Il celebre attore hollywoodiano Stanley Tucci, noto per la sua passione per la cucina, è finito al centro di un acceso dibattito dopo la messa in onda della sua ultima serie televisiva “Tucci in Italy” dedicata al turismo enogastronomico in Italia. L’enorme visibilità data dal programma ad alcune realtà cittadine avrebbe, infatti, scatenato un’ondata di turismo enogastronomico incontrollato e spesso maleducato. A Firenze, per esempio, questo fenomeno rischia di impattare pesantemente sulle “buchette” del vino, gli storici sportelli da quali un tempo si vendeva il vino.
In un recente articolo Drink Business ha riportato segnalazioni su come l’aumento dell’afflusso turistico abbia generato comportamenti ben poco rispettosi nei confronti di questi simboli locali, con folle che si soffermano per scattare foto o bere nei pressi delle buchette, creando disagio a residenti e attività commerciali. In un caso addirittura un utente, in risposta a un post sui social dell’attore, ha ammesso di aver dovuto cambiare casa a Firenze perché si trovava affianco a un’enoteca mostrata nel programma e la gente si sedeva davanti alla loro porta d’ingresso dalle 10 del mattino a bere. La problematica evidenzia ovviamente una questione più ampia: il confine tra promozione e sovraesposizione mediatica. Se da un lato il rilievo internazionale di programmi come quello di Tucci può valorizzare eccellenze locali, dall’altro tende a generare un turismo caotico, determinando pressione sulle infrastrutture e impoverimento dell’autenticità del luogo.
Il turismo, in molte città d’arte europee, da risorsa economica preziosa si sta trasformando in un fattore di squilibrio urbano. Da Venezia a Lisbona, da Firenze a Barcellona, il fenomeno dell’overtourism sta mettendo sotto pressione i centri storici, provocando una trasformazione profonda del tessuto sociale ed economico. L’afflusso costante di visitatori, attratti da esperienze autentiche come quelle mostrate, per esempio nell’ultima serie di Tucci, sta alimentando la crescita esponenziale di attività commerciali dedicate esclusivamente ai turisti. Al tempo stesso, i residenti vedono aumentare affitti, servizi convertiti al consumo mordi e fuggi e, in molti casi, l’impossibilità di continuare a vivere nei quartieri dove sono nati. È questo il meccanismo classico della gentrificazione: lo spazio urbano diventa bene di consumo, e chi non può permetterselo viene spinto ai margini. Un problema sempre crescente che un paio di settimane fa è sfociato nella prima mobilitazione europea contro l’overtourism.
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