Alcol e salute

L’Irlanda rinuncia (per il momento) alle etichette sanitarie su vini e alcolici

Dopo anni di battaglie, il Governo irlandese rinvia al 2028 l'attuazione del nuovo regolamento sull'etichettatura. Ceev e Uiv: "Un'occasione per ripensare a una corretta informazione uguale in tutta Europa"

  • 23 Luglio, 2025

Il governo irlandese ha rinviato di due anni l’attuazione del regolamento sull’etichettatura degli alcoli, originariamente previsto per maggio 2026. Niente alert, quindi, almeno per il momento. Così, dopo anni di lotte e preoccupazioni, il comparto vitivinicolo può finalmente tirare un sospiro di sollievo.

A riaprire la questione, nei mesi scorsi, era stato il ministro degli Affari esteri Simon Harris, parlando di un possibile slittamento dei tempi. Tra i motivi del ripensamento, la preoccupazione legata ai dazi statunitensi. Le avvertenze sanitarie sugli alcolici, infatti, avrebbero interessato anche il whisky americano, diventando un’ulteriore barriera non apprezzata da Trump. E, di questi tempi, meglio non provocarlo. Ad ogni modo, al di là delle reali motivazioni, per il vino resta comunque un’ottima notizia, soprattutto in questa fase di grande incertezza.

Una buona notizia per il vino europeo

«Il rinvio al 2028 del regolamento irlandese sull’etichettatura degli alcolici è innegabilmente una buona notizia per le aziende vinicole – è il commento della presidente del Ceev Marzia Varvaglione – L’introduzione di un’avvertenza sanitaria unilaterale e sproporzionata su tutte le bevande alcoliche vendute in Irlanda avrebbe imposto costi e oneri amministrativi significativi, soprattutto per i piccoli e medi produttori di vino, compromettendo al contempo l’integrità del mercato unico e del quadro giuridico dell’Ue. Gli obiettivi di salute pubblica devono essere perseguiti in modo giuridicamente corretto e coordinato. La frammentazione porta solo a confusione per i consumatori e a costi inutili per i produttori».

Un’occasione per un’etichettatura Ue unitaria ed equilibrata

Il rinvio diventa, quindi, un’opportunità per riallineare gli sforzi normativi al diritto dell’Unione europea e ai principi del Mercato Unico. Ciò significa che nei prossimi mesi si dovrà lavorare per trovare una soluzione comune che potrebbe concretizzarsi in un’etichetta digitale che inviti al bere responsabilmente.
Una soluzione che si basi su «regole equilibrate e su dati concreti», ricorda il segretario generale del Ceev Ignacio Sánchez Recarte, che poi continua: «Qualcosa non andava nella misura irlandese fin dall’inizio, sollevando seri dubbi sulla sua giustificazione, proporzionalità e compatibilità con la legislazione europea. Questa pausa non sarà solo un rinvio, ma un’occasione tanto necessaria per ripensare a come garantire la corretta informazione dei consumatori, salvaguardando al contempo la coerenza giuridica ed economica del mercato europeo».

L’importanza di distinguere tra consumo e abuso

Secondo il segretario di Unione italiana vini Paolo Castelletti«la fuga in avanti irlandese avrebbe avuto come unica conseguenza quella di complicare l’attività delle imprese e al tempo stesso aumentare i costi di adattamento alle regole dei singoli 27 Paesi». Ad ogni modo, l’impostazione del regolamento di Dublino risulta particolarmente preoccupante per il comparto vinicolo europeo in quanto non tiene conto della distinzione tra consumo e abuso e si pone in contrapposizione con la risoluzione Beca (Beating cancer) del Parlamento europeo del 2022. Adesso restano anni tre anni per lavorare a livello europeo.

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