Storie

Il pescatore che da cinquant’anni vive sul mare e ora resiste all’assalto del cemento

Gianfranco, detto “Attila”, si trova da decenni su un bilancione a Fiumicino che ora è minacciato da un mega porto turistico. La sua è una resistenza simbolica e non in solitaria

  • 05 Settembre, 2025

A circa trenta chilometri da Roma, sulle acque del litorale di Fiumicino, vive Gianfranco Miconi, conosciuto da tutti come Attila. La sua casa è una palafitta sul mare, un bilancione che ha trasformato in rifugio, simbolo di libertà e resistenza. Da cinquant’anni, ogni mattina, saluta il mare con lo stesso rito: «Buongiorno, Mare». Ma oggi quella vita semplice e profonda è minacciata da un progetto mastodontico: la costruzione di un porto turistico destinato a navi da crociera, voluto dal colosso americano Royal Caribbean.

La sua storia

Attila arrivò qui nel 1975, con una vecchia 500 Bianchina e una visione romantica del mare. Non c’erano barriere artificiali a protezione della costa: durante le mareggiate, l’acqua si insinuava fin sotto le palafitte, costringendo i pescatori a restare giorni interi sui bilancioni in attesa che il livello scendesse. Era una zona viva, ricca di pesce e di storie. Attila lanciava le reti direttamente dalla terrazza del suo bilancione, e per anni ha mantenuto un equilibrio tra uomo e natura che oggi sembra perduto.

Nel 2009 iniziarono i lavori per la costruzione di un grande porto. L’edificazione di un molo esterno lungo 800 metri ha profondamente modificato le correnti marine, trasformando radicalmente la morfologia della costa. I bilancioni che un tempo si affacciavano sull’acqua oggi hanno i piedi all’asciutto. In quegli anni, l’intervento della Guardia di Finanza sospese il cantiere a causa di presunti episodi di corruzione. Tutto è rimasto fermo.

Da spiaggia di pescatori a porto turistico?

Ma nel 2021 qualcosa è cambiato. La società Fiumicino Waterfront ha riacquistato la concessione all’asta per oltre 11,4 milioni di euro, con la partecipazione della Royal Caribbean. A marzo, l’area è stata sigillata con un muro. Il nuovo progetto prevede un porto con 1200 ormeggi per imbarcazioni private, un grande albergo, un parco e una banchina dedicata alle navi da crociera. Si stima l’arrivo di oltre 5000 turisti al giorno.

Attila guarda tutto questo con profonda preoccupazione. Ne ha parlato con il canale Arte, che ha realizzato un reportage sulla sua vita e sulla trasformazione del territorio, e anche in un’intervista del 2023 a FiumicinoOnline, dove ha espresso la sua amarezza per ciò che sta accadendo. Per lui, questo sviluppo è una minaccia non solo per l’ambiente e la fauna, ma anche per il tessuto umano e sociale del quartiere: il Lido del Faro.

Foto credit: Fiumicino Waterfront S.r.l

Una battaglia collettiva

La sua voce però non è sola. Sul litorale, gli attivisti distribuiscono volantini e cercano di mobilitare l’opinione pubblica. Attila, che ha sempre combattuto in prima persona, continua a resistere. Non ha intenzione di lasciare il suo bilancione, né di arrendersi a quello che considera uno sfregio al mare. La sua battaglia è diventata anche soggetto cinematografico: il regista Mirko Alivernini ha girato un film, Acque Sporche, che racconta la sua storia, la passione per il mare e l’impegno nella difesa dell’ambiente.

La zona del Faro, dove si trova la sua palafitta, è ancora oggi un punto di ritrovo per giovani, artisti e pescatori. Al mattino si sentono le voci degli anziani che parlano tra loro come accadeva una volta, i ragazzi si tuffano, giocano sulla spiaggia. È un luogo dove la libertà si respira, dove lo spazio pubblico è vissuto con spontaneità. E forse, proprio per questo, appare così fragile di fronte all’avanzare del cemento.

Foto copertina credit, Facebook Armando Sdao Photographer

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