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Turismo al limite e infrastrutture in crisi: le mete del Nord corrono ai ripari con una tassa

Con 38 milioni di pernottamenti nel 2024, la Norvegia introduce una tassa di soggiorno del 3% nelle aree più colpite dal turismo. I fondi serviranno a potenziare infrastrutture locali e servizi essenziali

  • 09 Giugno, 2025

Il turismo di massa è arrivato anche tra i fiordi. E la Norvegia, paese che fa del controllo e della sostenibilità un marchio nazionale, ha deciso di rispondere a modo suo: con una tassa. Il 3% a notte, ma solo dove serve davvero.
Nel 2024, la Norvegia ha registrato quasi 38,6 milioni di pernottamenti, con oltre 12 milioni di turisti stranieri: un nuovo record, in crescita del 4,2% rispetto all’anno precedente. Un boom alimentato da una combinazione di fattori: la forza dei paesaggi incontaminati, le temperature più miti rispetto al Sud Europa e la debolezza della corona norvegese, che rende il paese più accessibile a chi arriva dall’estero.

Ma la bellezza ha un prezzo, soprattutto quando mancano i servizi essenziali. In molte località del Nord, come le isole Lofoten o la città di Tromsø, le infrastrutture pubbliche faticano a reggere: parcheggi esauriti, bagni pubblici insufficienti, trasporti sotto pressione. Piccoli comuni si trovano a gestire flussi da alta stagione con risorse da bassa densità abitativa.

Una tassa mirata, non generalizzata

Per questo, il Parlamento monocamerale norvegese ha approvato una legge che consente ai comuni “particolarmente colpiti dal turismo” di introdurre una tassa di soggiorno del 3% a notte su hotel e appartamenti in affitto. L’intento è quello di raccogliere fondi da destinare esclusivamente al miglioramento delle infrastrutture turistiche, a partire da servizi igienico-sanitari e mobilità. Il provvedimento non ha valore nazionale, ma è applicabile solo su richiesta. I comuni interessati dovranno infatti dimostrare al governo che le proprie strutture non sono più in grado di sostenere l’afflusso turistico. La tassa potrà inoltre estendersi ai passeggeri delle navi da crociera, altra voce rilevante nei porti norvegesi, spesso congestionati durante l’alta stagione.
La misura ha suscitato reazioni contrastanti. Da un lato, sindaci e amministrazioni locali che da anni chiedevano strumenti concreti per intervenire. Dall’altro, il fronte degli operatori turistici e la Confederazione delle imprese norvegesi (NHO), che teme ripercussioni sul settore e suggerisce alternative più mirate per uno sviluppo sostenibile. Per il governo, però, si tratta di un passo necessario. La ministra del Commercio e dell’Industria, Cecilie Myrseth, ha definito l’approvazione della legge un giorno storico, sottolineando l’importanza di garantire un equilibrio tra l’accoglienza dei visitatori e la qualità della vita delle comunità locali.

Nel frattempo, l’Europa osserva. Dalle Baleari a Venezia, le strategie per contenere l’overtourism si moltiplicano. E la Norvegia potrebbe diventare un nuovo riferimento per chi cerca un turismo più misurato, ma non meno attrattivo.

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