Tempo fa avevamo intervistato il fondatore, nel 1996, del Richemont Club Italiano, Piergiorgio Giorilli, che ci aveva spiegato come e perchรฉ era nata questa organizzazione. Ora, per il Club, รจ tempo di novitร . Parola del presidente Roberto Perotti, proclamato anche nuovo presidente di Richemont International.
Il primo Club Internazionale nasce nel 1948, quando un gruppo di panificatori e pasticceri inglesi, dopo un corso di aggiornamento presso la Scuola Richemont di Lucerna, decide di creare un club dedicato al pane e alla panificazione, chiamandolo Club Richemont. Lโanno seguente รจ il turno dei panificatori svizzeri e nel 1952 di quelli australiani. Poi tocca al Belgio, alla Germania, al Lussemburgo, e ancora Giappone, Spagna, Danimarca, Francia. Nel 1996 รจ finalmente la volta dellโItalia grazie a Herr Stoger, segretario del Richemont Club austriaco, che ha preso a cuore la proposta del maestro Giorilli: per entrare a far parte dei Richemont Club Internazionali รจ necessario che una delle nazioni appartenente al gruppo faccia da madrina. E per l’Italia รจ stata appunto lโAustria. Cosรฌ nellโaprile del โ96, con lโaiuto di un gruppo di panificatori, nasce a Legnano il Richemont Club Italia con Piergiorgio Giorilli come Presidente. Oggi il Richemont Club Italia conta di due sedi, una rimasta a Brescia e l’altra ad Alberobello, e oltre 250 soci che si incontrano minimo una volta l’anno per aggiornarsi e approfondire tematiche di vario tipo.
Per partecipare ed essere soci attivi รจ necessario, prima di tutto, avere alle spalle una lunga esperienza nellโambito della panificazione e della pasticceria, poi รจ obbligatorio sottoporsi a un esame, che si tiene ogni anno a settembre, il quale certifica il livello di preparazione professionale degli aspiranti membri. I panificatori devono infatti portare due prodotti (o due pani oppure un pane e un lievitato dolce) che verranno giudicati dalla commissione. E una volta superato lโesame i soci sono tenuti a partecipare ai corsi dโaggiornamento. Ma quali sono gli obiettivi di questo Club? Lo abbiamo chiesto al presidente Roberto Perotti.
Dare valore al pane e andare oltre la demonizzazione di cui รจ stato vittima per anni. Per questo amo parlare di โpane della saluteโ, ovvero un prodotto fatto con lievito madre e con lunghe fermentazioni. In linea generale cerchiamo di far crescere nei soci la consapevolezza di quale incredibile bagaglio di cultura, storia, tradizione, oltrechรฉ capacitร produttiva, sia il settore della panificazione artigianale italiana, composto da circa 25.000 aziende, con 200.000 occupati diretti e un indotto di oltre 500.000 posti di lavoro.
Sรฌ, diciamo che con le liberalizzazioni di Bersani (il โPacchetto Bersaniโโ sulle liberalizzazioni approvato con il decreto legge n. 223 del 4 luglio 2006, ndr) per aprire una panetteria รจ sufficiente presentare un certificato di segnalazione di inizio attivitร , con conseguente obbligo di dotarsi di manuale H.A.C.C.P. alle autoritร competenti. Da un lato ha fatto sรฌ che non ci fosse obbligo di licenza, dall’altro tutti possono aprire un panificio. Diciamo che la professionalitร non viene premiata…
Sicuramente si sta andando verso locali camaleontici che cambiano a seconda del momento della giornata. C’รจ chi affianca al panificio una caffetteria, una salumeria o una gastronomia; si sta andando tutti verso questa direzione sia per questioni di sostenibilitร economica ma anche per completare quello che รจ il pane. ร un modo per dare ai clienti un servizio piรน completo.
Ci sono panificatori e pasticceri, molti dei quali sono giovanissimi. E devo dire che i giovani sono fonte di novitร e idee nuove: oltre alla formazione quel che ci caratterizza maggiormente รจ l’interscambio tra soci. Non siamo concorrenti ma colleghi.
ร un bel prodotto e ben vengano idee cosรฌ, chiaramente non sono sempre d’accordo con i vostri giudizi!
Anche in questo caso si parte da un’ottima idea. Ora tra i nostri soci ci sono anche dei PAU, spero dunque di avere dei momenti di condivisione anche con loro.
La farina รจ la materia principale del pane, su questo non ci piove. Se volete sapere la mia sulle farine raffinate โ che poi le farine non si raffinano (si raffina il petrolio!) ma si burattano – sappiate che non demonizzo la farina 00, cosรฌ come non demonizzo il lievito di birra. Ad ogni modo per noi il tema delle farine รจ importantissimo, da anni noi facciamo formazione anche su queste tematiche, ad esempio ogni anno andiamo a visitare un mulino o chi ha dei campi di grano. Anche alcuni dei nostri soci hanno campi di grano e un mulino proprio.
ร sempre una questione di licenze e di obblighi da rispettare. Secondo me un panificatore, se vuole panificare, deve rispettare tutti gli obblighi di legge.
Giร se si va a comprare il pane in panificio รจ un salto di qualitร non indifferente. Per quanto riguarda il pane deve avere una crosta importante, deve essere lievitato bene, quindi non deve presentare strappi nella mollica, e la mollica deve avere degli alveoli evidenti (non troppo chiusi, nรฉ troppo aperti). Poi il miglior metro di giudizio rimane sempre la digeribilitร .
Aciditร dipende. Aciditร non รจ sinonimo di lavorazione con lievito madre e basta, e non รจ sempre detto sia un pregio, dipende dai gusti personali, ad esempio al Sud sono piรน abituati a pani acidi, al Nord no. Basta che sappiate che si puรฒ fare un buon pane con lievito madre non acido, basta fare il cosiddetto bagnetto al lievito madre!
a cura di Annalisa Zordan
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