Pause, turni ridotti e borracce. Ecco il metodo Just Eat per proteggere i rider dal caldo

Niente consegne, almeno fino alle 16. È la nuova realtà che ieri ha investito i rider di Torino, costretti a fermarsi a causa delle temperature estreme. Negli ultimi giorni, l’Italia è stata colpita da un’intensa ondata di caldo che ha messo sotto pressione molti settori lavorativi, tra cui quello del food delivery. A bloccare le piattaforme di Glovo e Deliveroo è stata l’allerta diramata da Worklimate, sistema collegato all’Inail che monitora il rischio da stress termico per i lavoratori. Un messaggio sulle app ha avvisato i fattorini dell’impossibilità di operare durante le ore più calde, in osservanza all’ordinanza firmata mercoledì scorso dal presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio.

In questo contesto, Just Eat ha invece scelto di continuare le consegne, adottando misure straordinarie per garantire la sicurezza dei suoi lavoratori. A differenza di altri operatori, infatti, Just Eat è l’unica piattaforma che inquadra i propri rider come dipendenti, con contratti orari e retribuzione fissa.

Il modello rider

Davide Bertarini, responsabile di Just Eat Italia, in un’intervista a La Stampa, ha chiarito la posizione dell’azienda: «Non abbiamo sospeso il servizio perché siamo convinti che le misure organizzative e operative che già adottiamo, e che stiamo potenziando, siano efficaci». Tra le tutele già in vigore, spiccano la formazione sui rischi legati al caldo, la fornitura di borracce aziendali e mappe aggiornate delle fontanelle pubbliche, oltre alla possibilità di pause retribuite ogni 45 minuti nelle ore più calde.

Just Eat ha anche introdotto ulteriori misure temporanee in risposta al caldo eccezionale: riduzione dei turni nelle fasce più critiche (tra le 12 e le 16), esenzione per rider over 60 o con certificati medici, e possibilità di fermarsi in qualsiasi momento, comunicando con un servizio di assistenza live nel caso ci siano problemi di salute. «Chi ha un contratto da 30 ore settimanali – spiega Bertarini – viene comunque pagato anche se i turni vengono ridotti o modificati per esigenze operative».

Una linea che punta a mantenere il servizio attivo, ma senza scaricare il peso dell’emergenza sui lavoratori. Secondo l’azienda, l’approccio ha funzionato: «Abbiamo registrato un uso significativo delle pause, ma pochi casi di richiesta di sospensione individuale».

La scelta di Just Eat mostra un diverso food delivery, basato sul lavoro dipendente e su una maggiore responsabilizzazione dell’azienda nei confronti dei propri lavoratori. Un modello che, in tempi di cambiamenti climatici e temperature estreme sempre più frequenti, potrebbe fare la differenza.