosi e confusi le regole improvvisate del calcio balilla o dei giochi inventati sul momento, cercando di capire come si fa a vincere e ridendo ogni volta che fallisce. Benni racconta tutto questo con uno sguardo ironico e affettuoso: ogni gesto, ogni sorriso storto, diventa una cartolina dellโItalia di provincia, sospesa tra leggenda e quotidianitร . Il bar come luogo di incontro, e non solo di nutrimento.
E poi c’erano le gare impossibili, quelle che nessuno osava replicare fuori dal Bar Sport. La corsa delle lumache, dove tutti tifavano come se l’Italia giocasse al Mondiale, e la sfida della bottiglia da due litri di vino bianco, che ogni volta finiva con il barista che sospirava e i partecipanti che ridevano fino alle lacrime. Che nostalgia, Benni! Ogni aneddoto era intriso di umanitร , di quella magia semplice che solo lo scrittore sapeva catturare: unโumanitร fatta di gol di flipper, brioche gigantesche e chiacchiere che duravano fino allโora di chiusura. Per questo, ancora oggi parliamo di quel piccolo bar di provincia e del suo dolce brutto e immangiabile.
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